L’IVA al 10% per le ostriche proposta da Lollobrigida è uno schiaffo a chi si batte da anni per detassare gli assorbenti

Sono “beni di lusso perché costano caro”, dice lo scoppiettante Ministro Lollobrigida. Ma costano caro proprio perché sono beni di lusso, mio caro Lollo. Il suo ragionamento non fa una piega, Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ma completiamolo. Da quando in qua l’italiano medio mette nel carrello della spesa quotidiano le ostriche?...

Mar 5, 2025 - 15:43
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L’IVA al 10% per le ostriche proposta da Lollobrigida è uno schiaffo a chi si batte da anni per detassare gli assorbenti

Sono “beni di lusso perché costano caro”, dice lo scoppiettante Ministro Lollobrigida. Ma costano caro proprio perché sono beni di lusso, mio caro Lollo. Il suo ragionamento non fa una piega, Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ma completiamolo. Da quando in qua l’italiano medio mette nel carrello della spesa quotidiano le ostriche?

Ci sta lo speck e pure il topper alla Bruno Barbieri, ma le ostriche – la prego – proprio no. Dopo la gemma dell’acqua e del vino, arriva quella dei molluschi (Gesù – con la storia dell’acqua, del vino e dei pesci – mi scusi, ma ebbe molto più seguito).

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Insomma, proprio non le scende giù l’idea di guardare al consumatore e non agli interessi dei produttori, a quelle che realmente va detassato e non a quello che rimpingua le casse di specifici settori.

Cosa ha detto Lollobrigida riguardo alle ostriche

A margine di una degustazione al Senato, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha rilanciato una proposta per sostenere gli acquacoltori colpiti dall’invasione del granchio blu, puntando sulla riduzione dell’IVA sulle ostriche dal 22% al 10%.

Le ostriche sono un bene di lusso solo perché sono care, ma in realtà la natura non le ha fatte così – ha dichiarato il Ministro, sottolineando come questa misura possa offrire agli allevatori un’altra possibilità di riscatto.

Lollobrigida ha inoltre evidenziato i vantaggi di questo prodotto nel contesto dell’emergenza nel Golfo di Venezia:

Le ostriche sono sane e perfette per creare ricchezza e reddito.

Secondo Lollo, insomma, favorire la loro diffusione significa sostenere “categorie strategiche e importanti” e permettere loro di competere sul mercato ittico con prezzi più accessibili.

Sia chiaro: l’invasione di questa specie particolarmente invasiva esiste e non la rinneghiamo, ne abbiamo parlato parecchie volte, e il Governo Meloni era già intervenuto nominando un Commissario e stanziando svariati milioni di euro per il settore. E ci sta il progetto di sollevare le sorti di nostri allevatori.

Ma quello che fa andare su tutte le furie è la visione settoriale delle cose: perché le ostriche subito sì al 10% e per beni come gli assorbenti si è dovuta fare una battaglia che quella di Stalingrado a confronto fu una passeggiata in mezzo a un campo di primule?

La battaglia degli assorbenti

Su e giù ha fatto l’IVA sugli assorbenti (la cosiddetta “tampon tax”, la tassa sugli assorbenti femminili e le coppette mestruali) nel corso degli anni dapprima abbassata dal 22% al 10%, poi ridotta ulteriormente al 5% (ma solo per un anno) e poi rialzata al 10.

Proprio non ce la si fa a comprendere che in Italia sono più di 20 milioni le donne in età fertile che ogni mese hanno bisogno di assorbenti e tamponi (decisamente più di quelli che mangiano ostriche) e se ogni confezione costa circa 4-5 euro, considerando che il più delle volte una al mese non basta, alla fine dell’anno la spesa è solitamente compresa tra i 130 e i 150 euro.

La Manovra 2025 ha infatti confermato l’Iva al 10% su assorbenti e pannolini, escludendo un nuovo taglio al 5%. Un gruppo di deputati del Partito Democratico (PD), Alleanza Verdi Sinistra, Movimento Cinque Stelle e Azione aveva proposto di abbassare l’Iva al 4% su tutti i prodotti di igiene femminile e per l’infanzia, ma l’emendamento è stato bocciato dalla maggioranza di Governo.

Eppure, nel Regno Unito, ad esempio, la “tampon tax” è stata eliminata, mentre la Scozia ha addirittura reso gratuiti gli assorbenti nelle scuole e negli edifici pubblici. Anche in Nuova Zelanda, sono state promulgate leggi contro la “period poverty”.

Persino l’Ue, già nel 2021, aveva chiesto ai vari Paesi di eliminare la “tampon tax” ma l’Italia sembra fare ancora orecchie da mercante, a scapito delle donne e delle famiglie.

La proposta di legge per ridurre la tampon tax

Ridurre l’IVA su assorbenti e pannolini al 5% è l’obiettivo di una nuova proposta di legge di iniziativa popolare, nata dalla necessità di equiparare questi prodotti essenziali ad altri beni di prima necessità. In molti Paesi europei, infatti, l’imposta su questi articoli è già stata abbassata: in Spagna è stata azzerata dal 2022, in Francia è stata ridotta al 5,5% e in Germania al 7%, riconoscendo la loro importanza per l’igiene femminile e la prima infanzia.

A promuovere l’iniziativa è l’associazione “Giovani&Futuro”, che ha presentato il disegno di legge noto come “Legge Frescura – Menia Corbanese – Belfi”. Perché la proposta venga discussa in Parlamento, è necessario raccogliere almeno 50.000 firme.

Chi desidera sostenere l’iniziativa può farlo online attraverso la piattaforma nazionale “Referendum e Iniziative Popolari” del Ministero della Giustizia.

Come firmare

  • accedi alla piattaforma con SPID, CIE (Carta d’Identità Elettronica) o CNS (Carta Nazionale dei Servizi)
  • cerca l’iniziativa inserendo il cognome di uno dei tre proponenti: Frescura, Menia Corbanese o Belfi
  • seleziona “Sostieni iniziativa” e seguire le istruzioni per confermare la firma.

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