I ricordi dell’uomo ombra del Papa: “Aveva la fermezza della volontà”
Il comandante Giani, già a capo della Gendarmeria: “Se voleva una cosa doveva essere quella”. Il suo rapporto con la folla? “Lui amava la gente sinceramente, non c’era niente di forzato”

Roma, 23 aprile 2025 – Il ricordo è nitido, e non potrebbe essere altrimenti. “Ero nel mio ufficio e come tutti stavo attendendo l’estito del conclave. C’era stata la fumata bianca e avevamo capito che avevano eletto il papa”.
Comandante Giani, sono passati 12 anni e sei da quando non è più a capo della Gendarmeria, ricorda il primo incontro con papa Francesco?
“Mi chiamò qualcuno dei miei uomini e mi disse che pareva avessero fatto un francescano. Siccome sono francescano, ebbi un sussulto. Allora inizia a ripassare mentalmente i nomi dei cardinali francescani. Poi dopo qualche minuto mi dissero che era il cardinale di Buenos Aires che aveva deciso di chiamarsi Francesco”.
E lo vide subito?
“Salii insieme ad altri accanto alla Sistina. Francesco era vestito già di bianco. Sorrideva ed era sereno. Lo seguimmo fino alla Loggia delle benedizioni”.
Il famoso buonasera.
“Quando rientrò dentro la Loggia chiese un telefono per chiamare Benedetto. Poi scese in ascensore verso san Damaso. Lo avvicinai per indicargli la Mercedes nella quale doveva salire per raggiungere Santa Marta. Mi disse che preferiva andare nel pulmino con gli altri cardinali. Poi ci fu la cena tutti insieme. E anche lì mi stupì”.
Le disse qualcosa di particolare?
“Mi chiamò e mi disse che la mattina successiva voleva andare alla Casa internazionale del clero in via della Scrofa, dove era alloggiato prima di iniziare il conclave. Voleva pagare il conto e prendere la sua roba. Io gli dissi che avremmo fatto noi, che non doveva pagare perché la Casa del clero era del Vaticano e in definitiva era la sua, ma non ci fu niente da fare”.
Lei che pensò di tutti questi fuorionda?
“Li vissi con simpatia. Mi dettero l’idea di un uomo che non aveva assunto ancora la postura da papa, e forse non l’avrebbe mai assunta”.
Molti descrivono Francesco come un uomo all’apparenza gioviale ma che in realtà sapeva essere duro. Lei l’ha visto anni e anni da vicino, come era davvero?
“Aveva la fermezza delle volontà. Se voleva una cosa doveva essere quella. Ricordo che in un viaggio apostolico, mi pare in Asia, mi disse che la mattina dopo voleva andare a visitare una casa di gesuiti, cosa obiettivamente un po’ complicata. Cercai di fargli notare le difficoltà operative. La risposta fu: “Fate come mi pare, io domani vado“. Ovviamente andammo”.
Che rapporto ebbe con Ratzinger?
“Il loro sentimento personale rimase ottimo, fino alla fine. Ricordo il loro primo incontro a Castelgandolfo, io al ritorno ero in elicottero con lui. Quando Francesco salì e per tutto il viaggio era molto commosso”.
Il suo rapporto con la folla?
“Era un rapporto libero. Lui amava la gente sinceramente, non c’era niente di forzato”.
Lei ha servito sotto tre papi. Un aggettivo per ognuno di loro.
“San Giovanni Paolo una grande figura dal carisma epocale, Benedetto XVI l’umiltà che si è abbandonata alla Provvidenza, Francesco il papa che con il suo stile ha mostrato come la misericordia è per tutti la chiave di accesso verso il Signore”.