Il tempo che ci vuole: il rapporto padre-figlia nella cinefila autobiografia di Francesca Comencini – Recensione

Durante il periodo degli anni di piombo, la piccola Francesca cresce insieme a suo padre, il famoso regista Luigi Comencini, e fa spesso visita ai set sui quali questi lavora. Le rimarranno particolarmente impresse le riprese della miniserie Le avventure di Pinocchio, un grande classico entrato nell’immaginario comune del nostro Paese. In Il tempo che […]

Apr 7, 2025 - 10:42
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Il tempo che ci vuole: il rapporto padre-figlia nella cinefila autobiografia di Francesca Comencini – Recensione
Il tempo che ci vuole

Durante il periodo degli anni di piombo, la piccola Francesca cresce insieme a suo padre, il famoso regista Luigi Comencini, e fa spesso visita ai set sui quali questi lavora. Le rimarranno particolarmente impresse le riprese della miniserie Le avventure di Pinocchio, un grande classico entrato nell’immaginario comune del nostro Paese.

In Il tempo che ci vuole per la bambina non è semplice crescere con un genitore così celebre e autoritario, ma a legarli è soprattutto il grande amore per il cinema. Passano gli anni e Francesca diventa una ragazza ribelle, entrando negli ambienti anarchici e cominciando a far uso di droghe. La sua tossicodipendenza rischia di compromettere il rapporto tra loro, che diventa sempre più teso, ma l’uomo farà di tutto per aiutarla ad uscire da quel brutto giro.

Il tempo che ci vuole, recensione: senza fine

Francesca Comencini firma questo film autobiografico nel quale mette a nudo il complesso e stratificato rapporto con il padre, senza paura di toccare fasi sensibili del suo passato e di richiamare opere entrate nella storia della televisione italiana, come quando si “aggira” nel dietro le quinte dell’iconico adattamento da Collodi che ha tenuto incollati allo schermo milioni di spettatori.

Lo fa attraverso una narrazione divisa in due tronconi principali, il primo ambientato nella sua infanzia e poi, dopo quaranta minuti, il salto temporale che sposta in avanti il calendario e aumenta le candeline, avendo come specchio sociale di un Paese frammentato dalle violenze politiche e di quegli anni di piombo che così tanto sangue versarono sulle strade dello Stivale. Il tutto lasciando fuori il contorno femminile, con le figure delle sorelle e della mamma volutamente assenti per uno scopo ben preciso.

Tra cielo e terra

Presentato fuori concorso in anteprima all’81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e in onda domenica 6 aprile su Sky, Il tempo che ci vuole ha un progresso graduale, nel quale vengono sviscerate con una certa, diretta, sensibilità le dinamiche emotive in questo legame familiare. La regista cerca di unire la magia del Cinema con le complessità di una vita reale che non è sempre rose e fiori ma che, proprio nelle sue difficoltà, vale la pena di essere vissuta e affrontata.

Una storia nella quale avviene il più classico “passaggio di consegne” e dove la Settima Arte viene esaltata nella sua pura essenza, con due film concettualmente molto diversi come L’Atlantide (1932) di Georg Wilhelm Pabst e Paisà (1946) di Roberto Rossellini a strizzare l’occhio a quel pubblico cinefilo che si troverà a suo modo accolto in questa vicenda intima e privata, con quel finale visionario che ci spiega ancora una volta cosa voglia dire non soltanto sedersi dietro la macchina da presa ma anche approcciarsi davanti allo schermo per immergersi nella visione di un film.

Conclusioni finali

Un autobiografia filtrata attraverso l’amore per il Cinema – quello con la ci maiuscola – quale collante ad unire la figura della regista Francesca Comencini con quella del compianto padre e maestro Luigi. Un racconto privato ambientato in una società italiana convulsa e segnata dalle violenze, che rimane al contempo in sottofondo e centrale nelle dinamiche tra un genitore famoso e rispettato e una figlia alla ricerca del proprio posto nel mondo.

Se la vita è un film, Il tempo che ci vuole ne è ideale espressione concettuale, con Fabrizio Gifuni e Romana Maggiora Vergano che si calano con intensità nelle vesti di questi due protagonisti, il cui rapporto evolve come il mondo e la società che li circonda, mentre la magia della Settima Arte è sempre lì pronta a far capolino per sottolinearne i mutamenti.