Good American Family, la serie su una verità incerta e scomoda
In onda da pochi giorni su Disney+, la Serie Good American Family sta confermando anche in Italia gli ottimi riscontri di pubblico già ottenuti sia negli Stati Uniti che in Inghilterra. Una storia che nasce dalla cronaca e che fa pensare…

Si intitola Good American Family e ha avuto il merito di illustrare una realtà complicata, come quella delle adozioni, attraverso un fatto di cronaca reale che ha scatenato un notevole dibattito negli Stati Uniti.
La vicenda è quella di Natalia Grace, una bimba di sette anni affidata ai servizi sociali per una adozione non semplice considerando le sue condizioni, sia fisicamente che psicologicamente, molto problematiche. Natalia arriva dall’Ucraina – quando viene raccontata la storia di guerra ancora non si parla – ed è affetta da nanismo.
Good American Family, una trama che sfida le certezze
La serie racconta la storia di Kristine e Michael Barnett, una normalissima coppia del Midwest americano che decide di superare alcune difficoltà con una adozione. Sono convinti che adottare un bimbo possa dare solidità al loro rapporto ma anche al loro nucleo familiare che conta già tre figli. Una prima adozione non va a buon fine. E quando si crea la possibilità di una seconda adozione, nonostante le difficoltà, i Barnett non ci pensano due volte. E partono per andare a prendere la bimba che è stata respinta dopo un mese da un’altra famiglia.
Ci sono molti aspetti poco chiari: una richiesta economica ingente da parte dell’associazione che si occupa dell’affidamento, ma anche i motivi per cui la famiglia precedente non l’abbia voluta. Tutto scompare davanti al fatto che la bimba quando li incontri ostenti una dolcezza straordinaria. Salvo poi rivelarsi estremamente irritabile e capricciosa.
Una bimba pericolosa
I dubbi crescono quando Natalia Grace arriva a casa tra comportamenti poco chiari della bimba, alcuni dei quali pericolosi e molto scaltri: da autentica manipolatrice. Il quadro si fa più chiaro con il passare degli episodi – otto in tutto da 50’ l’uno: e i Barnett facendo alcune ricerche cominciano a sospettare che Natalia non sia chi dice di essere. E che per la verità non sia nemmeno una bambina, ma un’adulta che finge di esserlo. Una convinzione che li porta a prendere decisioni drastiche, tra cui l’abbandono di Natalia in un appartamento e la fuga in Canada. La storia in realtà parte proprio da qui: da Kristine che viene arrestata durante una convention in cui parla di affidamenti e adozioni con l’accusa di abbandono di minore…
Good American Family, un cast stellare
La protagonista è Ellen Pompeo, star di Grey’s Anatomy. Una performance intensa e sfaccettata e sfaccettata la sua, che si adatta perfettamente al ruolo molto posato e volutamente piatto di Mark Duplass, marito insoddisfatto e incompleto, alla ricerca di un equilibrio labile e latente.
Strepitosa Imogen Faith Reid, una Natalia Grace inquietante che traduce sullo schermo tutta la complessità di un personaggio difficile da scrivere. Figuriamoci interpretarlo.
Una narrazione a più voci
La serie si distingue per la sua struttura narrativa che presenta i fatti da diverse prospettive, permettendo agli spettatori di esplorare i vari punti di vista dei personaggi coinvolti. Un approccio versatile che mette in luce i pregiudizi, i traumi e le motivazioni che guidano le azioni dei protagonisti, offrendo una visione più completa e sfumata della vicenda. Anche se alla fine la verità è quella riportata dalla cronaca: che è sconcertante.
Perché l’adozione che doveva cementare la famiglia finirà per seppellirla: e la bimba adottata diventerà una celebrità. Con tanto di ingaggi ricchissimi e copertina su People… Ma questa è la storia vera.
Accoglienza e critica
Good American Family ha ricevuto recensioni miste dalla critica. Su Rotten Tomatoes, la serie ha ottenuto un punteggio del 53%, mentre su Metacritic ha raggiunto un punteggio di 60 su 100. Alcuni critici hanno lodato la serie per la sua capacità di affrontare temi complessi e per le performance del cast, in particolare quella di Ellen Pompeo. Altri hanno criticato la serie per la sua rappresentazione sensazionalistica di una storia vera ma anche per la mancanza di una chiara posizione morale. Di chi è la colpa… di un sistema che favorisce adozioni incomprensibili? Di genitori – e pare che negli USA siano molte – che soddisfano le proprie mancanze con un’adozione – se non addirittura di chi sfrutta le pecche della macchina dell’assistenza a proprio vantaggio?
Un caso che ha ispirato il cinema
La storia di Natalia Grace ha suscitato grande interesse mediatico e ha ispirato anche il film horror Orphan del 2009, che presenta una trama simile. La vicenda reale ha sollevato interrogativi sull’etica dell’adozione, sulla fiducia e sulla percezione della verità, temi che la serie esplora con profondità.
La serie è composta da otto episodi, i primi due sono stati pubblicati da Disney+ il 19 marzo scorso. Quelli successivi sono stati rilasciati uno alla settimana, mantenendo alta l’attenzione del pubblico e alimentando il dibattito di una tematica molto sentita anche in Italia. Visto che le famiglie in attesa di un’adozione per la quale occorrono anni e pratiche estenuanti, sono migliaia…