Il problema è l’Europa come via della pace | L’analisi di Gustavo Zagrebelsky

“In questo tempo confrontiamo la nostra impotenza con l’enormità del problema che incombe. Il problema non è l’Europa sì o no, ma è la pace; o, meglio, è l’Europa come via della pace”. Lo scrive Gustavo Zagrebelsky su Repubblica chiedendosi però: “Ma quale pace? Non basta ripetere Europa-Europa all’infinito. Non basta innanzitutto perché non si […] L'articolo Il problema è l’Europa come via della pace | L’analisi di Gustavo Zagrebelsky proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Mar 11, 2025 - 09:44
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Il problema è l’Europa come via della pace | L’analisi di Gustavo Zagrebelsky

“In questo tempo confrontiamo la nostra impotenza con l’enormità del problema che incombe. Il problema non è l’Europa sì o no, ma è la pace; o, meglio, è l’Europa come via della pace”.

Lo scrive Gustavo Zagrebelsky su Repubblica chiedendosi però: “Ma quale pace? Non basta ripetere Europa-Europa all’infinito. Non basta innanzitutto perché non si scaldano i cuori. Le passioni nascono a contatto con la prossimità dei problemi della vita. Tanto più ce ne si allontana, tanto più esse si affievoliscono ed entrano nella sfera rarefatta delle passioni fredde di pochi letterati.

Inoltre, e forse soprattutto, non è affatto chiaro se stiamo tutti pensando alla stessa cosa. All’inizio, l’Europa era un progetto di cooperazione, di mediazione dei conflitti e di superamento dei blocchi chiusi. L’aspetto militare ne fu totalmente assente e tale rimase per molti anni.

Si confrontano due idee politiche. L’una via, sostenuta apertamente da una potente campagna d’opinione e, dietro le quinte, dagli interessi del mondo della produzione e del commercio di armamenti, può fare suo facilmente il motto antico, circondato da tutto il rispetto che meritano le verità che sembrano evidenti, si vis pacem para bellum: se vuoi la pace prepara la guerra. Questa, comunque, è la via ‘realista’. I realisti si considerano esperti delle cose del mondo e quindi più attendibili degli ‘idealisti’.

Gli idealisti – sottolinea – non credono che il flagello della guerra possa sconfiggersi preparandosi alla guerra con sempre più armi, più risorse, più tecnologie, più persone mobilitate per combattere. Percorrono una via opposta e, come tutti coloro che non accettano di piegarsi alla realtà, non sfuggono all’ingiuria di essere ‘anime belle’.

L’Europa che chiamiamo in causa nel momento in cui la storia impone una scelta è una scatola vuota. Può scegliere l’una o l’altra direzione e così smentire o confermare sé stessa, cioè le ragioni per le quali tanti anni fa è stata creata.

In entrambi i casi si comprendono e si devono rispettare le difficoltà, le esitazioni, le divisioni. Scelte difficili. Né l’una né l’altra ha sbocchi sicuri. I bilanci si faranno solo ex post, se saranno ancora possibili.

L’una, però, è la scelta imposta dalla disperazione, l’altra è offerta dalla speranza. L’una è la soluzione facile dei politici imbelli, l’altra è quella difficile dei politici responsabili. L’una è dimentica delle ragioni fondative dell’Unione, l’altra cerca di preservarle.”

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