La protesta nel Lodigiano contro la minaccia del maxi-inceneritore
Cittadini e associazioni si mobilitano contro il progetto di ingrandimento dell'inceneritore Ecowatt di Castiraga Vidardo.

La richiesta è chiara: no al maxi-inceneritore di Castiraga Vidardo, in provincia di Lodi. Che già esiste, ma che ad oggi ha una capacità di “appena” 35mila tonnellate annue destinate a diventare 154mila, includendo anche rifiuti industriali speciali e pericolosi. La comunità del lodigiano, dove insiste l’inceneritore Ecowatt, gestito di Italyum, si è già mobilitata lo scorso sabato 25 gennaio, con una manifestazione che ha portato in strada oltre mille persone contrarie al progetto di ampliamento che porterebbe l’inceneritore Ecowatt a diventare il terzo più grande della Lombardia senza tenere conto, secondo quanto sottolineano il Comune di Castiraga Vidardo e anche il Comitato Ambiente Vidardo, di tutta una serie di criticità per la salute pubblica e la qualità della vita. Prima fra tutte, il fatto che già oggi l’inceneritore insiste ad appena 300 metri dalle abitazioni del centro abitato.
La mobilitazione contro l’inceneritore
Alla manifestazione del 25 gennaio hanno aderito oltre a cittadini, associazioni ambientaliste come Legambiente e WWF, e rappresentanti istituzionali, tra cui il presidente della Provincia di Lodi, Fabrizio Santantonio, e i sindaci di Castiraga Vidardo, Emma Perfetti, e di Sant’Angelo Lodigiano, Cristiano Devecchi. A guidare la mobilitazione contro l’implementazione dell’inceneritore Ecowatt, come detto, insieme al Comune di Castiraga Vidardo, c’è il Comitato Ambiente Vidardo, la cui presidente Sara Asti, spiega che “stiamo parlando di un impianto che sorge a ridosso di case, scuole e impianti sportivi e non possiamo non considerare i rischi legati ad eventuali incidenti come già accaduto con l’incendio avvenuto a luglio 2024. Dopo mesi di lavoro sul territorio, il Comitato, insieme al Coordinamento Provinciale, ha trasformato la preoccupazione in azione, superando la diffusa sfiducia verso le istituzioni. La manifestazione ha avuto una straordinaria adesione non solo fisica, ma anche digitale, raggiungendo migliaia di persone attraverso i social media”.
Un progetto contestato sulla base dei dati
La Presidente del Comitato ha sottolineato come l’ampliamento dell’inceneritore sia privo di una reale utilità collettiva, citando i dati di scientifici di enti istituzionali quali Ispra e Arpa Lombardia: “I termovalorizzatori della regione già trattano il 50-55 per cento dei rifiuti urbani e il 60-70 per cento dei rifiuti speciali a livello nazionale. Questo progetto risponde solo a logiche di profitto privato”. La rivendicazione dei cittadini ha il sostegno anche delle istituzioni locali, come quello del presidente della Provincia, Fabrizio Santantonio: “Non è ammissibile insediare un impianto di questo genere che brucia tutto, a soli 200 metri dalle abitazioni. Non nel 2025”.
I manifestanti, riuniti nel coordinamento No Inceneritore, hanno chiesto alla Provincia di Lodi un incontro per presentare e coordinare le iniziative di mobilitazione popolare e per suggerire tre nomi di tecnici preparati ed autorevoli per il coordinamento di un’inchiesta pubblica, prevista dalle legge, che avrebbe lo scopo di disciplinare la partecipazione e fornire ragioni fondate ai governi per poter decidere su opere o impianti industriali complessi e con impatti ambientali rilevanti.