La sfuriata di Mario Draghi a Ue e Germania (con una virata pro debito pubblico…)

Che cosa ha detto e che cosa ha fatto capire Marion Draghi al Parlamento europeo. Estratto dal Mattinale Europeo

Feb 19, 2025 - 08:53
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La sfuriata di Mario Draghi a Ue e Germania (con una virata pro debito pubblico…)

Che cosa ha detto e che cosa ha fatto capire Marion Draghi al Parlamento europeo. Estratto dal Mattinale Europeo

LA SALUTARE SFURIATA DI MARIO DRAGHI ALL’EUROPA

“Il rapporto è stato pubblicato all’inizio di settembre e l’ultima volta che mi sono rivolto al Parlamento europeo ho sostanzialmente delineato le linee principali del rapporto. Oggi, cinque mesi dopo, cosa facciamo? Abbiamo discusso. Cosa ricaviamo da questa discussione? Che ciò che è nel rapporto è ancora più urgente di quanto non fosse cinque mesi fa. Ma questo è tutto. Spero che la prossima volta, se mi inviterete, potremo discutere di ciò che è stato fatto, fatto in modo efficace”.

Mario Draghi ieri si è lanciato in una sfuriata contro i leader dell’Unione europea e dei suoi Stati membri per la loro incapacità e lentezza nel prendere decisioni “esistenziali” per l’Europa.

Ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, guerra dei dazi, corsa all’intelligenza artificiale, Cina, guerra in Ucraina e sicurezza in Europa: “Per affrontare queste sfide, è sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre di più come se fossimo uno Stato”, ha avvertito, l’ex presidente della Banca centrale europea ed ex presidente del Consiglio italiano. “Questa risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte”.

COME E DOVE DRAGHI HA SCULACCIATO L’EUROPA

L’occasione della sfuriata era la “settimana parlamentare europea” organizzata dal Parlamento europeo e dal Parlamento della Polonia, che ha la presidenza di turno dell’Ue. Nell’emiciclo di Bruxelles è stato organizzato l’ennesimo dibattito sul rapporto sul futuro della competitività europea che Mario Draghi ha presentato lo scorso settembre, dopo un lavoro di redazione durato diversi mesi.

La presenza dell’ex presidente della Bce non era stata quasi notata da media e giornalisti. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha già presentato la sua “bussola per la competitività” che incorpora alcune delle raccomandazioni di Draghi nel programma per i prossimi quattro anni. Dopo il momento degli annunci, poco a poco, la macchina delle proposte legislative si sta per mettere in moto. Ma il senso d’urgenza che Draghi aveva cercato di trasmettere a settembre sembra essere svanito. Così, l’ex presidente della Bce ci riprova con una franchezza che ha lasciato molti osservatori stupiti.

ENERGIA, INTELLIGENZA ARTIFICIALE E NON SOLO AL CENTRO DELLA RELAZIONE DI DRAGHI

“Da quando è stato pubblicato il rapporto, i cambiamenti che hanno avuto luogo sono ampiamente in linea con le tendenze che vi erano state delineate. Ma il senso di urgenza di intraprendere il cambiamento radicale che il rapporto sosteneva è diventato ancora più forte”, ha detto Draghi, citando il ritmo dei progressi nell’intelligenza artificiale, i prezzi del gas altamente volatili e le crescenti minacce alle infrastrutture sottomarine critiche. Ciò che è cambiato è soprattutto il ritorno di Trump alla testa degli Stati Uniti con un programma dirompente per gli europei.

LE URGENZE DIVERSE

“Quando è stato scritto il rapporto, il tema geopolitico principale era l’ascesa della Cina. Ora, l’Ue dovrà affrontare dazi da parte della nuova amministrazione statunitense”, ha spiegato Draghi: “I dazi americani più elevati sulla Cina dirotteranno la sovracapacità cinese in Europa, colpendo ulteriormente le aziende europee”. Infine, c’è la grande solitudine di sicurezza dell’Europa. “Se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa”, ha avvertito Draghi.

LE RISORSE NECESSARIE

Il giudizio su ciò che ha fatto finora Ursula von der Leyen con il suo rapporto è in chiaroscuro. “Gli obiettivi della Bussola (per la competitività) sono pienamente in linea con le raccomandazioni del rapporto e segnalano un necessario riorientamento delle principali politiche europee”, ha detto Draghi. Ma “le esigenze di finanziamento sono enormi: 750-800 miliardi di euro all’anno è una stima prudente”. L’ex presidente della Bce non è convinto dalle proposte di von der Leyen. La razionalizzazione del bilancio dell’Ue è “gradita”, ma “non ci sono piani per nuovi fondi dell’Ue. Il metodo proposto è quello di combinare gli strumenti dell’Ue con un uso più flessibile degli aiuti di Stato coordinato da un nuovo strumento europeo”. Secondo Draghi, “il successo dipenderà dagli Stati membri che utilizzano lo spazio fiscale di cui dispongono e che sono preparati ad agire all’interno di un quadro europeo”. E il successo non è garantito.

GERMANIA NEL MIRINO DI DRAGHI, CHE SUL DEBITO PUBBLICO DICE A SORPRESA…

Durante il dibattito con i parlamentari europei e nazionali, Draghi se l’è presa con l’immobilismo di alcuni governi. Il primo che viene in mente è la Germania. “Si dice no al debito pubblico. Si dice no al mercato unico. Si dice no alla creazione di un’unione del mercato dei capitali. Non si può dire no a tutto. Altrimenti, devi anche ammettere, per essere coerente, che non sei in grado di mantenere i valori fondamentali per cui questa Unione Europea è stata creata”, ha detto Draghi, prima di aggiungere un’altra frase tagliente. “Quando mi chiedete cosa è meglio, cosa è meglio fare ora, rispondo: non ne ho idea, ma fate qualcosa!”. Quanto alla “paura di creare debito pubblico. Lasciate che vi ricordi un’altra cosa. Se guardate agli ultimi 15, 20 anni, il governo degli Stati Uniti ha iniettato nell’economia 14 e più trilioni di dollari, noi ne abbiamo fatti sette volte meno. Questo ha prodotto qualche differenza e dimostra anche che forse, per crescere di più, a volte avete bisogno anche di denaro pubblico”.

IL DISCORSO DI DRAGHI NON E’ STATO FEDERALISTA

La frase di Draghi sull’Ue che deve agire sempre più come se fosse uno Stato spaventerà i governi. Ma quello di ieri non è stato un discorso federalista. Il suo rapporto dice che è necessario “cambiare il nostro modello decisionale”. Sarebbe necessario abbandonare l’unanimità e “passare a una maggioranza qualificata in molte, molte aree”, ha detto Draghi, prevedendo che i paesi dell’Ue si divideranno in due gruppi sulla questione. “Ma poi il rapporto dice che ci sono anche altri modi. Uno è il modello di cooperazione rafforzata, che è presente nei nostri trattati”, ha spiegato Draghi. “Il terzo è il modello intergovernativo, vale a dire due, tre, quattro governi concordano su certi obiettivi e decidono che si muoveranno insieme, rimanendo aperti all’ingresso di altri paesi”. Andare avanti a 27 è preferibile, ma “per andare insieme, specialmente in settori come la difesa, la politica estera, hai bisogno di una valutazione comune di quali sono i rischi, di quali sono i compromessi, e soprattutto di chi è il nemico”, ha detto Draghi.

(Estratto dal Mattinale Europeo)