Il Regno Unito si prepara alla guerra con la Russia. E l’Italia? | L’analisi di Claudio Cerasa
Il Telegraph, pochi giorni fa – ricorda Claudio Cerasa sul Foglio – ha rivelato, senza essere stato smentito, che la Gran Bretagna si sta preparando segretamente a un attacco militare diretto da parte della Russia, nel timore che non sia pronta per una eventuale guerra. Abbiamo cercato di capire se anche in Italia vi sono […] L'articolo Il Regno Unito si prepara alla guerra con la Russia. E l’Italia? | L’analisi di Claudio Cerasa proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Il Telegraph, pochi giorni fa – ricorda Claudio Cerasa sul Foglio – ha rivelato, senza essere stato smentito, che la Gran Bretagna si sta preparando segretamente a un attacco militare diretto da parte della Russia, nel timore che non sia pronta per una eventuale guerra.
Abbiamo cercato di capire se anche in Italia vi sono preoccupazioni simmetriche e quello che emerge dalla nostra piccola indagine offre qualche spunto interessante e anche qualche notizia.
In Italia, secondo la Relazione annuale 2025 sulla politica dell’informazione per la sicurezza, i principali rischi che corre il nostro paese in relazione alla minaccia russa sono legati alla guerra ibrida: sabotaggi, atti di violenza asimmetrica, disinformazione e ingerenze digitali.
Nella fase attuale, confidano al Foglio fonti che hanno accesso al dossier, non vi è nulla di paragonabile a quanto sta facendo il Regno Unito “se non un aggiornamento fisiologico dei piani, che annualmente sono programmati, ma assolutamente non in correlazione con eventi bellici potenziali”.
La possibilità di sviluppare una propria versione dell’Iron Dome di Israele per proteggere i paesi membri dell’Ue dagli attacchi missilistici non è però solo un pallino inglese: è da sempre un pallino anche di molti ministri della Difesa europei.
Nel 2022, su iniziativa della Germania, è stato creato l’European Sky Shield Initiative (Essi), che altro non è che un progetto nato per creare un sistema europeo integrato di difesa aerea e antimissile, ideato per rafforzare la sicurezza del continente contro minacce come missili balistici, droni e attacchi aerei, attraverso l’acquisto congiunto di tecnologie interoperabili (come Iris-T, Patriot e Arrow 3).
All’Essi aderiscono venti paesi europei, ma non Francia e Italia, che promuovono una difesa europea basata su sistemi sviluppati congiuntamente, come il progetto italo-francese Samp/T e contestano l’acquisto di tecnologie extraeuropee, in particolare israeliane e statunitensi, preferendo rafforzare l’autonomia strategica dell’Ue.
Nonostante questo, però, interpellato dal Foglio, il ministro della Difesa Guido Crosetto non si nasconde.
E a domanda diretta, se uno strumento modello Iron Dome sia o no da considerare un’opportunità da valutare con serietà per il nostro futuro, il ministro Crosetto risponde così: “La difesa da possibili attacchi via missilistica è una priorità per chiunque si debba occupare della sicurezza e della difesa di una nazione”. Allarmismo, no. Ma tempo di una svolta, forse sì.
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