Inter in finale di Champions, il racconto di una notte leggendaria a San Siro: due rimonte, sette gol e un lieto fine
Quando sembrava fatta. E poi quando sembrava finita. Ogni volta che è contato di più l’Inter di Simone Inzaghi è riuscita a trovare qualcosa, non si sa bene cosa, né come o dove, quello che serviva per superare il Barcellona e conquistare la finale di Champions. La seconda in tre anni, un risultato enorme, come […] L'articolo Inter in finale di Champions, il racconto di una notte leggendaria a San Siro: due rimonte, sette gol e un lieto fine proviene da Il Fatto Quotidiano.

Quando sembrava fatta. E poi quando sembrava finita. Ogni volta che è contato di più l’Inter di Simone Inzaghi è riuscita a trovare qualcosa, non si sa bene cosa, né come o dove, quello che serviva per superare il Barcellona e conquistare la finale di Champions. La seconda in tre anni, un risultato enorme, come la partita di San Siro, che fa già parte della storia nerazzurra e di tutto il calcio italiano. L’Inter vince 4-3 ai supplementari con un gol decisivo di Frattesi, dopo un altro 3-3 al 90’, proprio come a Montjuic, trascorrendo quasi quattro ore in campo contro una squadra estenuante, in grado di annullare ogni vantaggio, prosciugarti qualsiasi energia. Dopo essersi ritrovata di nuovo avanti di due gol, con Lautaro e un rigore di Calhanoglu, che stavolta sembravano definitivi. Ma essere stata anche a un secondo dall’eliminazione, sotto 3-2 nel recupero, dopo aver subito un secondo tempo devastante dei catalani, e la beffa della rimonta proprio allo scadere. Una girandola infinita di gol ed emozioni, col lieto fine.
Inzaghi l’ha vinta con i suoi fedelissimi. Con Dimarco, che in tanti volevano fuori ma in quella mezzora scarsa di autonomia inventa il passaggio per sbloccare la gara. Con Lautaro infortunato solo sei giorni fa e recuperato solo di volontà, per giocare e segnare da capitano. Anche con Frattesi, l’eroe di Monaco di Baviera e di nuovo oggi con la rete decisiva, proprio lui che a gennaio voleva andarsene. E poi ovviamente Acerbi, il vero leader emotivo di questa squadra, l’ultimo a non arrendersi quando davvero era tutto e finito e riacciuffare il pareggio al 95’. Onore al Barcellona di Flick, senza cui questa semifinale non sarebbe stata così memorabile. Se l’è giocata ancora senza compromessi, con tutto il suo talento e quei limiti difensivi che alla fine, per un nulla, hanno fatto pendere la bilancia dalla parte dei nerazzurri.
Tra andata e ritorno davvero si è visto tutto il contrario di tutto, eppure praticamente la stessa gara riproiettata in loop quasi all’infinito. Con il Barcellona a pressare forte per recuperare palla già nella trequarti avversaria e l’Inter a giocare sulla linea altissima degli avversari. A Montjuic l’imbucata buona era arrivata dopo soli trenta secondi, stavolta non ci vuole nemmeno troppo, una ventina di minuti: Dimarco lancia Dumfries che solo davanti al portiere appoggia per Lautaro, a cui non resta che spingere a porta vuota. Allo scadere Cubarsì interviene in area su Lautaro, ma prima della palla colpisce il piede spostato in avanti dall’argentino: il Var richiama l’arbitro Marciniak e dal dischetto Calhanoglu addirittura raddoppia.
Il primo tempo perfetto è solo un’illusione. Proprio come all’andata, l’Inter si schiaccia e il Barcellona trova troppo presto il gol che riapre il match, con Eric Garcia. Poi Dani Olmo fa pure il 2-2, di testa su un azione simile. Il blackout di questo quarto d’ora è totale, e quasi ingiustificabile, come due reti incassate su cross a girare alle spalle della difesa che dovrebbero essere abbastanza intelligibili per i centraloni nerazzurri, se non fossero probabilmente troppo assorbite dalle continue trame degli spagnoli.
L’Inter ha bruciato un capitale inestimabile e fatica a rimettersi in partita. Inzaghi corre ai ripari, cerca in Carlos Augusto, Frattesi, Zielinski un po’ di freschezza, il Barca appagato da tanto sforzo un po’ finalmente si placa. La gara sembra trascinarsi ai supplementari, invece la beffa si materializza all’88’, quando Raphinha firma il 3-2 proprio allo scadere. Sembra troppo tardi per provarci, non per questa squadra che non muore mai, nemmeno quando è tutto perduto: al 93’ Acerbi che sta facendo il centravanti trova la zampata sull’ultima palla buttata in area da Dumfries. Poi al 96’ incredibilmente Yamal vola solo davanti a Sommer e non lo supera.
Ai supplementari è un’altra partita nella partita, la solita partita. La sblocca ancora una volta l’Inter con Frattesi: Thuram lavora l’ennesima palla sporca di una prestazione gigantesca, Taremi la apparecchia per il centrocampista azzurro che insacca di precisione. Ma stavolta anche questo Barcellona ha finito le energie e alza bandiera bianca. L’ultimo miracolo di serata è di Sommer, sul solito sinistro del solito Yamal. Finisce in assedio con anche De Vrij e se potesse tutta San Siro a difendere sotto il diluvio, in una bolgia assordante di fischi. L’Inter va in finale a Monaco di Baviera contro la vincente di Psg-Arsenal. Ha già fatto la storia perché questo partita verrà ricordata per sempre.
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