I cervelli come campo di battaglia: "La Tecnopolitica militarizza il mondo"

Asma Mhalla esplora in Tecnopolitica come la Tecnologia Totale e Big Tech minacciano la democrazia e lo stato di diritto.

Apr 2, 2025 - 07:34
 0
I cervelli come campo di battaglia: "La Tecnopolitica militarizza il mondo"

"I nostri cervelli", disse nel 2018 James Giordano, neuroscienziato e professore di bioetica durante una conferenza a Westpoint, "saranno i campi di battaglia del XXI secolo". Un’affermazione forte e di sicuro effetto, visto anche il luogo scelto (l’Accademia militare più famosa del mondo), ma anche – in quel momento – piuttosto nebulosa. Asma Mhalla, nel suo ambizioso volume Tecnopolitica, uscito in Francia l’anno scorso e ora tradotto in italiano (da Chiara Bongiovanni) grazie all’editore Add, riporta la frase all’inizio di un capitolo intitolato “La guerra cognitiva in democrazia“, ma si può dire che l’intero libro è dedicato alla “dimostrazione“ della tesi di Giordano.

Mhalla ieri a Firenze, ospite dell’Institut français, ha ricordato che Elon Musk, il più esibizionista dei “nuovi oligarchi“ di Big Tech, al momento di prendersi Twitter (poi ribattezzato X), aveva spiegato l’acquisto con il fine di "toccare tutti gli aspetti delle nostre vite". I nostri cervelli, dunque, sono un “obiettivo“, la materia prima per la ridefinizione in corso di tutti i concetti chiave della nostra convivenza: sovranità, democrazia, stato di diritto. In Tecnopolitica Asma Mhalla si sforza di indicare le nuove coordinate della società globale, introducendo concetti come Big State, il “nuovo Stato“ post liberale e post democratico che dà vita alle odierne tecnopotenze in dialogo con Big Tech; come “InfraSistema“, ossia l’insieme delle tecnologie e infrastrutture inteconnesse e soprattutto il concetto di “Tecnologia Totale“, inteso come un progetto economico, politico, tecnologico, ideologico che ha come sbocco naturale, dice Mhalla, "il controllo del mondo", attraverso la sua militarizzazione.

La Tecnologia Totale raccoglie tutte le sfide del presente, dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale alla sorveglianza tecnologica della popolazione, fino al controllo (ma anche la distorsione) dell’informazione: tutti processi ampiamente in corso e dominati da Big Tech. Secondo Mhalla i vari Musk, Zuckerberg, Thiel, Bezos, cioè i “signori“ della Silicon Valley accorsi alla corte di Donald Trump durante la cerimonia di insediamento-incoronazione alla Casa Bianca, non sono semplici oligarchi. Sono qualcosa di più, perché Big Tech non è solo un sistema economico, ma anche un soggetto politico e ideologico che ha un enorme punto di forza: il controllo esclusivo delle infrastrutture tecnologiche che condizionano la vita quotidiana di miliardi di persone.

"Quelle digitali", ecco il cuore della teoria di Asma Mhalla, una teoria che è anche un potente grido di allarme, sono "tipiche tecnologie duali. Hanno cioè un volto civile ma sono anche militari". Lo scontro geopolitico, spiega Mhalla, è fra due tecnopotenze: quella che unisce Big Tech e il Big State statunitense (la Silicon Valley e Trump, con Musk come trait d’union) e quella cinese, con il suo comunismo capitalista non troppo diverso dal suo rivale. "Il confine fra Tecnologia Totale e totalitarismo", dice Mhalla, "è piuttosto labile" e perciò il destino della democrazia pare segnato. "Il confronto fra tecnopotenze", dice la studiosa, "ha sullo sfondo la dimensione militare, ma intanto si svolge sul piano economico e nel cyberspazio. Contano le narrazioni, le percezioni del mondo, mentre i fatti scompaiono. Poiché la tecnologia è duale, ciascuno di noi è suo malgrado un soldato, arruolato sul campo di battaglia nel quale ci troviamo".

Stiamo quindi assistendo alla militarizzazione del mondo e c’è poco spazio, in questa contesa, per la democrazia che conosciamo. Mhalla dice di temere per la sopravvivenza stessa dello stato di diritto, concetto nato in Occidente ma poco compatibile con l’affermazione della Tecnologia Totale. Asma Mhalla insegna a Science Po a Parigi ma è nata in Tunisia e rivendica la sua doppia appartenenza, inoltre è donna: è una postura, la sua, particolarmente adatta a una critica serrata della Tecnopolitica, dominata da maschi bianchi, ricchissimi, spregiudicati. La sua analisi è dirompente, impietosa e a primo acchito scoraggiante: come opporsi, concretamente, alla Tecologia Totale? L’Europa, dice Mhalla, potrebbe avere un ruolo, ma si tratterebbe di immaginare nuovi diritti, a cominciare dalla libertà cognitiva, e disporre di infrastrutture tecnologiche a controllo pubblico, nella dimensione giuridica dei “beni comuni“. E poi c’è la dimensione individuale. "Ciascuno di noi", dice Mhalla, "dovrebbe riprendere il controllo dei propri strumenti, sottrarsi al “bombardamento“ di informazioni e alla sorveglianza continua". Insomma, poiché siamo soldati in una guerra che non vogliamo, dovremmo intanto disertare.