Giusto difendere Mattarella ma sui paragoni col nazismo ha detto una fesseria storica

Credo che a nessuno piaccia vedere il capo dello Stato attaccato da un Paese straniero. A prescindere da chi sieda al Quirinale e da quanto se ne condividano il pensiero e l’azione (e noi spesso non li condividiamo), il presidente della Repubblica rappresenta la nazione e dunque, come non esultiamo quando dall’estero qualcuno attacca il capo del governo, di destra o di sinistra che sia, non ci delizia l’idea che Sergio Mattarella sia nel mirino di Mosca, che su di lui nei giorni scorsi ha rovesciato parole di fuoco. Allo stesso tempo non siamo neppure contenti che una serie di siti italiani, istituzionali e non, sia oggetto di incursioni degli hacker russi, perché indipendentemente da come la si pensi a proposito della guerra in Ucraina (e noi abbiamo idee precise che abbiamo rappresentato più volte nel corso di questi anni), non possiamo certo rallegrarci se vengono messe fuori uso le piattaforme di alcune banche o quelle delle forze dell’ordine o dei ministeri. Tuttavia, non si può neppure fingere di non vedere il problema, ovvero come sia nato l’incidente che ha scatenato prima la reazione di Maria Zakharova, sulfurea portavoce del ministero degli Esteri russo, e poi dei guastatori informatici di Putin, che hanno violato molti sistemi di sicurezza italiani. Il 5 febbraio, ricevendo la laurea honoris causa dell’università di Aix-Marseille, Mattarella ha pronunciato un discorso sugli «errori compiuti dagli uomini» nel passato, aggiungendo che dalla storia non si finisce mai di imparare, facendo riferimento alla crisi economica del 1929 e ad «alcuni fenomeni di carattere autoritario» che «presero il sopravvento in alcuni Paesi prima della Seconda guerra mondiale». Nell’intervento, il capo dello Stato ha citato l’Italia fascista e la Germania nazista, dicendo che anziché il criterio della cooperazione fra Stati, in quegli anni prevalse quello della dominazione. «Furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura». Ecco qui la frase incriminata, che ha dato luogo alle reazioni di Mosca. Aver messo la Russia e l’invasione dell’Ucraina sullo stesso piano delle guerre scatenate in Europa dalla Germania nazista è stato ritenuto «blasfemo». Anche in questo caso si può pensare il peggio del peggio di Putin e della sua «operazione speciale», come Mosca e i suoi megafoni mediatici si ostinano a chiamarla. Tuttavia, è certo che accomunare la Russia e il Terzo Reich è stato un errore e anche piuttosto grave. Nonostante i «pompieri della sera» si siano dati un gran da fare per negare la cantonata presa dal capo dello Stato, sostenere che l’aggressione all’Ucraina sia paragonabile al progetto di conquista dell’Europa da parte di Adolf Hitler è una stupidaggine storica. Per i quirinalisti, che giorno dopo giorno invece di essere osservatori neutrali di fatti politici appaiono i portavoce del Mattarella-pensiero, quello russo è un «pretestuoso tentativo di ingerenza per dividere la politica italiana». Come si fa a sostenere che il presidente della Repubblica non volesse in alcun modo stabilire un legame tra Putin e Hitler, ma fare solo uno «scontato abbinamento al concetto di guerre di conquista»? Se quella del capo dello Stato fosse stata una frase inserita incidentalmente «in una densa riflessione incentrata sull’accomodamento pacificatorio», bastava dirlo. E soprattutto bastava correggere il tiro. Accostando la Russia al Terzo Reich, il presidente ha dimenticato che i sovietici hanno pagato la guerra al nazismo con 25 milioni di morti, di cui 18 milioni di vittime civili. Tra tutti i Paesi che hanno combattuto la Germania, l’Urss ha versato un tributo di sangue che è imparagonabile rispetto a quello delle altre nazioni coinvolte nel conflitto. I morti italiani sono stati meno di mezzo milione e più o meno altrettanti quelli francesi, inglesi e americani. Come si fa dunque, rappresentando un Paese che nel 1941 invase l’Unione sovietica e partecipò all’assedio di Stalingrado (dove morirono 77 italiani ma quasi mezzo milione di russi), a dire che oggi Mosca rappresenta il nuovo Terzo Reich? So che si preferisce rimuovere la storia (da cui, ha ragione Mattarella, non si impara nulla, neanche a rileggerla), ma senza l’Armata rossa di Stalin molto probabilmente la Seconda guerra mondiale non sarebbe andata come andò. Non mi piace che i russi attacchino il capo dello Stato con parole gravi e grevi. Ma nemmeno mi fa piacere nascondere la realtà: a Berlino per primi arrivarono i russi, così come ad Auschwitz. Sostenere quindi che l’aggressione di Mosca all’Ucraina somigli ai progetti di sterminio del Terzo Reich è una fesseria. Punto. E questo spiega, anche se non giustifica, le reazioni russe.

Feb 19, 2025 - 21:18
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Giusto difendere Mattarella ma sui paragoni col nazismo ha detto una fesseria storica


Credo che a nessuno piaccia vedere il capo dello Stato attaccato da un Paese straniero. A prescindere da chi sieda al Quirinale e da quanto se ne condividano il pensiero e l’azione (e noi spesso non li condividiamo), il presidente della Repubblica rappresenta la nazione e dunque, come non esultiamo quando dall’estero qualcuno attacca il capo del governo, di destra o di sinistra che sia, non ci delizia l’idea che Sergio Mattarella sia nel mirino di Mosca, che su di lui nei giorni scorsi ha rovesciato parole di fuoco. Allo stesso tempo non siamo neppure contenti che una serie di siti italiani, istituzionali e non, sia oggetto di incursioni degli hacker russi, perché indipendentemente da come la si pensi a proposito della guerra in Ucraina (e noi abbiamo idee precise che abbiamo rappresentato più volte nel corso di questi anni), non possiamo certo rallegrarci se vengono messe fuori uso le piattaforme di alcune banche o quelle delle forze dell’ordine o dei ministeri. Tuttavia, non si può neppure fingere di non vedere il problema, ovvero come sia nato l’incidente che ha scatenato prima la reazione di Maria Zakharova, sulfurea portavoce del ministero degli Esteri russo, e poi dei guastatori informatici di Putin, che hanno violato molti sistemi di sicurezza italiani. Il 5 febbraio, ricevendo la laurea honoris causa dell’università di Aix-Marseille, Mattarella ha pronunciato un discorso sugli «errori compiuti dagli uomini» nel passato, aggiungendo che dalla storia non si finisce mai di imparare, facendo riferimento alla crisi economica del 1929 e ad «alcuni fenomeni di carattere autoritario» che «presero il sopravvento in alcuni Paesi prima della Seconda guerra mondiale». Nell’intervento, il capo dello Stato ha citato l’Italia fascista e la Germania nazista, dicendo che anziché il criterio della cooperazione fra Stati, in quegli anni prevalse quello della dominazione. «Furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura». Ecco qui la frase incriminata, che ha dato luogo alle reazioni di Mosca. Aver messo la Russia e l’invasione dell’Ucraina sullo stesso piano delle guerre scatenate in Europa dalla Germania nazista è stato ritenuto «blasfemo». Anche in questo caso si può pensare il peggio del peggio di Putin e della sua «operazione speciale», come Mosca e i suoi megafoni mediatici si ostinano a chiamarla. Tuttavia, è certo che accomunare la Russia e il Terzo Reich è stato un errore e anche piuttosto grave. Nonostante i «pompieri della sera» si siano dati un gran da fare per negare la cantonata presa dal capo dello Stato, sostenere che l’aggressione all’Ucraina sia paragonabile al progetto di conquista dell’Europa da parte di Adolf Hitler è una stupidaggine storica. Per i quirinalisti, che giorno dopo giorno invece di essere osservatori neutrali di fatti politici appaiono i portavoce del Mattarella-pensiero, quello russo è un «pretestuoso tentativo di ingerenza per dividere la politica italiana». Come si fa a sostenere che il presidente della Repubblica non volesse in alcun modo stabilire un legame tra Putin e Hitler, ma fare solo uno «scontato abbinamento al concetto di guerre di conquista»? Se quella del capo dello Stato fosse stata una frase inserita incidentalmente «in una densa riflessione incentrata sull’accomodamento pacificatorio», bastava dirlo. E soprattutto bastava correggere il tiro. Accostando la Russia al Terzo Reich, il presidente ha dimenticato che i sovietici hanno pagato la guerra al nazismo con 25 milioni di morti, di cui 18 milioni di vittime civili. Tra tutti i Paesi che hanno combattuto la Germania, l’Urss ha versato un tributo di sangue che è imparagonabile rispetto a quello delle altre nazioni coinvolte nel conflitto. I morti italiani sono stati meno di mezzo milione e più o meno altrettanti quelli francesi, inglesi e americani. Come si fa dunque, rappresentando un Paese che nel 1941 invase l’Unione sovietica e partecipò all’assedio di Stalingrado (dove morirono 77 italiani ma quasi mezzo milione di russi), a dire che oggi Mosca rappresenta il nuovo Terzo Reich? So che si preferisce rimuovere la storia (da cui, ha ragione Mattarella, non si impara nulla, neanche a rileggerla), ma senza l’Armata rossa di Stalin molto probabilmente la Seconda guerra mondiale non sarebbe andata come andò. Non mi piace che i russi attacchino il capo dello Stato con parole gravi e grevi. Ma nemmeno mi fa piacere nascondere la realtà: a Berlino per primi arrivarono i russi, così come ad Auschwitz. Sostenere quindi che l’aggressione di Mosca all’Ucraina somigli ai progetti di sterminio del Terzo Reich è una fesseria. Punto. E questo spiega, anche se non giustifica, le reazioni russe.