In Cina Byd, Catl, Nio e Xpeng si elettrizzano a vicenda
Le case automobilistiche cinesi vanno sempre più veloci: né l'indifferenza occidentale rispetto alle auto elettriche né i dazi europei sembrano rallentare la loro corsa.

Le case automobilistiche cinesi vanno sempre più veloci: né l’indifferenza occidentale rispetto alle auto elettriche né i dazi europei sembrano rallentare la loro corsa
Tramonta il sole sul mercato dell’auto elettrica americana, dato che col nuovo presidente statunitense i motori a scoppio pare vivranno una seconda giovinezza (timore che aleggia soprattutto tra gli investitori di Tesla, che da dicembre a oggi ha visto le proprie azioni dimezzare di valore), mentre in Europa nuvoloni neri sono all’orizzonte, considerate le condizioni di difficoltà in cui versano i principali marchi, da Volkswagen a Stellantis. Solo in Cina il sole continua a splendere caloroso e potente, illuminando un settore che pare sempre più elettrico.
Settore, è noto, rinvigorito da una incalcolabile quantità di denaro pubblico (hanno provato a quantificarla i contabili europei nell’indagine sulla concorrenza sleale voluta da Bruxelles, ma diversi marchi si sono rifiutati di collaborare rendendo perciò impossibile avere una idea precisa circa l’ammontare) e che continua a movimentare miliardi.
COSA FARANNO ASSIEME CATL E NIO
L’ormai ex startup cinese Nio, tra le più attive nel sostenere la pratica del battery swapping (si sostituiscono le batterie esauste anziché ricaricarle in apposite stazioni in cui fare veloci pit stop) e Catl, colosso connazionale nel settore degli accumulatori, hanno siglato un accordo per un investimento di 2,5 miliardi di yuan (circa 346 milioni di dollari) che quest’ultima farà a favore di Nio Power, l’unità dell’azienda dedicata allo scambio batterie. L’obiettivo della collaborazione fanno sapere le parti è costruire la più grande rete di scambio batterie al mondo.
Nio in tutta la Cina ha già 3.172 Power Swap Station in più di 700 città e i suoi piani prevedono di coprire oltre 2.300 distretti a livello regionale entro la fine dell’anno. Già più di 200 marchi utilizzano la rete di Nio. L’ex startup ha annunciato che il primo modello della gamma Firefly utilizzerà una rete dedicata di stazioni di scambio batteria che sarà allestita nelle principali città mentre i prossimi modelli di questo sotto marchio adotteranno lo standard Choco-Seb di Catl e parallelamente saranno compatibili anche con le stazioni di scambio di quinta generazione di Nio.
BYD VUOLE INSTALLARE 4MILA COLONNINE
Nel Paese intanto non smette di correre Byd, il campione cinese in grado di rivaleggiare con la produzione serrata di Tesla: il presidente Wang Chuanu ha detto a Bloomberg che la società ha in programma di installare 4.000 stazioni di ricarica, anche se non ha specificato le tempistiche. Entra dunque a gamba tesa in un settore che in Cina è già presidiato, oltre che da Nio, dalla azienda americana di Elon Musk. Byd peraltro sta valutando di costruire un terzo impianto nel Vecchio continente, forse in Germania che si andrebbe ad aggiungere ai due già in costruzione in Ungheria e Turchia. Anche Chery, Great Wall Motor e Saic stanno avviando nuovi stabilimenti nei Paesi europei.
L’ACCELERAZIONE DI XIAOMI E XPENG
Corrono infine pure le ultime arrivate nel settore auto: Xiaomi l’anno scorso ha lanciato la SU7 a partire da 30.000 dollari piazzandone online 50mila solo nella prima mezz’ora dal lancio. Ne sono già state consegnate circa 137mila unità mentre le vendite hanno raggiunto quota 200mila unità con l’azienda che ha segnalato un aumento di quasi il 50% nei ricavi del quarto trimestre e per questo ha aumentato il suo obiettivo per le vendite di veicoli elettrici da 300.000 a 350.000 vetture elettriche. Xiaomi intende investire nel settore 10 miliardi di dollari nel prossimo decennio. Xpeng nelle ultime ore ha invece comunicato di aver previsto ricavi del primo trimestre superiori alle stime. Insomma, le case automobilistiche cinesi vanno sempre più veloci e al momento né l’indifferenza occidentale rispetto alle auto elettriche, né i dazi europei sembrano rallentare la loro corsa.