Il blitz di Mediobanca scorna la politica ma contempera gli interessi
Mediobanca sceglie di puntare sul risparmio gestito, mollando le Generali a un destino che comunque non poteva presidiare da sola e replica all’offensiva di “Caltavecchio” – la strana coppia tra Francesco Gaetano Caltagirone e il gruppo Luxottica-Del Vecchio che da anni cercava invano di scipparle proprio le Generali – con una scelta industriale interessante, e […] L'articolo Il blitz di Mediobanca scorna la politica ma contempera gli interessi proviene da Economy Magazine.

Mediobanca sceglie di puntare sul risparmio gestito, mollando le Generali a un destino che comunque non poteva presidiare da sola e replica all’offensiva di “Caltavecchio” – la strana coppia tra Francesco Gaetano Caltagirone e il gruppo Luxottica-Del Vecchio che da anni cercava invano di scipparle proprio le Generali – con una scelta industriale interessante, e oggettivamente coerente con la strategia degli ultimi 10 anni: comprare Banca Generali, liberandosi volontariamente della sua quota nelle Assicurazioni Generali.
E’ una mossa forte, che concretizza un “mantra” tante volte ripetuto nel suo “lungo corso” manageriale dal capo di Mediobanca Alberto Nagel: che cioè Mediobanca vedeva nella sua partecipazione in Generali un’ “opzione di valore”, cioè fungibile (in italiano semplice: vendibile) rispetto ad ulteriori opportunità di mercato. Ed eccola qua.
Se riuscisse il colpo, nascerebbe il secondo attore nazionale del mercato del risparmio gestito e del wealth management dopo Fideuram: una bella mossa, in direzione di un settore che tutti le previsioni dicono in crescita.
L’azionariato di controllo di Mediobanca dovrà approvare, in sede di assemblea ordinaria, l’operazione: ma si sa che dentro il capitale della banca che fu di Cuccia i due soci “all’opposizione”, cioè appunto Caltagirone e Del Vecchio, non hanno la forza di bloccare le delibere, e quindi dovranno mettersela in tasca. Anche perché è un’operazione tipicamente
“di mercato”, che all’azionariato istituzionale diffuso, finora comunque sempre schierato con Nagele c ontro Caltavecchio, dovrebbe piacere, per definizione.
E cosa faranno, verosimilmente, i predatori della banca perduta? Cercheranno di bloccare l’Ops di Mediobanca su Banca Generali appellandosi alla passivity rule, ossia a quella norma finanziaria che impedisce a una società oggetto d’Opa come oggi è Mediobanca (da parte di Montepaschi) di fare qualsiasi operazione che cambi il perimetro patrimoniale dell’azienda: ma, appunto, l’operazione non intacca il patrimonio attuale di Mediobanca, ed è questa la tesi che certamente Nagel & C. avranno ben argomentato preparandosi alla possibile, diatriba giudiziaria.
Quindi oggi il controllo di Mediobanca, tra soci stabili e decisionali e soci ormai altrettanto stabili anche se non contano niente (Del Vecchio e Caltagirone, appunto) è al sicuro; e quello delle Generali, con dentro, di nuovo, i due pretendenti e inoltre l’Unicredit con il 6,5%, appare in fondo più forte degli ultimi cinquant’anni, durante i quali è stato affidato al solo pacchetto del 13% controllato da Mediobanca.
Tutto bene, quindi?
Naturalmente no: sarebbe troppo semplice. Il Monte dei Paschi potrà comunque prendere il controllo di Mediobanca, portando avanti la sua Opa, ma il movente effettivo – e quindi mai dichiarato, ma palese – che era quello di garantirsi il dominio sulle Generali, sfuma: andrà avanti o si fermerà?
E il governo Meloni, che autorizzando il Monte a fare quell’Opa era entrato prepotentemente in campo, non fa forse una figura barbina? Assolutamente sì! Perché in materia finanziaria il sovranismo non è un gioco di società, è guerra, strategia, competenze e muscoli.
E il governo italiano oggi non ha strategia – asfissiato com’è dai tatticismi tra alleati – non ha soldi veri da usare e quanto alle competenze… sono almeno discutibili.
A voler vedere la parte piena del bicchiere, però, questa di Mediobanca sembra l’operazione perfetta, anche dal pinto di vista degli interessi nazionali che il governo dice di voler tutelare: non destabilizza le radici italiane della stessa Mediobanca, alla quale dà una chiara vocazione strategica, quella che il mercato le rimproverava di aver perso. Banca Generali che è stata la più bella start-up, ventisette anni fa, del settore, si rafforza. Le Generali possono trovare un nuovo equilibrio molto italiano e molto “protetto” contro scorrerie staniere: basta cheo Del Vecchio, Caltagirone e Unicredit riescano ad andare decentemente d’accordo, anche facendo a meno del controverso asse con Natixis; e il Monte…be’, se andasse avanti sulla sua Opa, potrebbe metter le mani sul nuovo colosso del risparmio gestito creato da Mediobanca, facenco anche sinergie con la sua dinamica ma piccola Widiba…
A rimanere scornati sono gli stranamore della politica. Ma a guardare a chi fa sul serio per determinazione e forze reali, tale Donald Trump, la morale della favola nasce spontanea: questa è l’epoca in cui i mercati contano di più della politica. Non è una gran buona notizia, perché almeno i politici possiamo non votarli più, quando sbagliano, mentre gli oligarchi della finanza ce li teniamo sul groppone finchè vogliono loro: ma la realtà non è quella che ci piace, è quella che è. E se la politica oggi, in Italia come negli Usa, deve pitoccare consenso da dieci califfi del denaro, se l’è meritato. Peraltro, i califfi del denaro un merito hanno: avere i soldi. E se pretendono di comandare senza neanche spenderli, come hanno preteso Caltagirone e Del Vecchio in questo lungo assedio alle Generali, compricchiando senza aver mai deciso di lanciare una vera Opa in denaro, be’… che paghino un pegno ci sta.
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