I possibili pull back continuano ad essere un’opportunità
La più grande fonte di incertezza e di rischio per i mercati è la politica tariffaria, fonte di potenziale dell’inflazione e di riduzione della crescita economica. A cura di Antonio Tognoli, Responsabile Macro Analisi e Comunicazione presso Corporate Family Office SIM

Nella sostanziale assenza di dati significati per i mercati in uscita oggi, gli investitori si concentrano sull’inflazione degli Stati Uniti di gennaio attesa per domani, stimata in linea con quella di dicembre e pari al +2.9%.
La crescita economica americana continua a mostrare segnali di slancio nel 2025 e sembra sulla buona strada per tassi di crescita ancora ampiamente positivi, sebbene in rallentamento rispetto al 2024 e nonostante l'incertezza sulla politica commerciale futura.
Dopo una forte conclusione del 2024, con una crescita annuale del 2,8% anno su anno, anche il PIL del primo trimestre sembra sulla buona strada per una crescita del PIL superiore a quella potenziale. Il tracker GDP - Now della Fed di Atlanta indica un robusto tasso di crescita del 2,9% per il primo trimestre, ben al di sopra dei tassi di tendenza dell'1,5%-2,0%.
Il consumatore americano continua a mostrare segni di resilienza. Come sappiamo, i consumi rappresentano circa il 68% del PIL negli Stati Uniti e le famiglie finora continuano a spendere sia in beni che in servizi. I consumi negli Stati Uniti sono cresciuti del 4.2% nel quarto trimestre del 2024, ben al di sopra delle medie a lungo termine di circa il 3%, e al tasso di crescita più alto dell'anno.
Di riflesso, la crescita degli utili aziendali continua a dare risultati positivi. Uno dei principali driver della performance sottostante del mercato azionario è, come sappiamo, la direzione degli utili aziendali. A nostro avviso, gli utili dell'S&P 500 per il 2025 rimangono sulla buona strada per una crescita del 10%-15% YoY.
Ci aspettiamo che sia la componente growth che quella value del mercato contribuiranno alla crescita degli utili quest'anno, il che supporta anche il continuo ampliamento della leadership di settore nel mercato azionario.
Crescita degli utili attesa – Russel 1000 value e growth
Fonte: FactSet e Bloomberg
Mentre guardiamo alla seconda metà di quest'anno, crediamo che le aziende statunitensi presteranno particolare attenzione agli aggiornamenti delle politiche sulle aliquote fiscali aziendali e sulla deregolamentazione. Se la nuova amministrazione statunitense riuscisse a mantenere o ridurre l'attuale politica fiscale aziendale e ad allentare ampiamente le normative, ciò verrebbe generalmente visto favorevolmente in tutti i settori e potrebbe essere il motore di un sentiment positivo del mercato.
Last but not least, il mercato del lavoro. Gli ultimi report sull'occupazione negli Stati Uniti indicano un mercato del lavoro sano e in via di normalizzazione. Ovviamente, quando le famiglie si sentono sicure del loro lavoro e del mercato del lavoro in generale, sono più inclini a consumare e quindi a generare PIL.
Negli Stati Uniti, i posti di lavoro non agricoli aggiunti totali sono stati 143k, leggermente al di sotto delle aspettative di 175k. Tuttavia, gli ultimi due mesi di guadagni occupazionali sono stati rivisti al rialzo, portando la media trimestrale ad un sano 241k, al di sopra della media di 165k degli ultimi 12 mesi. Il tasso di disoccupazione è sceso al 4.0% in gennaio, al di sotto delle aspettative del 4.1% e del dato di dicembre, rimane comunque decisamente al di sotto della media di lungo periodo pari al 5.7%.
Un'area che occorrerà tenere d'occhio è la componente di crescita salariale oraria media, che rimane ancora elevata (anche tenendo conto dell’incremento della produttività) al 4.1%. Va da sè che i livelli attuali potrebbero esercitare una pressione al rialzo sull'inflazione soprattutto da servizi. D'altro canto, una migliore crescita salariale sostiene anche le famiglie e i consumi. Gli incrementi salariali hanno superato il tasso di inflazione negli Stati Uniti da metà del 2023, il che aiuta i dipendenti a portare a casa guadagni salariali reali positivi e dovrebbe supportare una migliore fiducia dei consumatori in generale.
Riteniamo che a momento la più grande fonte di incertezza e di rischio per la crescita economica e dei mercati nel breve termine sia la politica tariffaria. Mentre le tariffe su Messico e Canada sono in pausa (per ora), c'è incertezza sul percorso futuro. I leader dovrebbero riunirsi intorno al 3 marzo per riesaminare e discutere le proposte tariffarie. Inoltre, sono ora in vigore tariffe del 10% dagli Stati Uniti sulle importazioni cinesi e potrebbero aumentare. Insieme, queste tre economie rappresentano circa il 42% del commercio totale degli Stati Uniti, ovvero poco più di 2 trilioni di dollari.
Un aumento dei dazi doganali, su queste economie o più in generale, non solo peserebbe sui consumatori e sul sentiment del mercato, ma potrebbe anche aumentare i prezzi di molti beni esportati e importati dal Canada e esercitare una pressione al ribasso sulla crescita economica. In effetti, da un’analisi della Fed, emerge che i dazi statunitensi nel 2018-2019 hanno contribuito ad un aumento dell'inflazione statunitense dello 0.1% - 0.3% e hanno ridotto la crescita economica dello 0.3% - 0.5%. L'impatto sia sugli Stati Uniti che sul Canada potrebbe essere maggiore questa volta, poiché la portata delle azioni commerciali è potenzialmente più ampia.
Tuttavia, ci sono un paio di fattori attenuanti da considerare sui dazi. In primo luogo, l'inflazione statunitense è scesa al range del 2.5% - 3.0% e, mentre i dazi potrebbero far tornare il tasso di inflazione sopra il 3.0%, non ci aspetteremmo che questa torni al contesto di oltre il 4% che abbiamo visto dopo la pandemia. In secondo luogo, l'amministrazione stessa ha definito i dazi non come una "guerra commerciale", ma in alcuni casi come una guerra alla sicurezza dei confini. Ciò segnala che forse questi dazi vengono considerati come strumenti di negoziazione.
Quale dunque la strategia da adottare con questo scenario: la diversificazione. Nel complesso, nonostante l'incertezza sulle tariffe e sul commercio, il contesto fondamentale rimane favorevole. L’economia statunitense sta crescendo al di sopra del trend potenziale, gli utili aziendali stanno aumentando e il tasso di disoccupazione rimane storicamente basso. E questo mentre potrebbero essere in arrivo potenziali politiche pro-crescita.
Da una prospettiva di mercato, dopo due anni consecutivi di solidi guadagni e bassa volatilità nei mercati azionari, ci aspettiamo di vedere una moderazione dei guadagni e una maggiore volatilità nel breve termine. Continuiamo comunque a credere che gli investitori possano usare i possibili pull back come un’opportunità per diversificare, riequilibrare e aggiungere investimenti di qualità a prezzi migliori nei mercati azionari e obbligazionari. A nostro avviso, per ottimizzare la performance del portafoglio, la diversificazione sarà fondamentale nel 2025. I portafogli diversificati non solo aiutano ad evitare troppa esposizione ad una qualsiasi classe di attività che potrebbe essere a rischio, ma aiutano anche a mantenere i rendimenti quando alcune parti del mercato stanno sovraperformando.
Ad esempio, le società statunitensi a media capitalizzazione generano la maggior parte dei loro ricavi dall'economia interna degli Stati Uniti e potrebbero essere relativamente meno colpite dalle tariffe e beneficiare di aliquote fiscali più basse. Le obbligazioni investment-grade potrebbero anche svolgere un ruolo di diversificazione nei portafogli, specialmente in periodi in cui gli investitori cercano asset rifugio.
Continuiamo a favorire i settori value, difensivi e ciclici come parte di un paniere diversificato. Crediamo che alcuni settori, come le auto statunitensi, saranno sfidati se i dazi dovessero aumentare con i partner nordamericani, dato che gli Stati Uniti sono un importante importatore di parti di automobili da Messico e Canada. Ma è probabile che l'indice più ampio regga meglio dei settori sensibili al commercio e delle azioni internazionali.
Senza una recessione o la ripresa degli aumenti dei tassi della Fed, a nostro avviso poco probabili, (anche politicamente non compatibile con “Make America Great Again”), non ci aspettiamo una prolungata flessione del mercato indotta dai dazi. Probabile invece che, come spesso accade, pull back a breve termine si verifichino all'interno del più ampio mercato rialzista.