Intervista ad Aka7even: “Negli ultimi anni ho scoperto un Luca diverso”

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Mag 2, 2025 - 14:29
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Intervista ad Aka7even: “Negli ultimi anni ho scoperto un Luca diverso”

Intervista ad Aka7even, che torna con l’Ep Non x Soldi, un progetto in cui mette in risalto un lato più cupo e disilluso.

Questo EP è la testimonianza di un percorso interiore, una rinascita artistica e umana. Ogni traccia racconta un frammento autentico di vita, vissuta con intensità, fragilità e coraggio nonostante la sua giovane età: 

“Puoi avere tutti i soldi del mondo, vederli cadere dal cielo come pioggia… ma cosa resta quando le fiamme li divorano? 
Resta il silenzio delle notti fredde in uno scantinato buio, quando solo un pianoforte riusciva a fare compagnia. 
Resta il ricordo della voce spezzata di una madre, mentre prega in una chiesa vuota. 
Ma poi… poi c’è la musica. Lei non mente, non tradisce, non abbandona. È l’unica voce che ti resta quando il mondo tace ricordandoti che non tutti i mali vengono per nuocere e, forse, questa è l’unica cosa che conta davvero.”

Intervista ad Aka7even, il nuovo Ep “Non x soldi”

Aka7even, parliamo di Non x soldi, il tuo nuovo progetto. Cosa rappresenta nel tuo percorso artistico?
Rappresenta un tassello importante, perché è il frutto di tre anni di lavoro su me stesso e sulla musica. È una sorta di rinascita dal punto di vista musicale, dove ho toccato tasti molto profondi che sentivo dentro di me.

Ascoltando l’EP si percepisce una maggiore consapevolezza, sia personale che artistica. In cosa senti di essere cresciuto?
Come artista, sicuramente sul piano concettuale e creativo. Ho fatto un bel passo avanti anche grazie al fatto che mi sono circondato di autori che sono, prima di tutto, miei amici. Con loro ho trovato una coesione incredibile in studio.
Dal punto di vista personale, invece, sento di avere una consapevolezza nuova: so chi sono, cosa posso dare, cosa voglio comunicare e soprattutto dove voglio andare.

L’EP suona anche come un invito a non avere paura di cadere. Come sei riuscito a combinare la sincerità e la fragilità dei testi con dei suoni che a volte sono anche uptempo?
In realtà tutto parte dal piano. Quando entro in studio, la prima cosa che faccio è buttare giù un giro di piano e scriverci sopra. Il resto viene dopo. Questo metodo ha portato a una costruzione dove spesso c’è prima il testo e poi la musica. Nel disco, infatti, si alternano pezzi più freschi ad altri più cupi. È un equilibrio che ha permesso di costruire attorno anche una parte concettuale molto interessante.

C’è una narrazione a 360 gradi che attraversa tutto il disco. Ascoltandolo per intero emerge quasi un concept: un’esortazione a rimanere fedeli a se stessi.
Sì, è proprio così. In questo disco parlo di me a tutto tondo, di quello che ho vissuto negli ultimi tre o quattro anni. Racconto il mio passato in modo diverso rispetto a come lo facevo prima. Il titolo Non per soldi rappresenta proprio questo: tutto ciò che ho passato mi ha dato l’energia per continuare a comunicare, restando fedele alla mia visione, senza perdermi nel mondo dei numeri e dei soldi.

Dal punto di vista testuale, usi immagini forti e dirette. Non pensi che possano in qualche modo stridere con la tua immagine precedente?
No, perché negli ultimi anni ho scoperto un Luca diverso: a tratti crudo, perché ho vissuto una vita cruda. Una vita fatta di sacrifici, di verità e di maschere. Sono una persona diretta, non faccio giri di parole. Se ho qualcosa da dire, la dico nel modo in cui credo sia giusto. Per molti sarà una scoperta, ma in realtà è semplicemente un nuovo modo per far percepire chi è davvero Luca.

Questo “nuovo Luca” emerge anche dal suono. Se prima le tue canzoni erano più patinate, adesso si percepisce qualcosa di più vero, più reale, più suonato.
Assolutamente. L’album è praticamente tutto suonato. Questo lo distingue anche da molto di ciò che circola oggi. Ci sono parti di pianoforte suonate da me, pre-produzioni e anche produzioni fatte da me. Ho collaborato con Junior K e con Noia, un produttore emergente fortissimo. Ci abbiamo dedicato tanta cura e ne sono felice, perché questo disco rispecchia totalmente la mia etica musicale.

Quanto è stato complicato trovare la tua identità sonora?
Più che complicato, è stato lungo. È stato un processo di sperimentazione. Ho fatto tante cose, ne ho buttate tante altre, ho scritto anche pezzi brutti prima di arrivare a una vera identità. Il provarci, l’allenamento, è quello che ha creato quel momento che mi ha fatto capire: “Lui deve fare questa roba qua, questa è la tua identità”. Questa è la roba che ti può differenziare dal resto, che racconta di più di ciò che hai da dire. Non fermarti sulla hit da radio, non fermarti su un pezzo che potrebbe sembrare fresco, ma se hai qualcosa da raccontare, vai.

A proposito di uno dei brani più significativi, “Male”, che racconta ansia, nervosismo, amore e rimpianto, quanto è stato difficile metterti a nudo? Il brano mostra una maturità incredibile, soprattutto considerando la tua età.
Non è stato così difficile mettermi a nudo, perché lo faccio sempre. Ho sempre preso le mie emozioni quotidiane e le ho trascritte. La difficoltà non è stata nel mettermi a nudo, ma più nel capire come costruire la cornice attorno al pezzo. “Male” è stato uno dei primi brani che ho scritto per il disco, e con l’aiuto del team siamo riusciti a trovare la giusta chiave. È diventato uno dei pezzi più suonati dell’album e mi ha dato una sensazione di freschezza diversa, proprio per la sua diversità.

In un brano come “Stripper”, invece, mostri un lato più contemporaneo e audace. Come sei riuscito a mantenere il tuo stile pur giocando con atmosfere così diverse?
È incredibile perché quella sessione non dovevo farla. È nata all’ultimo minuto ed è stato il pezzo più veloce che ho scritto per il disco. È un tema che ho vissuto, ma non è stato qualcosa che mi ha costretto a riflettere troppo. È venuto fuori in modo molto naturale e a tratti ho cercato anche di ironizzare su alcuni aspetti. Quella sessione è stata davvero bella, mi ha dato una chiave che non pensavo di conoscere artisticamente.

Un altro pezzo molto emotivo è “Mi manchi 2”. Da dove nasce l’esigenza di scrivere una sorta di seconda parte rispetto a brani precedenti più noti?
“Mi manchi 2” è nato in realtà dopo che l’ho scritto. Mi sono reso conto che la sensazione che mi dava mi ricordava proprio il momento in cui avevo scritto il primo “Mi manchi”. Ci sono anche degli incisi musicali e delle frasi ripetute, come “mi manchi”, che mi hanno fatto pensare: “Perché non fare un sequel?”. Così ho buttato giù questa idea, è stata approvata, ed è uscita fuori.

Nella title track del tuo album canti “Non per soldi, droga, fama, moda”, ma oggi, cosa rappresenta per te il successo?
Il successo per me è semplicemente la conseguenza del lavoro e dei sacrifici che ci sono dietro a un progetto. Non lo vedo come una montagna di soldi che ti affianca, né come un boost che ti dà il successo. Il vero successo è quando un pezzo arriva a una persona e quella persona capisce ciò che stai facendo. Significa che hai lavorato bene. Poi, piano piano, cercare di arrivare a più persone dipende da mille fattori, a volte anche da cose che non dipendono direttamente dall’artista.

Musicalmente parlando, qual è il prezzo di questa libertà?
Musicalmente parlando, non penso che ci sia un prezzo. La musica arriva quando deve arrivare, e se deve arrivare la verità, arriva. Non c’è un prezzo da pagare, secondo me.

C’è una frase o un’immagine di “Non x soldi” che ti rappresenta più di tutte le altre e che vorresti potesse rimanere impressa in chi ti ascolta?
Sì, “Non per i soldi né per la gloria, ma per omaggiare la mia storia”. Quando scrivo, non penso a come andrà il pezzo, a quanti numeri farà, o a quanti TikTok verranno fatti. Penso a quanto le persone riescano a leggere la mia storia. Ho tante cose da raccontare e, spero, tante altre in futuro. È giusto che la gente conosca Luca, che capisca da dove vengo, cosa faccio e come la penso, e non che faccia un pezzo solo per arrivare a un obiettivo minimo. La verità è che l’esperienza mi ha portato a riflettere su situazioni passate che si sono poi ripetute nel futuro. Ho imparato a fare attenzione. Spesso la gente si dimentica degli errori del passato, ma è giusto ricordarli per non ripeterli.

E ora, come ti senti?
Ora, Luca è una persona contenta, felice di fare ciò che desidera. Sono contento del progetto, del team, e di tutto quello che sta accadendo senza lo stress della pressione dei numeri o di ciò che c’è attorno alla musica. Ho tanti progetti, un sacco di cose in cantiere quest’anno, e spero che piacciano e che arrivi soprattutto il messaggio che voglio dare.

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