La coscienza cambia sede: il cervello svela nuove connessioni

Uno studio che sfida le teorie tradizionali e che, ancora una volta, conferma che la mente è il territorio inesplorato più affascinante della scienza L'articolo La coscienza cambia sede: il cervello svela nuove connessioni proviene da Globalist.it.

Mag 5, 2025 - 10:44
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La coscienza cambia sede: il cervello svela nuove connessioni

La coscienza non risiede nella corteccia prefrontale, la parte del cervello che finora era considerata la sua probabile “sede”, responsabile del ragionamento e della pianificazione. Invece, secondo una nuova ricerca pubblicata su Nature, potrebbe emergere dalle connessioni tra regioni posteriori del cervello, che elaborano la percezione visiva, e quelle anteriori, deputate a trasformare quelle percezioni in pensieri.

Lo studio, condotto dal neuroscienziato Christof Koch dell’Allen Institute è durato ben 7 anni e ha coinvolto 256 persone: un numero record per un esperimento di questo tipo. I risultati mettono in discussione due delle principali teorie scientifiche sull’origine della coscienza, ma nessuna delle due può dirsi confermata in modo definitivo.

La prima è la teoria dell’informazione integrata, formulata nel 2004 dal neuroscienziato italiano Giulio Tononi e secondo la quale, la coscienza non deriva da un’area specifica, ma dal modo in cui le varie regioni cerebrali si connettono tra loro e dalla capacità del cervello di integrare le informazioni in modo unitario. Al contrario, la teoria dello spazio di lavoro globale, risalente agli anni ’80, immagina la mente come un teatro dove la coscienza prende il centro della scena solo quando un “riflettore” – l’attenzione – illumina specifici processi cerebrali.

“Era chiaro che nessun singolo esperimento avrebbe potuto confutare in modo definitivo nessuna delle due teorie: sono semplicemente troppo diverse”, ha commentato Anil Seth dell’Università del Sussex, tra i coautori dello studio. “E i nostri strumenti sperimentali disponibili – spiega – sono ancora troppo grezzi per decretare un vincitore.”

Nonostante l’assenza di una risposta definitiva, la ricerca potrebbe avere importanti risvolti clinici. In particolare, potrebbe aiutare a individuare la cosiddetta “coscienza nascosta” nei pazienti non responsivi, una condizione presente in circa un quarto dei casi di coma o stato vegetativo, in cui il paziente sembra non reagire ma conserva tracce di consapevolezza.

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