“La felicità non è accumulare cose, ma avere il tempo per godersi la vita”: i messaggi senza tempo di Pepe Mujica che sopravvivono alla sua scomparsa
Da Rincón del Cerro, a Montevideo, ci ha lasciati José “Pepe” Mujica, ex presidente dell’Uruguay, all’età di 89 anni. Fino all’ultimo, “Pepe” ha unito la saggezza della lunga strada percorsa, la passione per la lettura e l’esperienza maturata come militante base, prigioniero politico e, verso la fine della sua vita, anche Capo di Stato. Negli...

Da Rincón del Cerro, a Montevideo, ci ha lasciati José “Pepe” Mujica, ex presidente dell’Uruguay, all’età di 89 anni. Fino all’ultimo, “Pepe” ha unito la saggezza della lunga strada percorsa, la passione per la lettura e l’esperienza maturata come militante base, prigioniero politico e, verso la fine della sua vita, anche Capo di Stato.
Negli ultimi mesi della sua vita, aveva fatto un bilancio della sua esistenza e riflettuto sulla ricchezza, su Milei, sul peronismo e sull’Argentina. Ha affrontato la malattia che, lungi dal fermarlo, ha rafforzato la sua volontà di vivere secondo i suoi principi fino all’ultimo respiro: con semplicità, coerenza e una lucida consapevolezza del suo lascito.
Cambiare il mondo è difficile – diceva – ma bisogna sempre lottare per cercare di migliorarlo. Un messaggio che ora risuona come il suo testamento spirituale.
Negli ultimi anni, la figura di Mujica aveva conquistato il mondo, non tanto e non solo per il suo passato da ex presidente dell’Uruguay, ma per lo stile di vita genuino che lo ha sempre contraddistinto.
Con la sua compagna di una vita, Lucía Topolansky, ha sempre incarnato una politica di sobrietà e dedizione alla collettività, vivendo con poco e donando gran parte delle proprie entrate a progetti di partecipazione popolare e di edilizia sociale.
A 89 anni, con un cancro all’esofago che alla fine lo ha sconfitto, negli ultimi tempi faticava ad alzarsi dalla sedia per salutare chi andava a trovarlo. Eppure, la sua mente è rimasta vivace e acuta fino alla fine. Sapeva bene cosa lo aspettava e non si faceva illusioni.
“Non mi posso lamentare. Con la vita che ho avuto… arrivare a 89 anni è stato un miracolo. Ho sette ferite di proiettile nel corpo, ho perso la milza, un polmone è più piccolo, il cuore si è spostato… eppure eccomi qui”, aveva dichiarato in una delle sue ultime interviste.
Coerenza fino alla fine
José Mujica è stato tante cose: militante, guerrigliero del movimento dei Tupamaros, prigioniero politico, deputato, senatore e presidente dell’Uruguay. Ma soprattutto, è stato un esempio di coerenza. Ha sempre vissuto come ha predicato, con il necessario e nulla più. Con Lucía, ha rinunciato a una vita di agi per sostenere il Movimento di Partecipazione Popolare e per contribuire a progetti sociali.
Non si è mai allontanato dalle sue radici né ha ceduto ai privilegi del potere. Fino all’ultimo, ha vissuto in un’umile fattoria a trenta minuti dal centro di Montevideo, in una casa che aveva scelto di condividere con una famiglia che aveva più bisogno di lui. Niente assistenti, personale di servizio o sicurezza.
L’eredità di un vero leader
“Non è che voglia morire, ma è evidente… mi ci sto avvicinando”, aveva detto nei suoi ultimi giorni.
Lo diceva senza rimpianti, con la serenità di chi ha vissuto intensamente, con passione e dedizione. Mujica non ha mai smesso di credere che cambiare il mondo sia difficile, ma necessario. E per farlo, bisogna lottare, sempre. Con ogni gesto, con ogni scelta.
Il tempo gli ha portato via la vita, ma non spegnerà il suo esempio. Perché Mujica non è stato solo un uomo, è stato un’idea. E le idee, quando sono forti e vere, non muoiono mai.
Nell’interessante e profonda ultima intervista a La Nacion, “Pepe” non voleva parlare solo di politica, ma del suo messaggio, del suo lascito. Eppure, inevitabilmente, faceva riferimenti all’attualità, a Javier Milei, a Cristina Fernández de Kirchner, al peronismo e all’Argentina.
Lui non è mai stato un politico convenzionale. La sua scelta di vivere con poco, di donare gran parte del suo stipendio da presidente, di rimanere in una casa semplice con la stessa compagna e il loro amato Magro, il cane con tre zampe, non è mai stata una posa. È sempre stata una scelta di coerenza.
“La felicità non è accumulare cose, ma avere il tempo per godersi la vita”, ha ripetuto per anni nei suoi discorsi.
Lo ha detto fino alla fine, con la stessa convinzione. E il suo messaggio suona ancora più urgente in un mondo che corre sempre più veloce, tra consumismo sfrenato e disuguaglianze sempre più evidenti.
Mujica non ha mai predicato dal pulpito di una politica distante dalla gente, come vediamo quasi sempre. Ha vissuto sulla sua pelle le lotte, le sconfitte, la prigionia. Oggi, mentre ci lascia, la sua voce resta un punto di riferimento per chi sogna un mondo più giusto. Più umano.
Il suo esempio e le sue parole continueranno a ispirare generazioni di persone in tutto il mondo, ricordandoci che la vera ricchezza non si misura in beni materiali, ma nella capacità di vivere con dignità e coerenza, sempre al servizio degli altri.
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