Il delitto a San Paolo : "Ucciso per la spartizione dei soldi di una rapina"

Il gup ha depositato le motivazioni della condanna a 14 anni per un marocchino che ammazzò Said Jaador e ne bruciò la testa. L’uomo non ha mai confessato.

Mag 9, 2025 - 06:01
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Il delitto a San Paolo : "Ucciso per la spartizione dei soldi di una rapina"

Picchiato fino a ucciderlo, poi, ormai cadavere, il killer gli bruciò la testa e ne nascose il corpo in una buca dentro un capannone, ricoprendola con calcinacci e rifiuti edili: tutto per la spartizione di un bottino da 2.000 euro provento di una rapina.

Sono queste le motivazioni con cui il gup di Prato, Marco Malerba, ha motivato la sentenza di condanna per l’omicidio di Said Jaador, il marocchino di 38 anni trovato morto il 9 maggio 2023 in uno stabile abbandonato di via Galcianese. Un delitto efferato di cui non era mai stato chiarito il movente. Adesso con le motivazioni della sentenza è stata chiarita la causa. Per l’omicidio di Jaador, per il quale la famiglia sporse denuncia di scomparsa, è stato condannato Abdelhadi Hajjai, detto Madani, 52 anni, anche lui marocchino, a 14 anni e 10 mesi, in rito abbreviato, per omicidio volontario, vilipendio e occultamento di cadavere. La sentenza è stata letta nel dicembre 2024. I due uomini, coinquilini in subaffitto in un’abitazione in via Galcianese, il 18 aprile 2023 litigarono furiosamente per dividersi il profitto di una rapina ai danni di un cinese.

La contesa culminò in uno scontro in cui prevalse il 52enne che uccise l’amico usando un corpo contundente con cui colpì alla testa la vittima. Per nascondere le tracce di sangue addirittura ritinteggiò l’abitazione dove avvenne l’omicidio. L’omicidio risaliva al 18 aprile e l’ex moglie ne denunciò la scomparsa il 21 aprile e di rivolse anche alla trasmissione "Chi l’ha visto" dei Rai Tre. Il corpo però fu ritrovato solo una ventina di giorni dopo nel casolare abbandonato in via Galcianese, zona San Paolo.

Jaador fu riconosciuto dai tatuaggi. Il fermo per Hajjai scattò subito dopo il ritrovamento del cadavere: Madani non ha mai confessato l’omcidio.

Secondo quanto riferito dal procuratore Luca Tescaroli, il cinese vittima della rapina si sarebbe rivolto a un albanese per riavere indietro i documenti e i soldi pagando in cambio 200 euro.

Insieme a Madani la procura aveva chiesto il rinvio a giudizio per il proprietario italiano della casa dove è avvenuto l’omicidio con l’accusa di favoreggiamento in occultamento di cadavere. Il giudice però ha rinviato gli atti in procura chiedendo un supplemento di indagini. Ha inoltre chiesto alla procura di fare accertamenti sulla moglie dell’uomo per false comunicazioni al pubblico ministero. Le loro posizioni devono essere ancora definite.

L.N.