La Germania deve rivoluzionare il suo mercato del lavoro, dice Deutsche Bank

Per contrastare l'invecchiamento demografico, secondo Deutsche Bank la Germania ha bisogno di rivedere il suo mercato del lavoro e di promuovere l'immigrazione (qualificata). Terza parte dell'approfondimento di Pierluigi Mennitti.

Mar 23, 2025 - 09:46
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La Germania deve rivoluzionare il suo mercato del lavoro, dice Deutsche Bank

Per contrastare l’invecchiamento demografico, secondo Deutsche Bank la Germania ha bisogno di rivedere il suo mercato del lavoro e di promuovere l’immigrazione (qualificata). Terza parte dell’approfondimento di Pierluigi Mennitti

Il terzo pilastro delle proposte della Deutsche Bank riguarda il mercato del lavoro. La Germania sta affrontando una carenza strutturale di lavoratori qualificati, aggravata dall’invecchiamento della popolazione e dalla diminuzione delle ore lavorative medie. Entro il 2030, un tedesco su quattro avrà più di 65 anni, e solo poco più della metà della popolazione sarà in età lavorativa. Questo cambiamento demografico rappresenta una sfida enorme per l’economia, soprattutto in settori ad alta intensità di conoscenza come l’IT.

“La politica economica non può impedire l’invecchiamento della società tedesca, ma l’adattamento a questo cambiamento demografico dovrà alla fine essere più dinamico, ad esempio collegando l’età pensionabile più strettamente all’aumento dell’aspettativa di vita”, scrivono gli autori del rapporto.

I LIMITI DELL’IMMIGRAZIONE

Per garantire una crescita sostenibile, il futuro cancelliere Friedrich Merz dovrà adottare politiche che migliorino gli incentivi al lavoro e favoriscano l’immigrazione qualificata, anche se quest’ultima non sarà sufficiente soprattutto nei settori che richiedono qualifiche elevate a causa di barriere linguistiche, burocratiche e normative.

“Il settore IT tedesco sta trovando particolarmente difficile competere per i talenti globali. Le elevate barriere linguistiche, le leggi sull’immigrazione non trasparenti, la pubblica amministrazione non sufficientemente digitalizzata e un processo di riconoscimento pedante per le qualifiche straniere sono solo alcune delle ragioni della vacillante migrazione della forza lavoro”.

UN SISTEMA EDUCATIVO IN CRISI

Con il declino demografico, l’importanza del capitale umano assume un’evidenza ancora maggiore, divenendo il fulcro attorno al quale ruota la prosperità di una nazione. Il sistema educativo tedesco, un tempo fiore all’occhiello e fonte di vantaggio competitivo, si trova oggi in crisi. La carenza di competenze digitali, in particolare, si manifesta come una lacuna sempre più marcata, ostacolando l’adeguamento del paese alle esigenze di un’economia in rapida evoluzione.

Il quadro descritto da Deutsche Bank è sconfortante. Gli studi PISA, impietosi nel loro verdetto, rivelano un’allarmante tendenza al ribasso nelle performance degli studenti tedeschi, con risultati che nel 2022 hanno toccato i minimi storici, relegando la Germania a una posizione di mediocrità nel panorama OCSE. Anche il sistema di formazione professionale, pilastro della tradizione tedesca, mostra segni di cedimento, faticando a tenere il passo con le richieste di un mercato del lavoro sempre più complesso e digitalizzato. La formazione continua, strumento indispensabile per garantire l’adattabilità dei lavoratori più anziani e per facilitare il reinserimento dei disoccupati, riceve un sostegno insufficiente, compromettendo la capacità del paese di affrontare le sfide del futuro. E il sistema duale, un tempo modello di eccellenza, si rivela inadeguato a formare i professionisti del domani, incapaci di rispondere alle esigenze di un’economia sempre più interconnessa e digitalizzata.

INCENTIVI A LAVORO E FORMAZIONE

Per affrontare questa crisi, il rapporto suggerisce una serie di riforme. In primo luogo, è necessario migliorare gli incentivi fiscali al lavoro, riducendo il carico fiscale sui redditi medi e promuovendo la partecipazione delle donne e degli anziani al mercato del lavoro. In secondo luogo, il sistema educativo e di formazione professionale deve essere modernizzato, con un focus sulle competenze digitali e sulla formazione continua: “le politiche dovrebbero premiare e incentivare la forza lavoro in generale a lavorare sodo e in modo produttivo”.

In particolare, secondo gli analisti di Deutsche Bank, “occorre affrontare i disincentivi all’interno del sistema fiscale e di trasferimento per tutti i livelli di reddito”. Per le persone a basso reddito, ridurre il tasso di prelievo delle prestazioni per i beneficiari di sussidi per i cittadini e per i figli incentiverebbe il passaggio dal sostegno al reddito di base all’occupazione. Nella fascia più alta della distribuzione del reddito, le proposte di un’imposta patrimoniale mirata ai percettori di reddito più elevato dovrebbero essere definitivamente respinte. Ma soprattutto “ la cosa più importante è ridurre il carico fiscale sui lavoratori a medio reddito”.

Inoltre, il potenziale di lavoro e produttività delle persone più anziane dovrebbe essere utilizzato in modo più efficace. A tal fine, si rende necessario un ampliamento significativo degli incentivi volti a favorire la loro integrazione nel mercato del lavoro attraverso una sostanziale riduzione degli oneri contributivi. Parallelamente, si assiste a una progressiva trasformazione del panorama lavorativo, caratterizzata da una predominanza crescente di impieghi di natura intellettuale e da un declino delle professioni manuali. Tale evoluzione suggerisce una revisione delle politiche sanitarie legate all’occupazione, al fine di rimuovere gli ostacoli legati alla salute che ancora gravano sui lavoratori anziani.

LIBERALIZZARE IL MERCATO DEL LAVORO

La Deutsche Bank propone anche una liberalizzazione del mercato del lavoro, passando a un modello di tipo scandinavo che dia priorità alla sicurezza del reddito rispetto alla sicurezza del lavoro. Ad esempio, suggerisce il rapporto, maggiori indennità di disoccupazione potrebbero compensare la riduzione della protezione contro il licenziamento e le limitazioni del lavoro a orario ridotto. Questo approccio, unito a una maggiore flessibilità nelle assunzioni e nei licenziamenti, potrebbe aumentare la produttività e favorire l’adattamento ai cambiamenti strutturali dell’economia.

Molte delle proposte che Deutsche Bank consegna al governo in formazione, e in particolare al probabile futuro cancelliere, fanno parte del bagaglio di consigli che, pur con diverse sensibilità, il mondo economico ritiene ormai indispensabili per sfuggire al destino del declino. Alcuni sono anche di lunga data ed erano stati adottati come impegni nel programma dei precedenti governi (basti pensare all’enfasi sulla rivoluzione digitale nell’ultimo esecutivo di Olaf Scholz): quel che è sempre mancata è stata la determinazione politica a mettere in pratica le riforme promesse, specie quando queste comportavano una qualche dose di impopolarità.

Il merito del rapporto di Deutsche Bank è di riassumerle in un quadro organico e di imprimergli l’urgenza dell’ultima spiaggia: “la prossima legislatura offre forse l’ultima possibilità di preservare la prosperità della Germania, conquistata a fatica nel corso dei decenni, per le generazioni future.

L’attuazione di questo più ampio programma di riforme richiederà uno sforzo storico da parte del prossimo governo. La buona notizia, tuttavia, è che la Germania ha il suo futuro benessere e la sua sicurezza nelle proprie mani”. Se anche la Grosse Koalition di Merz fallirà non sarà stato per colpa di un destino cinico e baro.

(3. fine; la prima parte e la seconda parte si possono leggere qui e qui)