Le due idee di libertà | L’analisi di Antonio Polito
Antonio Polito sul Corriere della Sera parla di due idee di libertà a confronto. “La causa di divorzio in corso tra le grandi democrazie occidentali, di qua e di là dell’Atlantico, sembra vertere essenzialmente sul concetto di libertà: che cosa è, e quando va difesa? Il dilemma – scrive – non è mai stato così […] L'articolo Le due idee di libertà | L’analisi di Antonio Polito proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Antonio Polito sul Corriere della Sera parla di due idee di libertà a confronto.
“La causa di divorzio in corso tra le grandi democrazie occidentali, di qua e di là dell’Atlantico, sembra vertere essenzialmente sul concetto di libertà: che cosa è, e quando va difesa? Il dilemma – scrive – non è mai stato così chiaro come nel conflitto che si è aperto al Washington Post.
L’editore, Jeff Bezos, uno dei grandi oligarchi del big tech, ha ordinato per mail allo staff giornalistico di non pubblicare più editoriali e opinioni che si oppongano alle «libertà individuali e al libero mercato»; ma il direttore della pagina dei commenti si è dimesso perché questa gli è sembrata un’intollerabile limitazione della sua libertà di giudizio e professionale.
In realtà il dibattito non è nuovo. Norberto Bobbio ha distinto con chiarezza le due idee di libertà che convivono: quella «negativa», e cioè la libertà individuale dagli obblighi e dalle costrizioni, e quella «positiva», intesa invece come autodeterminazione, possibilità di prendere delle decisioni senza essere determinati dal volere altrui.
Nel 1819, a Restaurazione ormai in corso – ricorda Polito – il grande pensatore politico Benjamin Constant distingueva per l’appunto la libertà come partecipazione al potere dalla libertà come indipendenza dal potere.
Egli rimproverava alla Rivoluzione di aver voluto ispirarsi alla libertà così come la intendevano le antiche repubbliche delle poleis greche e di Roma (libertà politica dalla quale però erano esclusi gli schiavi e le donne).
Mentre invece al suo tempo l’interesse dei cittadini era rivolto ai commerci e non alla politica, al benessere e non alla partecipazione, era pacifista e non bellicoso, e dunque la felicità risiedeva non più «nel godimento del potere, ma nella libertà individuale».
Tradotta ai nostri giorni, e sempre ammesso che a Trump-Vance interessi conoscerla, la lezione di Constant e del moderno liberalismo sta «nella possibilità di stabilire un governo forte che, al tempo stesso, sia un governo limitato», come ha scritto Ernesto Galli della Loggia in una prefazione a quel Discorso.
È la categoria politica del «giusto mezzo», diventata realtà, proprio grazie alla divisione dei poteri, nella Rivoluzione americana.
È sorprendente – conclude – che la si debba oggi difendere da qui, dalla vecchia Europa”.
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