Intesa Sanpaolo conferma i vertici. Risiko, in Borsa vola Mediobanca
Messina: "Impegno in un momento di discontinuità". Ma la partita Generali resta aperta, lunedì il cda

Mosse e contromosse. La partita per il riassetto del sistema bancario italiano è appena agli inizi. L’Ops "carta contro carta" annunciata da Mediobanca su Banca Generali non resterà senza conseguenze. La previsione di nuove puntate del risiko ha messo ieri le ali ai titoli bancari in Borsa. Mediobanca, con un rialzo del 5,27%, ha aggiornato il massimo storico in chiusura a 18,37 euro per azione, dopo aver toccato il record intraday di 18,405 euro. Si registra un notevole movimento di acquisti e vendite in attesa di ulteriori sviluppi della situazione. Meno mossa Unicredit (+0,75%), che ha lanciato una scalata su Mps.
Riflettori puntati anche su Intesa Sanpaolo, che ieri ha dato il via libera al nuovo consiglio con la conferma "bulgara" di Gian Maria Gros-Pietro, che ha ottenuto il 97,7% dei voti favorevoli, e di Carlo Messina, nominato all’unanimità dal cda consigliere delegato e ceo per il quinto mandato (quattro nel sistema monistico e uno in quello duale).
"Intendo rinnovare il mio massimo impegno nel guidare il nostro gruppo nell’interesse di tutti gli stakeholder – gli azionisti, i clienti, le nostre persone e i territori – in un momento di forte discontinuità del panorama bancario italiano e in un contesto internazionale in rapida trasformazione", ha assicurato Messina spiegando anche che l’istituto, grazie anche alla "lungimiranza di azionisti stabili", ha la capacità di "costruire piani di lungo periodo e di andare oltre gli obiettivi fissati, anche in contesti di grande complessità".
Con l’uscita di Mediobanca, Generali si troverebbe in mano azioni proprie pari al 6,5% del capitale e non potrebbe vendere per un anno il pacchetto azionario offerto da Piazzetta Cuccia per rilevare dal Leone il 50,2% di Banca Generali (l’altra metà delle azioni è destinata a remunerare i soci minori). In seguito, Generali potrebbe cedere questo pacchetto, magari a un soggetto "industriale", rafforzando così ulteriormente il presidio nazionale del gruppo assicurativo, che oggi vede schierati Delfin dei Del Vecchio (quasi il 10%), il gruppo Caltagirone (6,8%), Unicredit (6,7%) e i Benetton (4,8%). Uno dei possibili acquirenti potrebbe essere proprio Unicredit. Ma non è escluso che nella partita possa entrare anche Intesa, finora rimasta alla finestra.