Lidia Carew, l’imprenditrice sociale che fa luce sui temi invisibilizzati
“Nominare l’invisibile, raccontare il talento improbabile, offrire rappresentazione a chi non ce l’ha”. Si presenta con queste parole il progetto Lidia dice…, associazione no-profit fondata nel 2016 dalla danzatrice e imprenditrice sociale Lidia Carew. Un’associazione che promuove l’inclusione attraverso progetti artistici e culturali, accendendo scintille di solidarietà, e che nasce dal desiderio di amplificare la […] The post Lidia Carew, l’imprenditrice sociale che fa luce sui temi invisibilizzati appeared first on The Wom.


“Nominare l’invisibile, raccontare il talento improbabile, offrire rappresentazione a chi non ce l’ha”. Si presenta con queste parole il progetto Lidia dice…, associazione no-profit fondata nel 2016 dalla danzatrice e imprenditrice sociale Lidia Carew. Un’associazione che promuove l’inclusione attraverso progetti artistici e culturali, accendendo scintille di solidarietà, e che nasce dal desiderio di amplificare la voce delle persone che hanno talenti che possono fare bene al mondo. “Talenti improbabili”, come li chiama la stessa Lidia, ovvero nascosti, avvolti dalle ombre degli stereotipi.
Da questa visione nasce il format Standard Nights, una serie di serate intime pensate per raccontare storie di quotidiano coraggio, diversità e trasformazione: ogni evento è un invito a costruire nuove narrazioni collettive. Il tutto a sostegno di altre associazioni no-profit per creare circoli virtuosi di alleanza.
Un’iniziativa per offrire “cittadinanza narrativa” a tutte le minoranze
«La missione di Lidia Dice… è quella di dar voce a chi ha l’ardore di superare le difficoltà della vita e, al contempo, costruire qualcosa di grande», spiega Lidia Carew.
Tema del primo appuntamento di Standard Nights, andato in scena nel maggio 2024, è stato quello degli orfani dei femminicidi. Un argomento enorme e urgente, che Lidia dice… ha affrontato insieme a Pasquale Guadagno, fondatore dell’associazione Anime Invisibili, creata in onore della madre Carmela Cerillo, vittima di femminicidio. Insieme a Stefania Crespi, avvocata penalista specializzata in reati contro la famiglia, si è parlato di quali sono i segnali che devono mettere in allerta e di suggerimenti su come intervenire in caso di violenza, sia dal punto di vista delle vittime che dei familiari, fornendo anche una fotografia della situazione legislativa italiana sul tema. «Ogni evento mette al centro chi di solito non ha voce. Non cerchiamo storie perfette, ma autentiche, capaci di parlare al cuore», prosegue Carew.
Il secondo appuntamento, intitolato Standard Nights/02 – I Secondi Numeri Primi, si è tenuto invece il 15 maggio all’Aethos Club di Milano ed è stato dedicato ai siblings, fratelli e sorelle di persone con disabilità: figure spesso invisibili ma centrali nella vita familiare e sociale.
Cuore della serata è stato un dialogo tra lo scrittore Giacomo Mazzariol – autore del libro Mio fratello rincorre i dinosauri, dedicato al fratello con sindrome di Down, pubblicato nel 2016 per Einaudi e successivamente diventato un film – e il conduttore radiofonico e televisivo Filippo Solibello. L’incontro è stato anche l’occasione per riflettere in modo nuovo e fresco sul significato di essere “secondi” in famiglia e nella società, tra cura, amore e ricerca di un proprio spazio.
«I siblings vivono un doppio sguardo e subiscono una certa narrazione. Da un lato c’è il fatto di aver imparato molto dalla disabilità del proprio fratello o sorella: ti ha insegnato l’umiltà, la semplicità, ti fa vivere delle esperienze rivoluzionarie perché ti spiazza, ti insegna che la società si può vivere anche senza filtri, che le intelligenze sono diverse. Dall’altro però è necessario parlare anche del senso di responsabilità che provano i siblings: io so che mi dovrò occupare di mio fratello nel futuro. Abbiamo bisogno di spazi dove queste ambivalenze possano essere espresse», ha spiegato Giacomo Mazzariol, che ha raccontato con delicatezza e ironia la propria esperienza familiare nel suo libro d’esordio. Oggi, a distanza di dieci anni da quel racconto, Mazzariol continua a confrontarsi con quel ruolo: «Crescere con un fratello con disabilità ti insegna l’empatia, ma ti costringe anche a definire chi sei fuori dalla relazione di cura. È un cammino lungo, che cambia forma nel tempo».
Per promuovere un network di associazioni, l’ingresso alla serata è stato a donazione libera e tutti i fondi raccolti saranno devoluti a sostegno dell’Associazione La Conca, realtà milanese che promuove attività formative, sociali e ricreative per giovani adulti con disabilità intellettiva. «Con Standard Nights non si tratta solo di ascoltare, ma di creare connessione, identificazione, senso di appartenenza. Se ti riconosci in una storia, ti senti meno solo. Anche come associazione».
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Lidia Carew, dalla danza all’imprenditoria sociale, e viceversa

Nata da madre friulana e padre nigeriano, Lidia Carew ha affrontato personalmente il tema della rappresentazione. «Da piccola mi dicevano che ero “diversa” e io non capivo cosa intendessero. Solo da grande ho trovato le parole per raccontarmi».
Nel farlo, Lidia ha incontrato anche l’espressione artistica della danza, diventando danzatrice e performer. E oggi, ci tiene a ribadire che la creazione di Lidia dice… non è un cambio di percorso, ma un’evoluzione. «Per me l’arte è sempre stata uno strumento per trovare posto nel mondo. Oggi semplicemente ho deciso di metterla al servizio degli altri». Ovvero dei talenti improbabili. «Perché li chiamo improbabili? Perché si tratta di talenti che non rientrano nei cliché e negli stereotipi. Sono improbabili perché hanno meno possibilità di essere visti e riconosciuti. Mi sono data la missione di scorprirli e di metterli in luce. E non si tratta solo di talenti artistici, ma anche e soprattutto di talenti umani».
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