L’appello dei dodici sindaci ribelli: "L’acqua sia un bene pubblico"
E’ un gruppo trasversale: l’unico primo cittadino della provincia è Luca Benesperi (centrodestra)

Appello di dodici sindaci dell’Ato Centro perché l’acqua sia un bene pubblico. Contrari alla gara per individuare il socio privato di Publiacqua (la cui concessione è scaduta il 31 dicembre), propongono l’affidamento in house (in pratica mantenendo il controllo pubblico) a Publiacqua completamente pubblica. E’ un gruppo trasversale: centrosinistra, centrodestra e liste civiche. In provincia di Pistoia l’unico è il sindaco di Agliana Luca Benesperi, di centrodestra.
Posizione in linea con il "No" alla Multiutility espresso a maggioranza dal consiglio comunale aglianese nel 2023 e con lo Statuto del Comune di Agliana che riconosce l’acqua come "bene comune pubblico"?
"Insieme a gran parte della maggioranza in consiglio comunale mi sono schierato da subito convintamente contro la Multiutility. Credo che ci possa essere al limite una liberalizzazione nei vari settori pubblici essenziali, mai concepire i Comuni come imprenditori di servizi. L’acqua è la risorsa più importante che abbiamo e deve essere sottratta alle logiche di profitto guidate dal mercato quando invece tocca alla politica garantire l’accesso per tutti al servizio e a prezzi sostenibili".
Si sta confrontando con gli altri sindaci della provincia di Pistoia?
"Ai tempi del referendum non ero del tutto contrario all’ingresso dei privati nella gestione del servizio idrico, ma numeri alla mano mi sono ricreduto. Ci siamo ritrovati con altri undici sindaci dell’Area Metropolitana intorno a questo argomento in maniera trasversale e privi di steccati ideologici. Da questo punto di vista mi ritengo un battitore libero, forse dovuto anche alla mia estrazione civica. Se ci sarà poi motivo di confrontarsi anche con sindaci dell’area pistoiese e del mio schieramento politico sarà un modo ulteriore per cercare di ampliare il perimetro su un tema che non deve avere bandiere".
Sindaci "dissidenti": sette nel 2023 ora siete dodici, ma sempre una minoranza, che peso potete avere?
"Il nostro intento è mettere una zeppa nell’ingranaggio, far passare la nostra visione, cercare di ampliare il numero dei sindaci aderenti a questo modo di intendere i servizi pubblici che non è ideologico, ma basato sui numeri e sul buon senso. Il socio privato Acea ha riscosso dividendi, ma ha dato poco o nulla in termini di investimenti e di know-how (competenza) e continuiamo a essere la Regione con le tariffe più alte d’Italia. Basti pensare a un piccolo dato, gli investimenti di Publiacqua dal 2007 al 2023 superano il miliardo di euro, di cui un miliardo coperti dagli utenti con gli ammortamenti addebitati in tariffa. E’ evidente come gli investimenti siano stati finanziati dagli utenti con le bollette mentre il socio privato ha contribuito in maniera residuale, pur riscuotendo lauti dividendi in base al conferimento iniziale di 60.000.000 di euro".
All’assemblea di Publiacquacosa cosa avete proposto?
"Noi sindaci “ribelli“ non abbiamo votato il bilancio di Publiacqua e abbiamo ribadito che la quota detenuta da Acea debba essere ricomprata da Publiacqua e tutto deve tornare in mano pubblica. A differenza di quello che ci era stato detto, ciò è giuridicamente ed economicamente fattibile".
Come è stata accolta la proposta?
"Credo che i soci di maggioranza proseguiranno sulla strada della individuazione del nuovo socio privato che dovrà sostituire Acea per i prossimi trent’anni, tramite la gara che Ait sta preparando, estromettendo di fatto i Comuni e i cittadini dalle scelte essenziali sul servizio idrico. Speriamo in un ripensamento. Da parte nostra continueremo la battaglia sui territori per rivendicare l’acqua come bene interamente pubblico e a prezzi accessibili per tutti".
Piera Salvi