Intervista a Mostro: “Metallo e Carne è un disco che non vuole arrivare, vuole esistere”
Dall’inferno del vuoto creativo alla libertà interiore, in un'intervista Mostro racconta "Metallo e Carne", il suo album più introspettivo L'articolo Intervista a Mostro: “Metallo e Carne è un disco che non vuole arrivare, vuole esistere” proviene da imusicfun.

Dall’inferno del vuoto creativo alla libertà interiore, in un’intervista Mostro racconta “Metallo e Carne“, il suo album più introspettivo. Qui il link per l’acquisto di una copia fisica.
Dopo la trilogia di The Illness, per Mostro era tempo di cambiare direzione. E lo ha fatto scavando dentro sé stesso, lasciandosi precipitare in un mondo dove la carne incontra il metallo, dove il corpo diventa veicolo e la coscienza si trasforma in cosmo. Metallo e Carne non è un disco come gli altri: è un viaggio interiore, un atto di coraggio, una scelta di verità. In questa lunga intervista, il rapper ci guida attraverso il senso profondo del progetto, svelando il percorso umano ed emotivo che l’ha generato.
Mostro incontrerà il pubblico in una serie di appuntamenti instore.
05/05 – Milano – Feltrinelli C.So Buenos Aires – Ore 17.00
06/05 – Bologna – Semm Music Store & More – Ore 15.00
06/05 – Firenze – Galleria Del Disco – ore 18.30
07/05 – Roma – Discoteca Laziale – ore 16.30
08/05 – Napoli – Feltrinelli Stazione – ore 16.30
Da ottobre, invece, via al tour.
Giovedì 2 ottobre 2025 | Firenze @ Viper
Sabato 4 ottobre 2025 |Roma @ Atlantico
Domenica 5 ottobre 2025 |Pozzuoli (NA) @ Duel Club
Martedì 7 ottobre 2025 |Milano @ Alcatraz
Mercoledì 8 ottobre 2025 |Venaria Reale (TO) @ Teatro della Concordia
Venerdì 10 ottobre 2025 |Padova @ Hall
Qui il link per l’acquisto dei biglietti.
Intervista a Mostro, il nuovo album “Metallo e Carne”
“Metallo e Carne” arriva dopo un periodo importante della tua carriera. Che posizione occupa nel tuo percorso artistico?
Credo sia un punto di svolta, ma anche di maturità. È il primo disco che ho fatto per me, senza preoccuparmi di dove dovesse andare o cosa dovesse dimostrare. È un lavoro nato da un’esigenza personale, non commerciale. E questo per me è un traguardo: arrivare al punto in cui puoi scegliere consapevolmente di non inseguire numeri, playlist o trend, ma di raccontarti con sincerità. Metallo e Carne non è un disco che vuole “arrivare”, ma che vuole semplicemente essere. E già questo lo rende diverso da tutto ciò che ho fatto prima.
Hai parlato di un “volo nell’inconscio” e di un “naufragio cosmico”. Quanto è stato difficile lasciarti andare, scavare davvero dentro di te?
Molto. Ma paradossalmente è stato ancora più difficile il periodo precedente. Dopo il tour di The Illness Vol. 3, ho vissuto una lunga fase di vuoto creativo. Un anno e mezzo in cui ho sentito che tutto quello che mi stava intorno non bastava più per raccontarmi. La realtà esterna non mi stimolava. Così ho fatto un’inversione: ho smesso di guardare fuori e ho iniziato a guardarmi dentro. Solo nel momento in cui ho accettato questa discesa dentro di me, ho mollato l’illusione del controllo e ho cominciato davvero a scrivere. Lì tutto ha iniziato a fluire.
Il disco oscilla tra due poli opposti: il metallo e la carne. Due concetti molto diversi, ma che nella tua musica sembrano dialogare. Come sei riuscito a bilanciarli?
Amo lavorare con gli opposti. Mi piacciono i contrasti netti, ma soprattutto mi piace trovare un equilibrio tra di essi. L’arte che amo – e che cerco di fare – è basata sull’equilibrio. Non sopporto la monotonia: un disco con un solo colore mi annoia. Mi piacciono i lavori che sanno spiazzare, ma che allo stesso tempo mantengono una coerenza interna. Metallo e Carne nasce proprio da questo: dalla volontà di fondere due estremi – il freddo e il caldo, il razionale e l’istintivo – in un unico organismo narrativo.
Cosa rappresentano, nel dettaglio, “metallo” e “carne” nel tuo universo simbolico?
Il metallo è ciò che ci proietta nel futuro, nella tecnologia, nel controllo, nella macchina. La carne invece è la nostra umanità, la fragilità, il presente. Insieme diventano un corpo che si fa astronave, che attraversa l’inconscio, il cosmo, che è la nostra coscienza. Quello che ho cercato di fare è costruire un immaginario dove queste due dimensioni convivono e si completano. Non sono antagoniste, ma necessarie l’una all’altra. Il corpo senza spirito non vive. Lo spirito senza corpo non esiste.
Il concept è molto ambizioso. Come sei riuscito a tradurlo musicalmente?
Con il giusto team e tanta libertà creativa. Ho scelto suoni forti, elettronici, freddi, quasi biomeccanici, ma li ho sempre fatti dialogare con la mia voce, con i testi emotivi, con immagini che riportano all’essere umano. È un disco che ha un piede nel futuro, ma anche nel passato. Non a caso, l’ultimo brano, “Icaro”, riprende un mito della Grecia antica. In un progetto così proiettato in avanti, mi serviva un’ancora. Qualcosa che riportasse l’ascoltatore alla radice, alla memoria collettiva.
“Icaro” è una chiusura molto simbolica. Come nasce quel brano?
Nasce proprio come un atto di equilibrio. Dopo aver creato un immaginario fatto di alieni, circuiti, corpi sintetici e pulsazioni moderne, sentivo il bisogno di un ritorno all’origine. Icaro rappresenta questo: l’uomo che tenta di superare i limiti, ma che per farlo deve cadere. È un richiamo al mito, ma anche alla mia esperienza personale. Volevo che il disco si chiudesse con una consapevolezza: ogni volo ha un prezzo, ma è nel volo stesso che si trova il senso.
Cosa speri arrivi al pubblico da un disco così personale?
Non ho pretese. Vorrei solo che chi ascolta si prenda il tempo di entrarci dentro, di non fermarsi alla superficie. È un disco che non cerca l’impatto immediato, ma che chiede ascolto, attenzione, apertura. Se anche solo una persona si sentirà meno sola ascoltando queste tracce, allora sarà valsa la pena. Perché questo disco, prima di tutto, ha aiutato me a non sentirmi solo.
L'articolo Intervista a Mostro: “Metallo e Carne è un disco che non vuole arrivare, vuole esistere” proviene da imusicfun.