Cuta, Nox e CamilWay, finalisti di Nuova Scena 2: “Per un artista è essenziale l’originalità”

Lunedì 14 aprile è andata in onda la finale di Nuova Scena 2, la seconda stagione del rap show di Netflix che ha visto trionfare Cuta con il suo inedito Sedicenne Incinta (prod. Junior K), superando gli altri due finalisti Nox con l’inedito Zin Zin (prod. Madfingerz) e CamilWay con Nuova vita (prod. Yung Snapp). Se […] L'articolo Cuta, Nox e CamilWay, finalisti di Nuova Scena 2: “Per un artista è essenziale l’originalità” proviene da All Music Italia.

Apr 18, 2025 - 15:04
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Cuta, Nox e CamilWay, finalisti di Nuova Scena 2: “Per un artista è essenziale l’originalità”

Lunedì 14 aprile è andata in onda la finale di Nuova Scena 2, la seconda stagione del rap show di Netflix che ha visto trionfare Cuta con il suo inedito Sedicenne Incinta (prod. Junior K), superando gli altri due finalisti Nox con l’inedito Zin Zin (prod. Madfingerz) e CamilWay con Nuova vita (prod. Yung Snapp).

Se vuoi ascoltare tutti gli inediti dei finalisti di Nuova Scena 2, è disponibile una playlist ufficiale su Spotify.

A poche ore dalla finale, inoltre, abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere con il vincitore e con tutti e tre i finalisti di Nuova Scena 2, tra insegnamenti portati a casa, aspettative, l’importanza del dialetto calabrese per CamilWay e l’essere originali senza essere troppo attaccati ai numeri e ai followers.

NUOVA SCENA 2, LE PRIME IMPRESSIONI DEI FINALISTI

Si parte subito con le impressioni riguardo il loro percorso all’interno dell’industria musicale e in che modo la loro partecipazione a Nuova Scena 2 ha cambiato la loro prospettiva su ciò.

CamilWay sottolinea fin da subito l’importanza che ha avuto la sua partecipazione allo show sulla popolazione più grande – soprattutto calabrese – nei confronti della sua musica:

«Da quando è finito il programma la mentalità della gente, soprattutto over 50, è cambiata e non me lo sarei mai aspettato. Quando sono sceso a Crotone mi hanno detto grazie per quello che ho fatto per la mia terra, quindi forse sto facendo qualcosa di bello e positivo nella mia vita. Questo mi ha dato Nuova Scena, sono ancora incredulo».

Cuta invece riflette di più dal punto di vista artistico:

«Il percorso per me è sempre lo stesso perché la musica che ho fatto prima di Nuova Scena è la stessa. Il programma mi ha insegnato, anche per le modalità, la necessità e la velocità di arrivare al primo colpo. Mi ha aiutato anche a semplificare il linguaggio, forse anche troppo, un valore aggiunto rispetto a prima».

Per Nox invece è stata una palestra che lo ha aiutato a gestire l’ansia da palcoscenico e che gli ha permesso per la prima volta di esibirsi ad un pubblico ampio:

«Per me è stata una vera e propria palestra a livello di esperienza live perché io, provenendo dalla Valle d’Aosta, non ho mai avuto occasione di esibirmi dal vivo e girare per suonare»

«Nuova Scena mi ha dato la possibilità di portare la mia musica all’interno di un contesto molto più ampio, di fare soprattutto gavetta a livello artistico e psicologico, come muovermi sul palco e come gestire l’ansia, anche se non ho mai avuto ansia da palcoscenico perché non l’ho mai provata. Ho dovuto lottarci, è stata una lotta contro me stesso. La paura di sbagliare è peggio di qualsiasi altra cosa perché se non riesci a contrastare le aspettative, la pressione ti butta a terra»

Giudici: Geolier, Fabri Fibra, Rose Villain

GLI INSEGNAMENTI DI NUOVA SCENA 2

Tutti e tre i finalisti portano a casa degli insegnamenti specifici da questa esperienza, anche grazie ai consigli dei giudici: Fabri Fibra, Geolier e Rose Villain.

CamilWay: «Come consiglio mi porto dietro quello di portare l’italiano nei miei pezzi. Poi ho scoperto anche di saper cantare, dato che non ci ho mai provato, ma ho avuto il coraggio di farlo in finale e secondo me è andata bene. Posso dire di saper cantare e ora lo mostro»

Cuta: «Più che un insegnamento o consiglio che mi è stato dato direttamente, è una valutazione a posteriori su tutto quanto: alla fine fare quello che ci compete è la cosa migliore in ogni caso. Non bisogna ragionare in ottica televisiva solo perché si è in televisione, soprattutto se sei un rapper. Io ho fatto la mia musica come la facevo fuori e questo ha fruttato».

Nox analizza invece i consigli ricevuti da Fabri Fibra:

«Un consiglio che mi è stato dato è quello di non metterci tanta foga. Sono una persona che ha bisogno di sfogare la propria rabbia e io lo facevo tramite la musica. Ero tanto arrabbiato e mi piaceva far arrivare questa cosa all’ascoltatore, così in qualche modo si immedesima in me, voglio che quell’emozione che sto provando in quel momento la provi anche lui»

«Fabri Fibra mi aveva detto che sono carismatico, ma che alcune parole non le capiva perché finivo per mangiarmi le parole. Questo è un insegnamento che mi porterò dietro per poterlo bilanciare bene con la mia musica. Io vado su un palco perché voglio lasciare qualcosa, sempre, indipendentemente da come va a finire»

CAMILWAY E IL DIALETTO CALABRESE

CamilWay ha da sempre come suo marchio di fabbrica l’utilizzo del dialetto calabrese nei suoi testi e nella sua musica. Gli chiediamo come ha capito che potesse essere il modo giusto e vincente dal punto di vista musicale per potersi esprimere e se potesse inizialmente essere un limite:

«Ho iniziato a scrivere in calabrese da persona ignorante, non sapendo scrivere in italiano e anche non sapendo che poi alle persone sarebbe arrivato in modo così profondo. Non ho mollato, ci ho creduto tanto. Da me [in Calabria, ndr.] è tutto un sogno perché non siamo abituati a calcare questi palchi e vedere tutte queste cose»

«Cantare in calabrese non mi dà alcun problema, anzi, vedo che alla gente sta piacendo quindi mi sto dicendo “è stato capito il dialetto napoletano, perché non può quello calabrese?”. Questa è la mia decisione, portare sempre il calabrese, non lo lascerò mai e come ha detto Fabri Fibra, quando vedo che la gente mi perde riprendo l’italiano per far capire cosa sto dicendo e poi torno con il dialetto. Voglio far entrare la Calabria nella testa delle persone»

«Con Netflix ho capito che non ci sono limiti, anche perché sono arrivato in finale. Anche con le persone parlavo in dialetto perché tanto ci sarebbero stati i sottotitoli. La mia gente ha apprezzato perché sono stato autentico, non mi sono nascosto e ho portato l’onore dei miei compaesani e del calabrese».

CamilWay è uno dei tre finalisti di Nuova Scena 2

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“HA VINTO IL RAP”: L’OPINIONE DI CUTA

Sui social e non solo, si può leggere che a Nuova Scena 2 abbia “vinto il rap”, come se Cuta rappresentasse davvero la nuova scena dell’hip hop italiano. Gli viene quindi domandato come ci si sente ad avere una tale responsabilità:

«Io faccio questa roba perché mi piace fare rap. Sono contento che tutto ciò sia arrivato e del motivo per cui mi vengono dette queste cose. Alla fine io sono questo e ti dirò di più: secondo me non è solo il mio modo di approcciarmi al fare musica, ma anche il mio approccio alla televisione, che è stato un approccio rap. So quasi solamente rappare e su questa cosa i miei amici mi prendono spesso in giro perché quando parlo dico sempre stupidaggini, roba sulla f*ga o affermazioni democristiane»

«Sono contento di tutto, al di là di come è arrivata questa cosa: con una mentalità da underdog, sono riuscito a prendere il mio spazio in un contesto molto diverso dal solito».

Cuta è il vincitore di Nuova Scena 2

NOX E LA SUA CREDIBILITÀ ARTISTICA

Per Nox arriva anche il momento di analizzare le parole di Fabri Fibra in finale, dove gli viene detto che non doveva vincere perché, al contrario di Cuta, poi vincitore di Nuova Scena 2, non rappresentava il rap.

In effetti, Nox porta un mix di generi, la cui matrice però rimane sempre quella rap. Gli viene quindi domandato quanto lui si senza effettivamente un rapper e quanto il rap abbia contribuito alla sua formazione artistica e personale:

«Sono cresciuto ascoltando Eminem. Poi parliamo di un contesto in cui io sono l’unico marocchino cresciuto in un paesino con tutti italiani e poco aperto in Valle d’Aosta ed Eminem mi rappresentava molto: era il bianco in mezzo ai neri e io sono il nero in mezzo ai bianchi. Avevo così tanta rabbia che venivo spinto dal fatto che lui ha fatto cambiare alle persone l’idea che si erano fatte di lui anche grazie alla musica e anche io vorrei fare questa cosa qui per sentirmi più accettato»

«Poi nel rap devi portare un messaggio e io porto quello della fierezza. Vengo dalla povertà, non vengo qui per atteggiarmi da gangster ma vado ricercando la credibilità che nel rap è importante, non faccio finto vittimismo. Quando però porto la credibilità, mi si punta il dito contro perché porto una situazione di degrado. Io ho portato il mio, le emozioni che in quel momento sentivo di portare, quindi in realtà sono molto felice di come è andata, indipendentemente da chi ha vinto perché sono molto grato dell’opportunità che mi hanno dato, non avevo più speranze»

Nox è uno dei finalisti

IL VALORE PIù IMPORTANTE PER UN RAPPER

Si chiude con una domanda che ormai è diventata un tarlo nella testa di tutti gli aspiranti artisti emergenti, in un mercato musicale ormai saturo: qual è il valore più importante per un rapper per sopravvivere, appunto, in questo mercato.

CamilWay si apre ad una riflessione molto intelligente e non scontata:

«Sicuramente non è stare dietro ai followers perché un giorno quei followers potrebbero non esserci più, bisogna guadagnarseli. Io faccio musica perché mi piace sfogarmi, soprattutto contro la gente che non ci calcola, tra cui politica e stato. Poi se la gente mi ascolta bene, altrimenti fa nulla. Io sono andato su Netflix per far ascoltare la mia voce a più persone, altrimenti non veniva più ascoltata. Mi sfogherò sempre sulle mie tracce, che ci siano numeri o no, però voglio mandare dei messaggi positivi come quelli mandati su Netflix».

Chiude Cuta, in linea con il pensiero del suo collega:

«Secondo me quello che è essenziale per un artista, detto però da una persona che essenzialmente non è detto che lo sarà, è l’originalità di stile e nell’essere. Come dice CamilWay, stare dietro ai followers e ai numeri è una delle caratteristiche che nel momento in cui riesci a ignorarla, ti rendi originale dal punto di vista dell’essere. Per un artista è essenziale non dipendere dai numeri per stare tranquilli senza dipendere da altri per fare la propria musica»

«La gente pensa che il datore di lavoro degli artisti siano le etichette, ma in realtà è il pubblico. Questa cosa se non la gestisci bene, ti può far soffrire molto ed è per questo che parlo di originalità di stile nel raccontarsi e nell’essere. Il mercato è saturo, non è più solo questione di bravura e anche quando lo è, ci sono mille artisti bravi quanto te, quindi devi solo essere te stesso».


Foto a cura dell’ufficio stampa

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