I fattori di rischio per la filiera agroalimentare nel report Bcg

Il report Bcg (Boston Consulting Group) in collaborazione con Quantis indaga le minacce a alla filiera agroalimentare che potrebbero, in un futuro non troppo lontano, influire in modo significativo sulla possibilità delle persone di accedere agli alimenti. Le cause primarie: il cambiamento climatico e le tensioni geopolitiche. La filiera agroalimentare nel rapporto Bcg Difficoltà nel reperire il cibo sugli scaffali dei supermercati, variazioni di prezzo importanti: è lo scenario prefigurato dal rapporto Boston Consulting Group (Building resilience in agrifood supply chains) che prende come riferimento le stime dell'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità): una persona su 11 nel mondo sperimenta già oggi l'insicurezza alimentare. 2050 - La data entro la quale la produzione agricola mondiale potrebbe ridursi del 35%, sia per le colture di base che per le altre. Il report ha realizzato un modello dell'accelerazione dei fattori di stress ambientale per 15 coltivazioni chiave, banane, cacao, caffè, cotone (per il suo impatto sull'industria tessile e nella rotazione per l'agricoltura sostenibile), arachidi, mais, cipolla, olio di palma, patate, riso, soia, barbabietole da zucchero, canna da zucchero, the, pomodoro e grano. Corrispondono al 65% della produzione agricola mondiale e al 70% dell'apporto calorico. L'impatto del calo di produzione dal 2020 al 2050 L'esempio della coltura del riso - Il riso contribuisce al 22% dell'apporto calorico globale (il grano il 23%) e la sua produzione si prevede diminuirà del 9% entro il 2050, a causa dei primi 5 produttori che ridurranno il proprio contributo del 18%. In particolare la discesa riguarderà i 3 principali paesi produttori (ad oggi contribuiscono pr il 40%): India (-18%), Bangladesh (-15%) e Indonesia (-12%). Non solo difficoltà a reperire il cibo, ma anche impatti derivati sul Pil dei Paesi produttori: Bcg stima perdite fino a 4 miliardi di dollari per Bangladesh e Vietnam, di 9 miliardi per l'India e 6 miliardi per la Cina. Anche i margini di guadagno potrebbero scendere del 30-40%, così da impedire ai produttori di mantenere le proprie colture efficienti. Tra gli indicatori colti da Bcg per l'agroalimentare c'è la volatilità delle catene di approvvigionamento, che post pandemia è la più alta mai registrata, con un rapporto x2 o x3 nel 2024 rispetto al 2020. Le colture analizzate sono riso (colpita dal fenomeno El niño e dal taglio dell'export in India), grano (sul quale ha pesato la guerra in Ucraina) e cacao (colpito dal meteo avverso in Africa).   I modelli che causano la vulnerabilità 1 - Dipendenza da poche colture e aree strategiche: l'India per esempio è responsabile di circa il 40% della produzione globale di riso con Bangladesh e Indonesia. Se queste poche aree subiscono un arresto, la produzione può scendere del 54% entro il 2050. 2 - L'impatto sui prezzi determinato dalla concentrazione geografica della produzione. Se oltre il 60% del cacao a livello mondiale proviene da Costa d'Avorio e Ghana, sono queste produzioni a fissare i prezzi: a dicembre 2024 si è arrivati a 13.000 dollari per tonnellata di cacao. Ad oggi non esistono aree di produzione alternative. 3 - L'uniformità genetica delle colture amplifica il rischio di collasso agricolo. La standardizzazione fa risparmiare la produzione e il trasporto, ma una malattia o una mutazione possono compromettere l'approvvigionamento mondiale. Un esempio: la banana Cavendish che rappresenta il 95% delle banane in commercio, senza che esista una varietà alternativa pronta a sostituirla. 4 - Carenza di innovazione di fronte alle crisi climatiche, per ragioni culturali o economiche. Di conseguenza gli agricoltori non hanno alternative in caso di eventi metereologici estremi o malattie fungine. Le possibili soluzioni a preservazione delle filiere Il rapporto presenta delle proposte di lavoro per tutelare la filiera agroalimentare. Si tratta di innovazione genetica, per sviluppare colture adatte al nuovo clima, di agricoltura rigenerativa, a tutela dei suoli e della biodiversità, di logistica sostenibile e digitalizzazione della filiera. La chiave è l'attivazione di partnership tra clienti e fornitori, così da ottimizzare le risorse e garantire la stabilità delle filiere agroalimentari. L'articolo I fattori di rischio per la filiera agroalimentare nel report Bcg è un contenuto originale di Mark Up.

Mag 13, 2025 - 22:54
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I fattori di rischio per la filiera agroalimentare nel report Bcg
agroalimentare Bcg

Il report Bcg (Boston Consulting Group) in collaborazione con Quantis indaga le minacce a alla filiera agroalimentare che potrebbero, in un futuro non troppo lontano, influire in modo significativo sulla possibilità delle persone di accedere agli alimenti. Le cause primarie: il cambiamento climatico e le tensioni geopolitiche.

La filiera agroalimentare nel rapporto Bcg

Difficoltà nel reperire il cibo sugli scaffali dei supermercati, variazioni di prezzo importanti: è lo scenario prefigurato dal rapporto Boston Consulting Group (Building resilience in agrifood supply chains) che prende come riferimento le stime dell'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità): una persona su 11 nel mondo sperimenta già oggi l'insicurezza alimentare.

2050 - La data entro la quale la produzione agricola mondiale potrebbe ridursi del 35%, sia per le colture di base che per le altre.

Il report ha realizzato un modello dell'accelerazione dei fattori di stress ambientale per 15 coltivazioni chiave, banane, cacao, caffè, cotone (per il suo impatto sull'industria tessile e nella rotazione per l'agricoltura sostenibile), arachidi, mais, cipolla, olio di palma, patate, riso, soia, barbabietole da zucchero, canna da zucchero, the, pomodoro e grano. Corrispondono al 65% della produzione agricola mondiale e al 70% dell'apporto calorico.

agroalimentare Bcg
L'impatto del calo di produzione dal 2020 al 2050

L'esempio della coltura del riso - Il riso contribuisce al 22% dell'apporto calorico globale (il grano il 23%) e la sua produzione si prevede diminuirà del 9% entro il 2050, a causa dei primi 5 produttori che ridurranno il proprio contributo del 18%. In particolare la discesa riguarderà i 3 principali paesi produttori (ad oggi contribuiscono pr il 40%): India (-18%), Bangladesh (-15%) e Indonesia (-12%).

Non solo difficoltà a reperire il cibo, ma anche impatti derivati sul Pil dei Paesi produttori: Bcg stima perdite fino a 4 miliardi di dollari per Bangladesh e Vietnam, di 9 miliardi per l'India e 6 miliardi per la Cina. Anche i margini di guadagno potrebbero scendere del 30-40%, così da impedire ai produttori di mantenere le proprie colture efficienti.

Tra gli indicatori colti da Bcg per l'agroalimentare c'è la volatilità delle catene di approvvigionamento, che post pandemia è la più alta mai registrata, con un rapporto x2 o x3 nel 2024 rispetto al 2020. Le colture analizzate sono riso (colpita dal fenomeno El niño e dal taglio dell'export in India), grano (sul quale ha pesato la guerra in Ucraina) e cacao (colpito dal meteo avverso in Africa).

 

I modelli che causano la vulnerabilità

1 - Dipendenza da poche colture e aree strategiche: l'India per esempio è responsabile di circa il 40% della produzione globale di riso con Bangladesh e Indonesia. Se queste poche aree subiscono un arresto, la produzione può scendere del 54% entro il 2050.

2 - L'impatto sui prezzi determinato dalla concentrazione geografica della produzione. Se oltre il 60% del cacao a livello mondiale proviene da Costa d'Avorio e Ghana, sono queste produzioni a fissare i prezzi: a dicembre 2024 si è arrivati a 13.000 dollari per tonnellata di cacao. Ad oggi non esistono aree di produzione alternative.

3 - L'uniformità genetica delle colture amplifica il rischio di collasso agricolo. La standardizzazione fa risparmiare la produzione e il trasporto, ma una malattia o una mutazione possono compromettere l'approvvigionamento mondiale. Un esempio: la banana Cavendish che rappresenta il 95% delle banane in commercio, senza che esista una varietà alternativa pronta a sostituirla.

4 - Carenza di innovazione di fronte alle crisi climatiche, per ragioni culturali o economiche. Di conseguenza gli agricoltori non hanno alternative in caso di eventi metereologici estremi o malattie fungine.

Le possibili soluzioni a preservazione delle filiere

Il rapporto presenta delle proposte di lavoro per tutelare la filiera agroalimentare. Si tratta di innovazione genetica, per sviluppare colture adatte al nuovo clima, di agricoltura rigenerativa, a tutela dei suoli e della biodiversità, di logistica sostenibile e digitalizzazione della filiera. La chiave è l'attivazione di partnership tra clienti e fornitori, così da ottimizzare le risorse e garantire la stabilità delle filiere agroalimentari.

L'articolo I fattori di rischio per la filiera agroalimentare nel report Bcg è un contenuto originale di Mark Up.