Gas in Europa: corsa a infrastrutture inutili mentre cresce l’import dalla Russia
Uscire dalla dipendenza dal gas russo è una delle principali priorità della Commissione europea, tuttavia non è ancora stato pubblicato un piano di eliminazione graduale di questa fonte. Mentre l’Ue attende una tabella di marcia, un’analisi del think tank climatico britannico Ember denominata “The final push for EU Russian gas phase-out” (link in basso) rileva […] The post Gas in Europa: corsa a infrastrutture inutili mentre cresce l’import dalla Russia first appeared on QualEnergia.it.

Uscire dalla dipendenza dal gas russo è una delle principali priorità della Commissione europea, tuttavia non è ancora stato pubblicato un piano di eliminazione graduale di questa fonte.
Mentre l’Ue attende una tabella di marcia, un’analisi del think tank climatico britannico Ember denominata “The final push for EU Russian gas phase-out” (link in basso) rileva che le importazioni russe nel continente sono di fatto aumentate.
Allo stesso tempo, gli Stati membri stanno investendo pesantemente in infrastrutture per il gas, nonostante la stagnazione della domanda.
Crescono le importazioni
Nel 2024 il gas russo ha rappresentato il 14% del consumo totale di gas dell’Ue. Le importazioni da Mosca sono aumentate del 18% nel corso dell’anno appena trascorso, passando dai 38 miliardi di metri cubi (bcm) del 2023 a 45 bcm, soprattutto a causa dell’aumento delle importazioni in Italia (+4 bcm), Repubblica Ceca (+2 bcm) e Francia (+1,7 bcm). Secondo i dati ministeriali, in Italia, da gasdotto, nel 2024 sarebbero invece aumentate di circa 2,7 bcm (+97%).
L’aumento è stato in gran parte determinato dalle crescenti importazioni di GNL. Una tendenza proseguita anche nel 2025, con una media di 74,3 milioni di metri cubi al giorno (mcm/giorno) a febbraio, per un aumento mensile dell’11%.
Anche le importazioni via gasdotto continuano, nonostante lo stop ai flussi attraverso l’Ucraina dal 1° gennaio 2025. Sempre a febbraio, l’Ue ha ricevuto 56 mcm/giorno di gas russo attraverso il gasdotto TurkStream, con un aumento mensile anche in questo caso dell’11%. In totale, le importazioni di combustibili fossili russi hanno raggiunto la cifra di 21,9 miliardi di euro nel corso 2024.
Quegli inutili investimenti in infrastrutture
Contemporaneamente, l’infrastruttura europea per le importazioni di metano è ancora in aumento. L’analisi di Ember stima che la capacità di importazione di GNL aumenterà da 203 bcm nel 2023 a 313 bcm nel 2030 (+54%). Anche la capacità dei gasdotti sembra destinata a crescere, di almeno 20 bcm aggiuntivi.
Sommando terminali GNL, gasdotti e produzione nazionale, si prevede che la capacità totale di fornitura di gas aumenterà del 30% entro il 2030 rispetto al 2023.
Un rialzo in forte controtendenza rispetto alla prevedibile stagnazione della domanda, che dovrebbe crescere solo del 4% tra il 2023 e il 2030. Supponendo lo stesso utilizzo delle risorse del 2023, i percorsi divergenti di domanda e offerta di gas porteranno a 131 miliardi di metri cubi non necessari e inutilizzati, il cui costo andrà a gravare sulla comunità.
L’Ue resta appesa al chiodo
La ripresa delle importazioni è definita “particolarmente preoccupante” dal think tank, dato che rimangono solo due anni per raggiungere l’obiettivo di eliminazione graduale del gas russo, fissato entro il 2027.
Una precedente analisi di Ember ha dimostrato che l’accelerazione della diffusione dell’elettricità da fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica e dell’elettrificazione degli usi finali avrebbe potuto consentire all’Ue di raggiungere l’indipendenza da Mosca già entro il 2025.
Bruxelles resta però appesa al chiodo, in attesa di una tabella di marcia per un definitivo affrancamento. La pubblicazione del piano è già stata rinviata due volte, senza che sia stata annunciata una nuova data di uscita.
I sussidi europei per il gas naturale sono intanto rimasti ben più alti dei livelli pre-crisi, mentre la Commissione ha proposto di adottare misure ancora più drastiche per abbassare nel breve termine i prezzi, come il finanziamento di progetti infrastrutturali GNL esteri e la sottoscrizione di contratti a lungo termine.
Un approccio che fa parte di quello che la stessa Commissione ha definito nel suo “Piano d’azione per l’energia accessibile” come “modello giapponese”, che prevede il consolidamento dell’Unione come acquirente capace di far valere il proprio peso per strappare contratti a prezzi migliori e come potenziale esportatore delle eccedenze, proprio come fa il Paese del Sol Levante. Una visione considerata fuorviante dalla Ieefa (si veda Gnl, con il “modello Giappone” l’Ue farebbe harakiri).
Quali possibili soluzioni?
Ember propone alcune soluzioni per raggiungere un definitivo affrancamento europeo dal gas russo. La prima è l’introduzione di un obiettivo giuridicamente vincolante per l’eliminazione entro il 2027.
Suggerisce poi di ridurre l’uso generale del gas con misure di risparmio energetico ed efficienza, ristrutturazioni edilizie ed elettrificazione utilizzando fonti rinnovabili, che “devono essere accelerate”.
E per quanto riguarda il gas che proprio non si può tagliare, sarebbe meglio utilizzare in modo più efficiente le infrastrutture che già ci sono, invece di sprecare fondi in nuovi inutili investimenti.
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