Il sistema sanitario nazionale è prossimo al punto di non ritorno | L’analisi
Il sistema sanitario nazionale è prossimo al punto di non ritorno. Senza misure strutturali e lo sblocco dell’imbuto formativo, la carenza di professionisti nella sanità diventerà cronica, compromettendo il diritto alla salute dei cittadini. Nei prossimi anni, il numero di medici e infermieri che andrà in pensione sarà di gran lunga superiore ai nuovi assunti. […] L'articolo Il sistema sanitario nazionale è prossimo al punto di non ritorno | L’analisi proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Il sistema sanitario nazionale è prossimo al punto di non ritorno. Senza misure strutturali e lo sblocco dell’imbuto formativo, la carenza di professionisti nella sanità diventerà cronica, compromettendo il diritto alla salute dei cittadini.
Nei prossimi anni, il numero di medici e infermieri che andrà in pensione sarà di gran lunga superiore ai nuovi assunti.
È quanto emerge da uno studio condotto dal servizio Stato sociale, Politiche fiscali e previdenziali, Immigrazione della UIL, basato sui dati del Ministero della Salute e del MIUR.
La ricerca ha confrontato il numero di medici e infermieri prossimi alla pensione tra il 2026 e il 2030 con il numero di nuovi posti banditi annualmente dal MIUR.
Attualmente, in Italia si contano 268.013 infermieri, con un’età media di 46,9 anni. Secondo le stime, tra il 2026 e il 2030 andranno in pensione 66.670 professionisti, ossia 13.334 l’anno. Tuttavia, nello stesso periodo, il sistema sarà in grado di formarne e assumerne solo 3.000 l’anno, con un saldo negativo di -10.334 professionisti all’anno.
Il quadro è altrettanto critico per i medici. Attualmente, i professionisti in servizio sono 101.827, con un’età media di 52,7 anni.
Tra il 2026 e il 2030, sempre a invarianza di legge in tema di quiescenza, andranno in pensione 35.600 medici, pari a 7.120 l’anno.
Nello stesso arco di tempo, ipotizzando che tutte le borse di specializzazione bandite dal MIUR vadano a buon fine, saranno assunti solo 1.833 nuovi medici specializzati l’anno, con un saldo negativo di -5.287 professionisti ogni anno.
“La carenza di personale sanitario è un dato conclamato. Se ne discute da anni nel dibattito politico e non solo, ma senza l’avvio di soluzioni strutturali e di qualità. Il governo non solo non ha mantenuto la promessa di eliminare il tetto alla spesa per il personale sanitario, ma continua con interventi inadeguati che non rispondono ai bisogni strutturali del nostro sistema sanitario” ha dichiarato Santo Biondo, segretario confederale della UIL.
Secondo Biondo, “i finanziamenti indiscriminati alla sanità privata o il ricorso ai gettonisti sono ‘non soluzioni’ che creano maggiore confusione nei percorsi assistenziali e riducono la qualità dell’assistenza sanitaria”.
Per rendere più attrattive le professioni sanitarie e rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale, c’è molto da fare. Occorre migliorare l’organizzazione del lavoro, definire chiari percorsi di crescita professionale, adeguare gli stipendi degli operatori sanitari alla media europea, incentivare economicamente e fiscalmente chi lavora in sedi disagiate, favorire il benessere lavorativo attraverso il potenziamento del welfare aziendale e garantire la sicurezza e la salute del personale sanitario.
“Da questa prospettiva – ha concluso Biondo – le scelte del governo rappresentano un’occasione persa per il raggiungimento di un obiettivo di valenza sistematica”.
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