“Ho pensato veramente di morire per il cancro, è stato liberatorio”: lo rivela Mark Hoppus dei Blink-182
Senza filtri e sempre con la schiettezza che lo contraddistingue, il bassista della band Blink-182 che si è formata nel 1992, Mark Hoppus, in una intervista a The Guardian, in occasione della presentazione del libro libro “Fahrenheit-182: A Memoir“, ha raccontato del suo incontro ravvicinato con il cancro che è entrato prepotentemente nella sua vita […] L'articolo “Ho pensato veramente di morire per il cancro, è stato liberatorio”: lo rivela Mark Hoppus dei Blink-182 proviene da Il Fatto Quotidiano.

Senza filtri e sempre con la schiettezza che lo contraddistingue, il bassista della band Blink-182 che si è formata nel 1992, Mark Hoppus, in una intervista a The Guardian, in occasione della presentazione del libro libro “Fahrenheit-182: A Memoir“, ha raccontato del suo incontro ravvicinato con il cancro che è entrato prepotentemente nella sua vita nel 2021. Dunque dopo il lockdown il musicista ha scoperto un nodulo sulla spalla. Dopo vari accertamenti clinici il responso terribile: un linfoma diffuso a grandi cellule B.
“Ho pensato davvero che sarei morto. – ha dichiarato Hoppus – In un certo senso, è stato assolutamente liberatorio. Ho trascorso tutta la mia vita ipervigilante, pensando: qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere? E, oh, è qui ora, la devo gestire e continua a fare schifo”.
I ricordi poi si spostano sulla difficoltà della terapia e delle sue conseguenze sul corpo: “Il dolore fisico e l’esaurimento della chemio, mescolati agli steroidi e a tutti gli altri farmaci, mi hanno semplicemente distrutto per mesi e mesi. Ma mi ha riportato amicizie che non avevo da anni. Ha guarito la mia amicizia con Tom DeLonge (il cantante storico della band, ndr): dal primo giorno, lui era tipo: ‘Di cosa hai bisogno? Ci sono.’ In quell’amicizia e nell’amore e nel supporto delle persone intorno a me, ho pensato: sai cosa? Ho avuto una vita piuttosto fantastica”.
In quel periodo Hoppus ha postato una foto sul lettino d’ospedale: “È stato il miglior errore che abbia mai fatto, di gran lunga. Ho sofferto da solo in silenzio per così tanto tempo perché pensavo che, una volta scoperto che avevo il cancro, l’opinione che le persone avevano di me sarebbe cambiata. In generale, nella vita, ho pensato che quando le persone si ammalano o si feriscono in qualche modo, vengono lasciate indietro, tipo: ‘OK, ora sei qui in una categoria diversa’. Ma mi sbagliavo”.
Il musicista poi ha raccontato alcuni aspetti della sua vita privata e anche il fatto che ha dovuto a che fare con la salute mentale, in particolare una depressione legata una violenta forma di germofobia (la paura marcata, eccessiva e irragionevole dei germi, ndr).
“Per decenni i miei genitori non si sono parlati ed è stato orribile crescere. – ha raccontato – Mi sono sempre sentito come se fossi stato messo in mezzo perché dovevo discutere io con entrambe le parti, proteggere mio padre da mia madre, proteggere mia madre da mio padre, proteggere mia sorella da entrambi. La mia personalità è diventata quella del mediatore, il ragazzo che cerca di rendere tutti felici e far sì che tutti siano a posto. Questo è ciò che amo del suonare il basso: è quella cosa tra la batteria e la chitarra che unisce tutto”.
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