I referendum di giugno non sono di destra o di sinistra: si parla di sicurezza sul lavoro
di Carlo Sorgi* L’8 e il 9 giugno si potrà votare per cinque referendum presentati da moltissime associazioni sui temi del lavoro e della cittadinanza. Si tratta di referendum abrogativi, quelli per i quali il dettato costituzionale (art. 75, IV comma) prevede la partecipazione della maggioranza degli elettori come condizione di validità. Questa indicazione, che […] L'articolo I referendum di giugno non sono di destra o di sinistra: si parla di sicurezza sul lavoro proviene da Il Fatto Quotidiano.

di Carlo Sorgi*
L’8 e il 9 giugno si potrà votare per cinque referendum presentati da moltissime associazioni sui temi del lavoro e della cittadinanza.
Si tratta di referendum abrogativi, quelli per i quali il dettato costituzionale (art. 75, IV comma) prevede la partecipazione della maggioranza degli elettori come condizione di validità. Questa indicazione, che poteva avere un senso nel 1948, ai giorni nostri con un tasso di astensione che raggiunge e spesso supera il 50% degli elettori rende la prospettiva di successo del referendum – qualunque esso sia – molto difficile da realizzare.
Se si considera, inoltre, che il sesto referendum proposto insieme ai cinque, quello sull’autonomia differenziata, non è stato ammesso dalla Corte Costituzionale, che peraltro con una precedente sentenza ha sostanzialmente svuotato la legge Calderoli, bisogna ammettere che manca un traino molto importante per il possibile raggiungimento del quorum.
Cosa possiamo dire dunque per poter sperare di raggiungerlo, questo benedetto quorum? Certamente un grave errore sarebbe rivolgersi esclusivamente agli elettori di sinistra, sia perché avremmo già perso sia perché, almeno per quello che riguarda i quattro referendum sul lavoro proposti dalla Cgil, non sono di sinistra ma riguardano la totalità dei lavoratori, indipendentemente dalle loro idee. E se questo vale per i contratti a termine e per i licenziamenti, sia per le imprese con più di 15 dipendenti sia per quelle con un numero minore di lavoratori, per il tema della sicurezza sul lavoro sarebbe un assurdo farne un tema esclusivamente di sinistra.
In Italia le morti sul lavoro accertate nel 2024 sono state 1090. Nel settore dei cantieri, le denunce di incidente mortale in occasione di lavoro sempre nel 2024 sono state 797 e sappiamo, da indagini sindacali, che il 70% degli incidenti mortali in edilizia interessa lavoratori in subappalto. Pensiamo soltanto alle stragi con i 5 morti a Casteldaccia (Palermo), i 7 a Suviana (Bologna) e e i 5 della Esselunga a Firenze. E non è un caso: la catena degli appalti e subappalti viene largamente utilizzata per cercare di risparmiare e questo si ottiene pagando bassi salari e riducendo le tutele normative, fra cui, non certo secondarie, quelle che hanno a che fare con la salute dei lavoratori e la loro formazione per la sicurezza.
Uno dei referendum sul lavoro vuole abrogare la norma che esclude la responsabilità in caso di subappalti in capo al vero appaltante, cioè l’impresa committente. Il primo significato di questo referendum è quello di garantire la copertura integrale dei danni subiti dal lavoratore in caso di incidente. Che potrebbe non avvenire soprattutto laddove le aziende appaltatrici sono molto piccole, hanno vita breve e lavorano in violazione delle norme. Il secondo elemento è quello di portare attenzione sul tema degli appalti e della gravità degli aspetti relativi alla sicurezza sul lavoro appunto in caso di appalto: le condizioni di sicurezza sono messe a rischio dai ritmi lavorativi intensi, determinati dall’esigenza di finire i lavori nei tempi prestabiliti a prescindere dalle misure di sicurezza.
Terzo aspetto, probabilmente il più importante, è che con il referendum si allinea il sistema della responsabilità solidale dell’appaltatore committente rispetto agli incidenti sul lavoro a quanto avviene già dal punto di vista dei crediti retributivi. Si tratta di un tipo di tutela che svolge una funzione preventiva perché incentiva le imprese committenti a selezionare imprese appaltatrici che operano regolarmente, appunto per evitare questo tipo di responsabilità in caso di incidente.
Ecco perché il referendum in tema di sicurezza sul lavoro non è di destra o di sinistra, ma un referendum per salvare la vita dei lavoratori, indipendentemente dal loro pensiero politico. Per questo tutti dobbiamo andare a votare.
*Entrato in magistratura nel 1983, dal 2010 in Tribunale a Bologna come giudice del lavoro e nel febbraio 2018 come Presidente della sezione lavoro. In pensione dal giugno 2021. Da sempre iscritto a Magistratura Democratica, sono stato segretario regionale per l’Emilia Romagna. Continuo il mio impegno nel settore del diritto del lavoro come membro del direttivo di Comma 2 lavoro è dignità. Sono coordinatore a Forlì di Costituzione e Democrazia, una iniziativa nata per contrastare i progetti di riforma relativi al Premierato, Autonomia Differenziata e Giustizia nel contesto delle iniziative della Via Maestra.
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