L’Aifa vuole curare l’antibiotico-resistenza con una app

Nonostante gli appelli degli esperti a ricorrere agli antibiotici solo in caso di necessità e a prescrivere quello più adatto, l'antibiotico-resistenza è un nemico duro da sconfiggere. Soprattutto in Italia, dove il fenomeno causa circa 12mila morti ogni anno. L'Aifa allora lancia una app per educare medici e cittadini. Tutti i dettagli e i pareri dei professionisti

Mar 15, 2025 - 08:15
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L’Aifa vuole curare l’antibiotico-resistenza con una app

Nonostante gli appelli degli esperti a ricorrere agli antibiotici solo in caso di necessità e a prescrivere quello più adatto, l’antibiotico-resistenza è un nemico duro da sconfiggere. Soprattutto in Italia, dove il fenomeno causa circa 12mila morti ogni anno. L’Aifa allora lancia una app per educare medici e cittadini. Tutti i dettagli e i pareri dei professionisti

 

Sempre più spesso le autorità sanitarie italiane e internazionali paragonano l’antibiotico-resistenza a una nuova pandemia, che in Italia è particolarmente diffusa e causa circa 12mila morti ogni anno. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha quindi pensato di intervenire introducendo una app, consultabile sia dai professionisti che dai cittadini, per un uso appropriato di questi farmaci. I medici, però, sono scettici…

COSA C’È NELL’APP CONTRO L’ANTIBIOTICO-RESISTENZA

L’app, sviluppata per Aifa sulla piattaforma Firstline, ingloba e rielabora le raccomandazioni fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nell’AWaRe Antibiotic Book sulla gestione delle 10 infezioni più comuni nei bambini e negli adulti, di cui l’Agenzia ha realizzato l’edizione italiana.

Le raccomandazioni, selezionate dall’Aifa in collaborazione con società scientifiche e sindacati medici, sono state adattate al contesto epidemiologico e alla disponibilità dei farmaci in Italia.

“Si tratta di uno strumento semplice e di agile consultazione – afferma l’Agenzia -, a disposizione dei medici, come supporto nella prescrizione antibiotica, ma consultabile anche dai cittadini. Con l’intento di scoraggiare l’uso ‘fai da te’ e la chiara avvertenza di non assumere mai gli antibiotici senza prima aver consultato il medico”.

COME FUNZIONA

Selezionando l’infezione da trattare, l’app fornisce un quadro di sintesi sulle principali caratteristiche della patologia, sui criteri diagnostici, sull’opportunità del trattamento antibiotico e sulla eventuale terapia farmacologica. Per esempio, in caso di infezione virale non serve a niente – e, anzi, contribuisce al fenomeno dell’antibiotico-resistenza – prendere l’antibiotico, che va invece utilizzato esclusivamente per le infezioni batteriche.

L’app comunque avverte chiaramente di “non assumere mai gli antibiotici senza prima aver consultato il medico”. infatti, come sottolinea l’Aifa, solo il medico può valutare caso per caso se prescrivere un antibiotico e quale farmaco sia più indicato, sulla base di una valutazione clinica complessiva che tenga conto di diversi fattori, tra cui una corretta diagnosi, l’anamnesi e le condizioni cliniche del paziente e le possibili interazioni con altri farmaci.

IL SISTEMA A SEMAFORO

Gli antibiotici inoltre non sono tutti uguali. Per questo le terapie antibiotiche indicate nella app vengono suddivise in base alla classificazione AWaRe introdotta dall’Oms che individua tre categorie: Access, Watch e Reserve.

Access, identificata con il verde, comprende un tipo di antibiotici con uno spettro di attività ristretto e a basso rischio di provocare delle resistenze. Si tratta di antibiotici da prescrivere nella maggior parte delle infezioni più frequenti, come quelle delle vie aeree superiori.

Watch, in arancione, indica gli antibiotici con spettro d’azione più ampio, raccomandati come opzioni di prima scelta solo per particolari condizioni cliniche.

Infine Reserve, segnalata in rosso, è una categoria più ristretta di antibiotici ad ampio spettro che si utilizza solo nelle infezioni multiresistenti ma che, secondo l’ultimo rapporto Aifa sull’uso degli antibiotici in Italia, negli ultimi anni è stata prescritta sempre più spesso, nonostante sia a più alto rischio di generare resistenze microbiche.

Uno degli obiettivi dell’introduzione di questa app è infatti incrementare l’uso di antibiotici Access rispetto agli altri perché contribuirebbe a rendere gli antibiotici di nuovo efficaci contro le infezioni batteriche.

COSA DICONO I DATI SULL’APPROPRIATEZZA DEGLI ANTIBIOTICI PRESCRITTI

Stando ai dati del 2023 relativi all’Italia il ricorso agli antibiotici Access è del 50,8%, ma l’Oms raccomanda di arrivare almeno al 60% e la media europea è del 61,5%. Si abusa invece di antibiotici appartenenti alla categoria Reserve, con un’incidenza del 6,8% rispetto a una media europea del 5,4%.

Questa tendenza potrebbe essere il risultato di un uso inappropriato, ma anche della maggior prevalenza di resistenze batteriche in Italia e quindi alla maggiore necessità di trattare infezioni multiresistenti rispetto ad altri Paesi europei.

IL PARERE DEI MEDICI

Ma i medici hanno bisogno di una app per una corretta prescrizione? Si spererebbe di no, eppure secondo Walter Ricciardi, ordinario di Igiene alla Cattolica di Roma e presidente dell’Osservatorio nazionale sull’antimicrobico resistenza (Onsar), intervistato l’anno scorso da Ruggero Po, uno dei problemi dell’abuso o dell’uso scorretto degli antibiotici, in alcuni casi, è la carente formazione continua dei medici.

Il professor Carlo Signorelli, Ordinario di Igiene generale e applicata e direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell’Università Vita-Salute San Raffaele, invece, non ne vede tutta questa necessità. “La prescrizione di un antibiotico non si basa esclusivamente su diagnosi e analisi di laboratorio, ma anche su una serie di fattori che riguardano il tipo e l’età del paziente, oltre che su patologie concomitanti e pregresse infezioni. Per cui ricondurre tutto a un semaforo, mi sembra un po’ riduttivo”, ha detto al Fatto Quotidiano.

Inoltre, per quanto riguarda la possibilità dei cittadini di accedervi, secondo l’esperto, potrebbe essere controproducente a causa del “rischio di autoprescrizioni o piuttosto di creare interferenza tra ciò che ha capito il paziente e quello che gli sta prescrivendo il suo medico”. “Anche perché, come accennato prima – ha chiarito -, in molti casi occorrono esami diagnostici di approfondimento che ti obbligano a non fermarsi alla sintomatologia iniziale per individuare l’antibiotico più indicato o addirittura spostarsi su altre tipologie di farmaco perché l’antibiotico, semplicemente, non serve”.

Su una cosa però Signorelli concorda con il parere delle autorità europee, ovvero che “spesso i medici ricorrono a prescrizioni eccessive di antibiotici” e che “tra i Paesi europei in Italia si continua ad assumere più antibiotici rispetto alle altre nazioni e quindi ci troviamo di fronte a una situazione obiettivamente complicata”. Per cui molto probabilmente una app non basterà.