Il caso della app Nate: sembrava Intelligenza Artificiale e invece erano lavoratori filippini
È il trend topic del momento, dalla geopolitica all’economia passando per i social network: l’Intelligenza Artificiale è una grande promessa, c’è una generale corsa ad accaparrarsi l’ultima innovazione e le stime parlano di un giro d’affari che potrebbe decuplicare in cinque anni. Come però già accaduto in passato (si pensi al periodo della Blockchain), potrebbe […] L'articolo Il caso della app Nate: sembrava Intelligenza Artificiale e invece erano lavoratori filippini proviene da Il Fatto Quotidiano.

È il trend topic del momento, dalla geopolitica all’economia passando per i social network: l’Intelligenza Artificiale è una grande promessa, c’è una generale corsa ad accaparrarsi l’ultima innovazione e le stime parlano di un giro d’affari che potrebbe decuplicare in cinque anni. Come però già accaduto in passato (si pensi al periodo della Blockchain), potrebbe diventare difficile distinguere la fuffa dalla realtà, il marketing di pseudo-esperti dagli esperti reali. Anzi, forse lo è già. L’ultima è che Albert Saniger, ormai ex CEO dell’app fintech che si chiama Nate, è accusato di frode per aver diffuso affermazioni fuorvianti sulla tecnologia di intelligenza artificiale dell’app. O meglio, sulla sua inesistenza. Ha usato l’intelligenza artificiale quando non poteva? No, il contrario. L’Fbi sostiene che gli esseri umani si siano finti intelligenza artificiale, svolgendone i compiti.
La app Nate si proponeva come una sorta di personal shopper online. In breve: se l’utente incontrava su qualsiasi sito online un paio di scarpe da ginnastica che desiderava, avrebbe potuto aprire l’app Nate e cliccare semplicemente su “acquista”. La transazione e tutta la fase del “check-out” sarebbero state completate dall’intelligenza artificiale. Ma la tecnologia acquistata da Saniger da una terza parte non avrebbe, secondo l’accusa, “mai raggiunto la capacità di completare in modo coerente gli acquisti di e-commerce”. L’automazione effettiva, affermano i funzionari del Dipartimento di Giustizia, era “di fatto pari allo zero per cento”.
E infatti, secondo un comunicato stampa dell’ufficio del Procuratore degli Stati Uniti Distretto Meridionale di New York, Albert Saniger è stato incriminato per truffa ai danni degli investitori. “Come presunto, dice nel comunicato il Procuratore degli Stati Uniti facente funzioni Matthew Podolsky, l’ex Ceo ha ingannato gli investitori sfruttando la promessa e il fascino della tecnologia di intelligenza artificiale per costruire una falsa narrazione sull’innovazione che non è mai esistita”. Un inganno, rileva la nota, che non solo colpisce investitori innocenti, ma distoglie capitali dalle startup legittime e rende gli investitori scettici nei confronti delle vere innovazioni. In definitiva, ostacola il progresso dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ma chi faceva questo lavoro?
L’azienda avrebbe assunto un team di collaboratori umani nelle Filippine mentre raccoglieva oltre 40 milioni di dollari dagli investitori. “Si affidava in larga misura a team di lavoratori umani, principalmente all’estero, per elaborare manualmente le transazioni in segreto, imitando ciò che gli utenti credevano venisse fatto dall’automazione” ha spiegato Christopher G. Raia, vicedirettore responsabile dell’FBI. Centinaia di collaboratori, o ‘assistenti agli acquisti’, in un call center situato nelle Filippine e in uno di back up in Romania, completavano manualmente gli acquisti effettuati tramite l’app che, appunto, sollevava gli utenti dall’iter finale di qualsiasi acquisto online. “Saniger – continua l’Fbi – avrebbe abusato dell’integrità associata alla sua precedente posizione di CEO per perpetuare un piano pieno di fumo e specchi. L’FBI continuerà a indagare su qualsiasi imprenditore che nasconda informazioni rilevanti per incoraggiare ulteriori investimenti”.
La modalità cosiddetta “fingi finché non riesce” che non è una novità nel campo delle startup. Le maggiori frodi dell’ultimo decennio hanno riguardato la vendita di tecnologie non completamente sviluppate o alterate per raccogliere miliardi dagli investitori e conquistare le copertine dei giornali come brillanti promesse. La fondatrice ed ex amministratrice delegata di Theranos, Elizabeth Holmes, nel 2025 ha perso l’appello contro la sua condanna per frode ai danni degli investitori della sua azienda di analisi del sangue che avrebbero dovuto cambiare il concetto di previsione e prevenzione. La startup della Silicon Valley Theranos era arrivata ad una valutazione di 9 miliardi di dollari.
Ora potrebbe toccare all’Intalligenza Artificiale, Già in passato, un’azienda di drive-thru con clienti come Carl’s Jr., Hardee’s, Del Taco e Checkers, raccontava di automatizzare gli ordini al drive-thru con l’intelligenza artificiale, quindi in grado di essere presi senza intervento umano ma a quanto pare si affidava a lavoratori esterni (sempre nelle Filippine) per il 70 per cento dei suoi ordini, come riportato da Bloomberg nel 2023 . Anche una startup di materia legale presumibilmente automatizzava le richieste di risarcimento per lesioni personali, “si affidava agli esseri umani per completare gran parte del lavoro”, secondo un rapporto di Business Insider del 2024. Innovatore avvisato…
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