IndyCar | Palou beffa Arrow McLaren al Thermal Club

Il secondo appuntamento della NTT Indycar Series sul circuito californiano del Thermal Club prometteva scintille, e così è stato. Vince Alex Palou, seconda e terza posizione rispettivamente per Pato O’Ward e Christian Lundgaard (Arrow McLaren). Dopo un roboante sabato targato Arrow McLaren, Alex Palou e la sua squadra hanno atteso l’avversario in fondo al canyon, […] L'articolo IndyCar | Palou beffa Arrow McLaren al Thermal Club proviene da F1Sport.it.

Mar 24, 2025 - 15:10
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IndyCar | Palou beffa Arrow McLaren al Thermal Club

Il secondo appuntamento della NTT Indycar Series sul circuito californiano del Thermal Club prometteva scintille, e così è stato. Vince Alex Palou, seconda e terza posizione rispettivamente per Pato O’Ward e Christian Lundgaard (Arrow McLaren). Dopo un roboante sabato targato Arrow McLaren, Alex Palou e la sua squadra hanno atteso l’avversario in fondo al canyon, dando il tempo al sole di scaldare l’asfalto al punto giusto e a Pato O’Ward di sentirsi ormai al sicuro. Quando tutto sembrava ormai scritto è scattato l’agguato che non ha lasciato nemmeno le briciole agli avversari. 65 giri di guida chirurgica, sussurrando alle gomme e cercando di non fare errori. Nessuna caution, ma lo spettacolo non è di certo mancato. Questa è stata la prima edizione della corsa sul tracciato del Thermal Club (quella dello scorso anno assegnava un premio da 1 milione di dollari ma non punti validi per il Campionato – NDR) e cerchiamo di farci l’abitudine, perché l’appuntamento è entrato ufficialmente in calendario anche per i prossimi anni.

Tornando alla corsa, iniziamo subito da Alex Palou e Chip Ganassi. Sì, ancora loro, sempre e solo loro. Perché nessuno legge le gare come quel muretto, nessuno al momento guida come il campione in carica. La scelta di montare le morbide nell’ultima frazione di gara è geniale, verissimo, ma non praticabile senza il pilota giusto. L’asfalto del Thermal con i suoi 48 gradi non perdona, il drop della gomma arriva improvviso e non ti lascia scampo. L’aderenza svanisce, la gomma si sfarina, perdi quattro secondi a giro senza nemmeno sapere il motivo. La differenza tra un colpo da maestro che risolve la gara e l’arrivare dietro o peggio, il dover fare una sosta in più, sta tutta nel pilota che hai in macchina. Lo spagnolo può guidare così ed esprimere tutto il suo talento perché corre per Ganassi, Ganassi può permettersi di fare determinate strategie dando l’impressione di scherzare con gli avversarsi perché ha Alex Palou. Capito il giochino? Pilota e squadra, due facce della stessa medaglia, l’uno il complementare dell’altro. E gli avversari piangono, ancora una volta. Successo numero 13 della carriera per lo spagnolo, che gli permette di eguagliare Tom Sneva, il vincitore della 500 Miglia di Indianapolis del 1983 al volante della March/Cosworth del Team Bignotti-Cotter Racing.

Arrow McLaren aveva illuso tutti, tutti tranne Alex Palou e il Team Ganassi. Doppietta in qualifica, passo micidiale fino a tre quarti di gara e poi… e poi il muretto ganassi apre il quadernino, Palou lascia libero il talento e ci si sveglia dal sogno. Il team papaya deve assolutamente trovare più continuità, nella speranza che Pato O’Ward non finisca in una spirale discendente che potrebbe minare la fiducia nei propri mezzi. Queste super prestazioni e vittorie annunciate che finiscono a veder festeggiare gli altri iniziano a essere troppe. Nulla da togliere, tuttavia, alla prestazione pura e semplice: solida e consistente. Semplicemente, occorre farla ogni week end da adesso in avanti, e ho come l’impressione che dalle parti di McLaren abbiano gli stessi problemi di Penske: oggi fanno benissimo e non sanno perché, domani fanno malissimo e non sanno altrettanto il perché.

Continuando con le dolenti note, non si è capito cosa abbiano combinato gli uomini del Team Penske durante le qualifiche del sabato: casella 17 per Josef Newgarden, 21 per Will Power e 25 per Scott McLaughlin. Semplicemente agghiacciante, troppo brutto per essere vero. La gara ha riservato qualche sorriso in più, ma vedendo chi è e cos’é riuscito a fare il vincitore, in casa Penske occorre che week end come questo spariscano letteralmente dal quaderno delle ipotesi. Il sesto posto finale di Will Power non dev’essere preso come una soddisfazione, bensí come ulteriore fonte di rammarico: dove sarebbe potuto arrivare il neozelandese se fosse partito più avanti. Pazienza McLaughlin costretto ai box per tanti giri causa problema tecnico (che ne ha causato poi il ritiro – NDR), pazienza per il il tredicesimo posto finale di Newgarden, partito per altro qualche posizione più indietro, ma avanti così non si può di certo andare. “I campionati non si vincono sugli ovali”, dovrebbe essere scritto cento volte alla lavagna. Un team come quello di “The Captain”, con i mezzi e i piloti che ha, non può e non deve permettersi questi spettacoli indecorosi.

Andretti Global ne piazza due in top ten (Colton Hertha e Kyle Kirchwood) ma, cosa più importante di tutte, Colton Hertha sembra finalmente aver capito come bisogna fare per non perdere punti. Gran costanza, prestazione solida e tendenza a stare perennemente lontano dai guai. Non ne hai per star davanti? Resti dietro e porti pazienza. Un quarto posto preziosissimo da portare a casa, soprattutto se si guarda alla prima parte di stagione scorsa, dove Hertha in classifica era perso in mezzo a rookie e team di seconda fascia. Per il resto c’è da lavorare e tanto, anche perché Andretti dà costantemente l’impressione di essere quello messo un po’ peggio tra i top team. Manca il guizzo, il giro buono messo al momento giusto, la trovata del muretto che spariglia le carte. Quando la grigliata non è un granché ma la salsa la fai buona, riesci sempre a salvare la giornata.

Davvero buona la prestazione di Alexander Rossi, nuovo pilota di Ed Carpenter Racing. Nono posto tra gli applausi. Tra i doppiati, purtroppo, entrambe le monoposto del Team Prema. Robert Shwartzmann posizione 22, Callum Ilott 26. Per chi ancora si ostina a dire che, se hai vinto tutto in Europa, la IndyCar è una passerella. Serve tempo, pazienza ed esperienza. Il riferimento è Ganassi, importantissimo imparare da quelli bravi. Si fa prima e si impara meglio.

Per tutti, e sottolineo tutti, urge una sveglia ma di quelle fotoniche. Palou è in testa a punteggio pieno e, attualmente, le due vittorie ottenute testimoniano una superiorità a tratti imbarazzante. Avere la possibilità di spostare repentinamente l’equilibrio di una gara è uno di quei “magic moment” che possono condizionare rapidamente una stagione. Tutti gli altri sono chiamati ad alzare il livello, perché è vero che la IndyCar ha un sistema di punteggio che premia la costanza, è vero che la stagione è appena iniziata, ma al momento Alex Palou ha già messo in cascina due vittorie, tante quante quelle portate a casa l’anno scorso quando ha vinto il mondiale. Se già è difficile lottare con un pilota che se va male fa sesto, non bisogna di certo concedergli il vizietto della vittoria “facile”.

Animo ragazzi, che basta poco per riaprire tutto.

L’appuntamento è per il week end dall’11 al 13 aprile. Sempre in California, sul leggendario cittadino di Long Beach.

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