Le radici del sionismo religioso di Netanyahu

L’ormai tristemente noto Netanyahu mira all’occupazione forzata di Gaza e alla relativa emigrazione coatta dei palestinesi lontano dalle loro case, dalla loro terra. Dopo l’annuncio, da parte delle forze di […]

Mag 12, 2025 - 09:11
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Le radici del sionismo religioso di Netanyahu

L’ormai tristemente noto Netanyahu mira all’occupazione forzata di Gaza e alla relativa emigrazione coatta dei palestinesi lontano dalle loro case, dalla loro terra. Dopo l’annuncio, da parte delle forze di occupazione sioniste, di portare avanti un’intensa operazione di terra nella striscia di Gaza, finalizzata all’occupazione permanente, il mondo reagisce con una magra indignazione.

Esultano i sionisti da ogni parte dal mondo e da ogni punto dello spettro politico; se ne parla poco, ma il movimento sionista internazionale non è omogeneo e compatto come appare. Da una parte abbiamo le frange di estrema destra assai note, perché al governo di Israele, ma coesistono con queste delle posizioni più moderate. Non nelle intenzioni, beninteso, ma perlomeno nella volontà di apparire umane e tollerabili al resto dei popoli. C’è poi un’altra sostanziale divisione interna, taciuta, ma più importante.

Abbiamo, tra i sionisti, chi intende il progetto di Israele e la superiorità dell’etnia ebraica come questioni squisitamente religiose. C’è poi chi, invece, è mosso esclusivamente da ragioni politiche ed economiche, ma non può fare a meno, per convenienza, di cercare legittimità nella fede, nelle Scritture e nelle profezie.

Una delle principali resistenze contro Israele, all’interno della comunità ebraica stessa, nasce proprio dalla religione. Per molti ebrei ortodossi, tra cui i membri del gruppo Neturei Karta, lo Stato di Israele non avrebbe alcuna legittimità spirituale, in quanto, secondo la Torah e il Talmud, esso non potrebbe essere stabilito da forze umane, ma esclusivamente donato da Dio. Questi gruppi avversano il sionismo da più di un secolo e oggi combattono a fianco dei palestinesi, subendo anche arresti e persecuzioni ricorrenti da parte dell’idf.

Eppure, la loro critica muove da considerazioni esatte, davanti alle quali i sionisti non hanno mai chiuso gli occhi. Secondo la tradizione, difatti, lo Stato Ebraico, inteso come la grande Israele promessa da Dio, potrà essere stabilito solamente dall’arrivo del Messiah, la figura escatologica attesa da millenni. Una figura che non solo porterà all’istituzione di questa nuova entità nazionale, gloriosa e trionfante, ma che avrà dominio e giurisdizione sulle Nazioni dei gentili, ossia tutti i non ebrei, come compimento delle promesse fatte al popolo eletto. Questo Messiah giungerebbe alla fine dei tempi, stabilendo il suo trono presso il Terzo Tempio di Gerusalemme, edificio cultuale e politico ancora inesistente, ma essenziale per il compiersi della tanto attesa venuta del Messiah.

Il sionismo, ben conscio della forza che tali profezie hanno sulla sua gente e, in generale, sulle comunità umane, da più di un secolo cerca di risolvere la questione in maniera semplice, efficace ed essenziale: portando ad adempimento queste medesime profezie.

L’obiettivo, neppure nascosto, è legittimare il potere di Israele e il suo dominio nella regione, dimostrandone l’autentica origine messianica e, quindi, apocalittica.

Gli esponenti di estrema destra del governo Netanyahu, non a caso, hanno spesso parlato della Grande Israele e accennato alla costruzione del Terzo Tempio. Quest’ultimo progetto alimenta particolare tensione politica nei confronti dei palestinesi e di tutto il mondo arabo. Il Terzo Tempio, infatti, dovrebbe sorgere su un’altura di Gerusalemme attualmente occupata dalla moschea di Al-Aqsa, uno dei luoghi religiosi più importanti per l’islam. Le provocazioni in tal senso sono state molte da parte delle autorità israeliane.

Come riporta anche Al Jazeera, già nell’agosto del 2024 il Ministro israeliano Ben-Gvir, noto per le posizione estremiste e fondamentaliste, dichiarava di voler costruire una sinagoga nel sito di Al-Aqsa. Sempre Al Jazeera, il 19 aprile 2025, riportava crescenti tensioni a causa di alcuni contenuti social, diventati virali in Israele, che annunciavano la distruzione della moschea per rimpiazzarla con il Terzo Tempio. Del resto, pare che sia tutto pronto per la sua costruzione. Nel 2022, in Texas, sono nati quattro tori dal vello perfettamente rosso, esito di una selezione genetica portata avanti per quasi un secolo e finalizzata a ottenere esattamente gli animali necessari per il sacrificio rituale che porterà alla purificazione del sito di Al-Aqsa prima dell’insediamento del Messiah. I vitelli, dopo l’attenta ispezione del Temple Institute, una delle principali associazioni ebraiche volta alla costruzione del tempio, sono stati portati a Israele nel 2024. Da quel momento sono state condotte anche diverse simulazioni del sacrificio, proprio a poca distanza da Al-Aqsa, preoccupando la popolazione islamica. Un’associazione analoga ha donato al Presidente Donald Trump, all’inizio della sua seconda amministrazione, una moneta raffigurante il profilo del tycoon insieme a Ciro il Grande, figura legata al Secondo Tempio, distrutto dai romani nel 70 d.C. Nell’altra faccia della moneta campeggia invece la raffigurazione del Terzo Tempio e, come riportato dall’associazione stessa, l’intento dell’iniziativa è celebrare il leader scelto da Dio per portare a compimento le profezie escatologiche ebraiche.

Oltre alla tensione politica, per cui la costruzione del Terzo Tempio può avvenire solo con l’occupazione del West Bank e la distruzione della moschea, rimane anche quella esclusivamente religiosa, che preoccupa cristiani e musulmani della regione. Per entrambi, infatti, il vero Messia profetizzato dalle Scritture sarebbe stato Gesù Cristo, il che conduce a una naturale domanda: chi è, allora, questa figura religiosa e politica che attendono gli ebrei? Considerando la profezia secondo cui Israele dovrebbe allargare i propri confini e porre il suo dominio su tutti i non ebrei, non è difficile immaginare come venga percepita. Per i musulmani coincide, per forza di cose, con il Dajjal, corrispettivo dell’Anticristo dei cristiani. In entrambe le escatologie, infatti, questo sarebbe una figura politica, ma che eserciterebbe un enorme potere spirituale, proclamando se stesso Dio.

Per quanto, da una prospettiva secolarizzata, questi discorsi appaiano insensati e, a tratti, deliranti, ne rimane l’enorme portata politica e sociale. Assistiamo a un continuo tentativo, da parte del governo Netanyahu, di andare incontro a quella parte del suo gabinetto e della sua popolazione che attende di buon grado il realizzarsi di questi presagi. Pare chiaro che la legittimazione religiosa e profetica calzi a pennello con una classe dirigente suprematista, violenta e bellicosa, che può giustificare il suo espansionismo cieco e sanguinario come il compimento del volere di un dio, evidentemente altrettanto dispotico e guerrafondaio.