I potenti ostentano un lutto artificioso per la morte di Francesco, ma nel loro intimo gongolano
Ben si sa che il pudore non si addice alla nostra pessima classe politico-giornalistica. E pertanto, senza vergogna, come al solito, Meloni & C. stanno emulando i loro capibastone internazionali – Trump, von der Leyen e compagnia – nel tentativo di neutralizzare, snaturare e distorcere il messaggio di Papa Francesco, il grande leader spirituale mondiale […] L'articolo I potenti ostentano un lutto artificioso per la morte di Francesco, ma nel loro intimo gongolano proviene da Il Fatto Quotidiano.

Ben si sa che il pudore non si addice alla nostra pessima classe politico-giornalistica. E pertanto, senza vergogna, come al solito, Meloni & C. stanno emulando i loro capibastone internazionali – Trump, von der Leyen e compagnia – nel tentativo di neutralizzare, snaturare e distorcere il messaggio di Papa Francesco, il grande leader spirituale mondiale che purtroppo ci ha lasciato qualche giorno fa. Eppure il messaggio di Francesco è stato di cristallina chiarezza, nel condannare senza riserve il riarmo, le devastazioni ambientali e lo sterminio del popolo palestinese.
L’impegno di Francesco per gli esseri umani, le grandi vittime dell’attuale tempestoso crepuscolo dell’Occidente capitalistico, lo ha spinto ad assumere posizioni coraggiose e nette su tutte tali questioni, fino al punto da essere insultato da chi non ha avuto remore a definirlo “putiniano” ed “antisemita”, le categorie nelle quali i pessimi opinion-maker alloggiati a vita nei giornaloni e in tv tentano di relegare chiunque esprima un pensiero critico sui massacri e le devastazioni in atto. Oggi ostentano un lutto artificioso per la morte di Francesco, ma nel loro intimo gongolano per la dipartita di uno dei loro avversari più temibili.
Al di là della grande capacità dell’uomo, che fino all’ultimo ha saputo tenere ben alta la bandiera dell’umanità in un mondo dove ogni giorno l’umanità è calpestata, l’avvento di Francesco e il suo altissimo magistero sono il risultato di una contraddizione sempre più ampia tra la triste e squallida realtà del capitalismo e le istanze più profonde della persona umana della quale in vario modo si fanno interpreti le religioni, qualora intese nel loro senso più autentico. Il dialogo interreligioso ha costituito in effetti un’altra caratteristica saliente dell’impegno di Francesco, che, lungi da ogni integralismo e fondamentalismo, ha sempre teso ad esaltare gli elementi comuni, che consistono nella ricerca della realizzazione della persona umana e nel superamento dei vincoli e condizionamenti di ordine economico, sociale o politico che impediscono tale realizzazione.
In questo senso ben può dirsi che alla base del suo impegno e della sua attività nei dodici indimenticabili anni del suo pontificato sia stata la lotta contro i falsi idoli, in primo luogo il suprematismo religioso che vuole collegare una determinata identità religiosa col dominio colonialista e imperialista, e in secondo luogo il dio denaro, che costituisce oggi la vera religione che unifica le classi dominanti dell’Occidente, nel segno dell’incontrastato prevalere del capitalismo finanziario che causa guerre, cambiamento climatico, diseguaglianze e povertà, sia materiale che morale, crescenti e dilaganti.
Per eliminare definitivamente questo obbrobrio dalla faccia della terra è necessaria un’ampia coalizione fra credenti e non credenti attorno a valori essenziali che, sul versante cristiano, sono quelli evangelici debitamente attualizzati.
Questo Francesco l’aveva capito a pieno, come dimostra l’analisi delle sue encicliche, in particolare Dilexit nos, Fratelli tutti e Laudato si’. Nessuno sforzo di ipocrisia può celare il baratro esistente tra queste limpide e rivoluzionarie posizioni e la triste politica delle classi dominanti, intente a una competizione senza fine e senza senso che ciascuna si illude di poter vincere sfruttando in modo sempre più feroce gli esseri umani e la natura e ponendo le basi della distruzione totale dell’umanità e del pianeta.
Francesco, rovesciando una nefasta tradizione plurimillennaria, ha avuto anche il merito inestimabile di costituire la negazione vivente della religione intesa come “instrumentum regni”. Il che è di fondamentale importanza nel momento in cui le religioni vengono utilizzate dai guerrafondai come ingredienti identitari volti ad armare gli spiriti e le braccia.
Questo grande leader ci ha condotto in direzione opposta e contraria a quella invocata dai profeti dello scontro di civiltà e della supremazia dell’Occidente o dell’Europa armata fino ai denti, che per ritrovare il proprio posto nel mondo parrebbe disposta a scatenare la Terza e definitiva guerra mondiale. Al tempo stesso, affermando l’intrinseca eguaglianza fra gli esseri umani e la loro dignità insopprimibile, invocata anche per i migranti, egli ha colpito duramente la dottrina disumana dei razzisti che non mancano di tentare di evocare qualche fondamento religioso alla loro pretesa di inconsistente superiorità.
In sintesi, il fatto che personaggi come Meloni, Salvini e Tajani, per non parlare dell’abominevole Milei e troppi altri, si dicano cristiani per finalità puramente propagandistiche costituisce senza dubbio un grave attentato alla religione cristiana, minandone a fondo la credibilità. Da questo punto di vista uno dei tanti pregi di Francesco è stato quello di restituire credibilità, colla parola e coll’esempio pratico, e in modo probabilmente irreversibile, a un messaggio millenario di civiltà che va salvaguardato e protetto attuando la sua dottrina senza compromessi.
La misericordia, intesa come capacità di comprendere gli umani, ne rappresenta un pilastro fondamentale, ma non può certo tradursi in acquiescenza ai desideri di sfruttatori e guerrafondai, altrimenti costituirebbe il tradimento delle speranze della stragrande maggioranza.
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