Intervista ad Alex Wyse: “Batticuore è la mia leggerezza consapevole”

Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo 2025 tra le Nuove Proposte, Alex Wyse continua il suo percorso con il nuovo singolo "Batticuore" L'articolo Intervista ad Alex Wyse: “Batticuore è la mia leggerezza consapevole” proviene da imusicfun.

Mag 2, 2025 - 14:29
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Intervista ad Alex Wyse: “Batticuore è la mia leggerezza consapevole”

Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo 2025 tra le Nuove Proposte, Alex Wyse continua il suo percorso con Batticuore, un brano che unisce melodia pop, sonorità vintage e riflessione emotiva.

Artista libero e sensibile, Alex racconta l’impatto dell’esperienza sanremese, il rapporto autentico con il suo pubblico e la genesi di un singolo che sembra leggero, ma scava nel profondo.

Il cantautore è pronto per il Sanremo Giovani World Tour, con date negli Stati Uniti e in Canada e per il concerto al Fabrique di Milano, in programma il prossimo 24 maggio. Qui il link per l’acquisto dei biglietti.

Intervista ad Alex Wyse: “Batticuore è la mia leggerezza consapevole”

Alex, sono passati più di due mesi da Sanremo. Com’è andata questa fase post-festival?
Sono stati due mesi molto intensi, ma decisamente positivi. Dopo un’esperienza forte come Sanremo, hai bisogno di ritrovare un po’ di equilibrio, ma devo dire che tutto è andato bene. Ho avuto modo di metabolizzare, di confrontarmi con il pubblico, e ora sono carico per ciò che verrà. L’unico problema? Un po’ di allergia stagionale! (ride)

Durante l’instore tour hai avuto un contatto diretto con i tuoi fan. Cosa ti ha lasciato quest’esperienza?
È una delle cose che amo di più. Mi piace guardare le persone negli occhi, ascoltare le loro storie, percepire davvero chi sono. Ricevo tante letterine, alcune davvero commoventi, che sto leggendo ancora oggi. Molti mi lasciano anche il nome Instagram, così riesco a rispondere personalmente. Sono messaggi che ti ricordano quanto la musica possa toccare profondamente, aiutare, cambiare anche solo una giornata. È un potere enorme.

Parliamo di Batticuore, il tuo nuovo singolo. All’apparenza è leggero, ma sotto la superficie c’è molto di più. Cosa racconta davvero?
Batticuore nasce da una riflessione personale, ma anche collettiva. Oggi tutto è frenetico, veloce. I rapporti, le emozioni, le relazioni: tutto sembra dover accadere subito e consumarsi in un attimo. Spesso non ci permettiamo di vivere davvero qualcosa perché pensiamo già che non durerà. Mettiamo dei paletti emotivi ancora prima di conoscerci davvero. La canzone nasce proprio da questo: dal bisogno di fermarsi, ascoltare, e non ridurre tutto a una sensazione passeggera solo perché fa paura chiamarla amore.

C’è un equilibrio interessante tra leggerezza e profondità. È una scelta consapevole nel tuo percorso artistico?
Assolutamente sì. Mi piace la libertà, in tutto: nella musica, nell’estetica, nel modo di essere. Ho molti lati. C’è l’Alex introspettivo, quello che scava dentro sé stesso e scrive canzoni più “conscious”. E poi c’è quello leggero, giocoso, ironico, che si prende in giro da solo e guarda il mondo con un sorriso critico. Batticuore rappresenta quest’ultimo lato. Ma non è una leggerezza finta: è una leggerezza consapevole, lucida.

A livello sonoro, Batticuore ha un’anima pop ma anche una forte impronta vintage. Com’è nata la produzione?
In quel periodo ascoltavo tantissimo pop, sia attuale che degli anni passati. Ho una vera passione per gli anni ’70: non ci posso fare niente! (ride) Mi piace recuperare certe atmosfere, linee di basso, suoni caldi e portarli in un contesto moderno. La canzone è nata prima come testo, poi è arrivato quel riff iniziale che ha fatto scattare tutto. Da lì abbiamo costruito il brano cercando il giusto equilibrio tra contemporaneità e gusto retrò.

E qual è, oggi, la tua definizione di “successo”?
Per me il successo non è nei numeri. È nel sentire che qualcosa che hai scritto ha raggiunto davvero qualcuno. Quando ricevi un messaggio di chi ti dice “mi hai aiutato”, “mi hai fatto sentire meno solo”, allora hai fatto centro. Ecco, quello è il vero successo.

Parlando invece di live, sei quasi pronto anche per la partenza per gli States, quindi per l’America del Nord con date negli Stati Uniti e in Canada insieme al Sanremo Giovani World Tour. Cosa ti aspetti da questa esperienza e cosa porterai sul palco?
Mi aspetto davvero di vivere qualcosa di nuovo, diverso. È un’opportunità enorme poter volare in America e cantare le proprie canzoni — qualcosa che, sinceramente, non avrei mai immaginato potesse succedere già ora, in questo momento della mia carriera. Ringrazio tantissimo la Rai e Sanremo per aver reso tutto questo possibile. È una fortuna incredibile.

Sarà bello condividere il palco con gli altri artisti, perché alla fine la musica è anche questo: condivisione. Io porterò sicuramente “Rockstar” e “Batticuore”, due brani a cui tengo molto, e interpreterò anche due cover italiane, che però non posso ancora spoilerare del tutto… diciamo che ci sarà spazio anche per qualche sorpresa.

In effetti, dopo l’America ti aspettano anche i concerti in Italia, a Milano e Roma. I fan sono curiosissimi di sapere: cosa ci dobbiamo aspettare dalla scaletta? Ci sarà qualche inedito?
Allora, di sicuro “Batticuore” ci sarà e non sarà più inedito perché esce il 2 maggio, quindi entrerà di diritto in scaletta. Ma ci saranno anche altre sorprese. Sarà un live molto ricco, stiamo costruendo tutto nei dettagli per rendere l’esperienza più completa possibile.

Ci sarà spazio per i brani già usciti, ovviamente, ma anche per qualcosa di nuovo. Non voglio dire troppo. E chissà… magari anche qualche ospite speciale. Non posso confermare nulla, ma qualcosa bolle in pentola!

A proposito di ospiti, sei stato recentemente sul palco con Francesco Gabbani in due date importanti. Com’è andata quell’esperienza?
È stata bellissima. Per me cantare è libertà, e quei momenti sul palco li vivo come un atto di verità. È stato particolarmente interessante esibirmi davanti a un pubblico che, almeno inizialmente, non era il mio. È una sfida diversa, ma anche un’opportunità: puoi mostrare chi sei davvero e, se vieni accolto, significa che hai comunicato qualcosa di autentico.

E poi è stato emozionante vedere, tra quel pubblico, volti che conosco, persone che mi seguono da sempre. Erano lì, nelle prime file, a cantare a squarciagola… e in quel momento ho capito che, in fondo, ogni concerto è un po’ il nostro concerto.

Ultima domanda: gli Stati Uniti sono sempre stati, per tante generazioni di artisti, un sogno musicale. Oggi forse quel fascino è cambiato. Per te, cosa rappresentano musicalmente parlando?
È vero, tante cose sono cambiate, ma l’America resta un punto di riferimento enorme. È il luogo dove è nata gran parte della musica pop e rock che conosciamo oggi, e dove si continuano a scrivere alcune delle pagine più importanti della musica mondiale.

Detto questo, io sono profondamente legato all’Italia. La considero il paese più bello del mondo, anche artisticamente. Mi piace l’idea di poter portare qualcosa di mio, qualcosa di italiano, in un contesto internazionale come quello. Non voglio imitare nessuno: voglio essere me stesso, e vivere questa esperienza come un modo per crescere, imparare e arricchirmi. Alla fine, è tutto un grande bagaglio che mi porterò dietro.

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