Il summit Meloni-Erdogan. Cooperazione e affari: interscambio a 40 miliardi

La premier incontra il presidente turco, firmati nove accordi commerciali. Ribadito l’aiuto all’Ucraina. E strategia comune sull’immigrazione irregolare.

Apr 30, 2025 - 05:45
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Il summit Meloni-Erdogan. Cooperazione e affari: interscambio a 40 miliardi

A Palazzo Chigi lo considerano una specie di "ciliegina sulla torta" a coronamento di settimane in cui Giorgia Meloni è stata quasi più ministra degli Esteri che premier. Il ’coronamento’ è l’incontro con il leader turco Recep Tayyip Erdogan. Si sono visti ieri a Villa Doria Pamphilj per il quarto vertice intergovernativo: ottima intesa, tanto che nella dichiarazione congiunta il presidente accetta di buon grado che venga inserita anche la difesa dei diritti umani tra i pilastri della Nazioni Unite (oltre a pace, sicurezza e sviluppo) da tutelare. Nel giro meloniano salutano la novità come un successo anche perché per tutto il giorno la sinistra aveva martellato sul caso dell’arresto per corruzione del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, rinfacciando alla premier di non insistere su quella nota dolente. Sulla carta la novità c’è davvero, le probabilità che resti solo lì, però, sono notevoli.

Il capitolo più cospicuo del summit è quello delle collaborazione commerciali: l’Italia è il primo partner di Ankara nell’area mediterranea, con un interscambio di oltre 32 miliardi di dollari che, ipotizzano entrambi, presto arriverà a 40 miliardi di dollari. Non casualmente il vertice è seguito da un business forum con oltre 500 aziende. Dei 9 memorandum d’intesa siglati dai due governi – dallo spazio alle infrastrutture – il principale è in materia di Difesa: quello recente tra Leonardo e Baykar per una joint venture per i droni. Con l’occhio rivolto ai negoziati d’adesione alla Ue, congelati dal 2018, Erdogan sottolinea il "contributo" della Turchia "alla sicurezza dell’Europa e del Mediterraneo". Si dice certo che Roma "continuerà a sostenere" la causa turca a Bruxelles, e "l’aggiornamento" delle regole doganali Ue che "ostacolano gli imprenditori turchi". Tant’è: lo sviluppo dei rapporti tra Ankara e Ue è uno degli impegni stretti.

Forse ancor più significativo il colloquio sui temi ’caldi’, trattandosi di guerra, pace e intese internazionali. Sull’Ucraina duettano con le stesse parole: confermano "l’incrollabile sostegno all’integrità territoriale, alla sovranità e all’indipendenza di Kiev, nonché la volontà di raggiungere una pace giusta e duratura il prima possibile". Meloni torna ai toni duri di un tempo quando bolla come "insufficiente" la tregua di tre giorni dichiarata da Putin. Non che ci voglia molto: dalla Casa Bianca all’Eliseo a Palazzo Berlaymont per una volta in Occidente sono tutti d’accordo. Quindi, lei rilancia il sostegno a Trump: "Penso che l’incontro a San Pietro tra lui e Zelensky abbia avuto un significato enorme". Più spinoso il capitolo Gaza: la Turchia è un Paese islamico e Erdogan, da quando è scoppiata la guerra, ha denunciato i massacri a Gaza con toni infinitamente più fiammeggianti di quelli adoperati da Meloni. La dichiarazione si limita al minimo sindacale: "Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi, sì alla soluzione dei due Stati". La premier si allarga fino a confidare nella mediazione dei Paesi arabi: "L’Italia ne sostiene gli sforzi". Finché ci si limita alle grandi linee i due si possono dire d’accordo, se si entrasse nel dettaglio le cose cambierebbero, ma questo non turba l’idillio che spinge Erdogan a invitarla in Turchia con Sergio Mattarella, da cui si reca nel pomeriggio, prima di incontrare in Vaticano il camerlengo, il cardinale Farrell, e porgere le condoglianze per la morte di Papa Francesco.

Il versante fondamentale riguarda l’immigrazione: la Turchia è un Paese essenziale soprattutto per bloccare i migranti che cercano di arrivare a piedi in Germania, ma svolge un ruolo pure nel frenare l’immigrazione marittima verso l’Italia. È un modello del sistema che Giorgia ha in mente: una fascia di Paesi esterni all’Unione per fermare i clandestini. Perciò, la dichiarazione che firmano ha un significato che va oltre lo specifico rapporto tra i due Paesi, ma delinea il tipo di strategia sul quale la premier sta cercando di spostare la Ue. Fortezza Europa.