I robot del futuro? Nascono in Toscana e corrono lungo i binari. «Così mappiamo lo stato di salute dei treni»
Ai robot mobili ci sta pensando Next Generation Robotics, spin-off del Sant’Anna di Pisa specializzata nella robotica ferroviaria. Nata in pandemia, ha recentemente chiuso un round da 4,5 milioni di euro. Il CEO Massimiliano Gabardi: «La nostra collaborazione con Trenitalia riduce i rischi del personale ferroviario. Lavoriamo anche con partner cinesi per implementare il nostro robot ARGO»

La loro casa è la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ma il team di Next Generation Robotics è pronto a fare quel salto che potrebbe portare 12 giovani talenti italiani oltre confine. «Dopo il round da 4,5 milioni di euro, siamo pronti a strutturarci come azienda, far crescere il team e la parte commerciale, con l’obiettivo di diventare una multinazionale europea ed extraeuropea. Guardiamo con interesse anche ai mercati orientali, come la Cina, dove vantiamo già alcune partnership, ma anche l’India e altri Paesi che richiedono la nostra tecnologia. L’UE è già la nostra casa, ora, con un piano sostenibile, vogliamo far crescere la nostra azienda», racconta Massimiliano Gabardi, CEO e co-founder della startup nata in pieno Covid con l’idea di progettare soluzioni avanzate di robotica ferroviaria, combinando Intelligenza artificiale e automazione, per sviluppare sistemi innovativi destinati all’ispezione e alla manutenzione predittiva dei treni e del materiale rotabile. Così da prevenire anche possibili incidenti sul lavoro.
I binari di Next Generation Robotics
«Oggi per la manutenzione dei treni si ha bisogno di fosse di ispezioni e binari sopraelevati che diventano un collo di bottiglia e richiedono l’accesso degli operatori ferroviari sotto al treno. In collaborazione con Trenitalia e con il supporto, dal 2022, del Polo RoboIT per il percorso di trasferimento tecnologico, abbiamo lavorato dapprima come ricercatori presso la Scuola Superiore Sant’Anna e successivamente come azienda per trovare una soluzione che non solo agevolasse questa operazione, ma che facesse in modo di automatizzarla grazie a un sistema robotico scalabile in grado di rendere “smart” un qualsiasi binario dove il treno in sosta possa essere ispezionato dal nostro robot», spiega Antonio Frisoli, vice CEO e coordinatore scientifico di Next Generation Robotics. Sostanzialmente, con questo robot, chiamato “ARGO”, si può eseguire autonomamente l’ispezione del sottocassa dei treni. Per “sottocassa” si intende la parte inferiore dei convogli, che comprende sia la componentistica meccanica di sicurezza come freni, pinze e dischi, che gli elementi relativi agli impianti come i connettori e le tubazioni e quindi tutte quelle parti del treno che richiedono manutenzione e devono essere ispezionate periodicamente dagli operatori. «La nostra soluzione, unica nel panorama italiano, migliora notevolmente il paradigma attuale, l’efficienza operativa e la sicurezza delle infrastrutture. Con ARGO, l’operatore può monitorare l’ispezione da remoto senza più doversi trovare fisicamente sotto il treno nelle fosse di ispezione, come avviene attualmente. E gli algoritmi di Intelligenza artificiale che abbiamo sviluppato sono finalizzati al riconoscimento autonomo di guasti e necessità di intervento. Questo rappresenta un grande vantaggio: con il robot è possibile accedere ai dati di ispezione analizzandoli anche a posteriori, verso logiche di manutenzione predittiva sempre più puntuali. Inoltre, il lavoro dell’operatore diventa più sicuro, riducendo il tempo di permanenza nella fossa di ispezione e l’esposizione ai rischi associati», commentano Massimiliano e Antonio.
Un’idea nata tra i banchi della Sant’Anna
L’idea è arrivata nel 2015, ma durante la pandemia Antonio e Massimiliano si sono trovati a lavorare sulla robotica per la disinfezione degli ambienti: «In quel momento le nostre competenze erano utili per soddisfare alcune necessità di quel drammatico periodo. Io e Antonio ci siamo conosciuti durante la magistrale, lui era il mio relatore di tesi e professore responsabile del gruppo di ricerca. Prima di pensare a Next Generation Robotics abbiamo portato avanti diversi progetti ma, con il passare del tempo, abbiamo maturato entusiasmo e voglia di scommettere su un’idea imprenditoriale e siamo cresciuti insieme in questa progettualità. Oggi nel team siamo più di una decina di persone, anche grazie alle nuove assunzioni che stiamo facendo: entro l’anno vogliamo contare nella nostra squadra tra 20 e 25 esperti», commenta il CEO. Il team è tutto italiano: «Io vengo da Merano, Antonio da Foggia, e con noi ci sono ingegneri provenienti da tutta Italia – continua Massimiliano – Adesso stiamo costruendo anche connessioni a livello internazionale con alcuni istituti tecnici cinesi e stiamo tessendo una rete internazionale di collaborazione che vede interesse nella nostra tecnologia. In particolare, abbiamo avviato un dialogo anche con partner cinesi, Cina oggi è il mercato ferroviario più grande e con una grande propensione verso le tecnologie innovative. Anche lato ricerca, la Scuola Superiore Sant’Anna, di cui da tempo siamo spin-off, ha avviato una collaborazione bilaterale con l’università di ChongQing».
Next Generation Robotics dopo il round
L’ultimo round di Next Generation Robotics è stato guidato da CDP Venture Capital SGR attraverso il fondo Digital Transition – PNRR, con il coinvolgimento del Fondo ToscanaNext, e la partecipazione di RIF-T, il Fondo Cysero EuVeca di AVM SGR, Kilometro Rosso e SIMEST (in qualità di gestore del F. 394/81) assieme a Pariter Robotics e RoboIT, il Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico per la Robotica e l’Automazione industriale nato su iniziativa di CDP Venture Capital e Pariter Partners (che già avevano investito nel precedente round seed della startup da 1 milione di euro). Ora, come accennato, il team di 12 persone, di cui 11 ingegneri, guarda anche fuori dai confini nazionali. «Nel futuro prossimo di Next Generation Robotics c’è l’Europa con Paesi quali la Germania, la Svizzera, la Francia, l’Olanda – commenta il team – Abbiamo concepito questa tecnologia per essere compatibile con i principali standard a livello europeo ma, grazie al sistema di configurazione che abbiamo progettato, è possibile adattare il robot a differenti larghezze dei binari, come quelli del Sud America, che possono essere sia più stretti che più larghi rispetto a quelli italiani. In questo la nostra tecnologia è unica: non ne esistono altre in grado di farlo. ARGO può essere installato e disinstallato sulla rotaia dagli operatori che, qualora sia necessario, possono cambiarne la configurazione». E se dovessero dare alcuni consigli a giovani che provano a trovare nuove soluzioni nel settore deeptech, Antonio e Massimiliano dichiarano: «Non è un settore in cui è facile emergere, laddove c’è un’applicazione importante ci sono anche tematiche di competenza e investimenti che la interessano. Noi abbiamo potuto ereditare 5 anni di ricerca universitaria e pensare di fare lo stesso processo fuori da un istituto universitario sarebbe stato impossibile. Siamo stati fortunati ad avere attratto l’interesse di Trenitalia, che ci ha fatto partecipi delle sue necessità e ci ha aiutati a portare avanti il progetto e crediamo che sia fondamentale valorizzare il trasferimento tecnologico fuori dal mondo universitario. Se ci si mette la passione e ci si impegna fino in fondo, non c’è soddisfazione più grande che vedere i propri progetti che prendono forma».