“Fare sesso per la prima volta è stata una grande liberazione, Tinder? Mai usato. Alle medie mi prendevano in giro e tiravano schiaffi”: parla Nicolas Maupas
Un volto che ha conquistato il pubblico giovanile (e non solo) grazie a ruoli intensi e sfaccettati, da “Mare Fuori” a “Un Professore“. Ma dietro l’attore Nicolas Maupas, 26 anni, milanese di provincia con padre francese, c’è un ragazzo che ha affrontato le sue battaglie, dal bullismo alle crisi di panico, e che oggi riflette […] L'articolo “Fare sesso per la prima volta è stata una grande liberazione, Tinder? Mai usato. Alle medie mi prendevano in giro e tiravano schiaffi”: parla Nicolas Maupas proviene da Il Fatto Quotidiano.

Un volto che ha conquistato il pubblico giovanile (e non solo) grazie a ruoli intensi e sfaccettati, da “Mare Fuori” a “Un Professore“. Ma dietro l’attore Nicolas Maupas, 26 anni, milanese di provincia con padre francese, c’è un ragazzo che ha affrontato le sue battaglie, dal bullismo alle crisi di panico, e che oggi riflette con lucidità e candore sull’amore, la crescita e le insidie della società contemporanea. In una lunga intervista al Corriere della Sera, in occasione dell’uscita del suo nuovo film “L’amore, in teoria” di Luca Lucini, Maupas si apre su temi intimi e personali.
Nel film interpreta Leone, uno studente di filosofia sensibile che a 23 anni non ha ancora avuto una ragazza. Un personaggio che, per certi versi, gli somiglia. E quando si parla delle prime esperienze sessuali, Maupas, pur con un sorriso imbarazzato, non si tira indietro: “Cosa devo raccontare? L’età precisa non la ricordo, sempre intorno ai 16-17 anni… Diciamo che ho vissuto un’esperienza molto simile a quella di Leone nel film, solo con qualche anno di anticipo”. E aggiunge: “C’è stato un periodo in cui vedevo quel momento che si avvicinava e ci pensavo di continuo. Gli amici che avevano già fatto sesso li sentivo un po’ distanti, perché avevano affrontato quel passaggio. Farlo è stata una grande liberazione“.
Ma l’amore, per Maupas, va oltre l’esperienza fisica. È un percorso di crescita fondamentale: “Si può amare davvero anche a vent’anni, anche prima di aver capito bene chi si è. Ci si scopre attraverso l’amore, è un percorso di crescita su binari che a volte si toccano e altre si allontanano”. Con una consapevolezza: “Certamente l’amore dei 15 anni non è lo stesso dei 25 o dei 35, ma l’adolescenza è l’età in cui un ragazzo o una ragazza comincia a uscire dal suo corpo e dalla sua testa e ad entrare nella vita di qualcun altro”. Critico verso la tendenza a incasellare i sentimenti, afferma: “Sicuramente ci sono più libertà e meno vincoli rispetto al passato. Però io penso che l’amore dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo, e invece continuiamo a metterci sopra strutture, etichette, simbolini per riconoscere e differenziare. Così diventa più difficile viverlo con naturalezza”.
L’attore non nasconde le difficoltà del suo passato: “Alle medie ho fatto fatica e integrarmi è stato complicato. C’era un gruppetto a cui non ero simpatico, mi prendevano in giro e tiravano schiaffi, io reagivo e la situazione peggiorava”. Il cambiamento arriva al liceo: “Ho imparato a stare in mezzo alle persone, e a fregarmene dei commenti degli altri. Ma soprattutto ho trovato il mio gruppo di amici ed è diventato tutto più facile”. Una riflessione importante: “A volte pensiamo di dover cambiare noi stessi per entrare nella scatola, e magari invece è proprio la scatola che è sbagliata”. Un periodo segnato anche da insicurezze fisiche (“in quel periodo sono stato costretto ad abbandonare il nuoto per un problema alla schiena e sono ingrassato”) e da crisi di panico tra i 16 e i 17 anni, “quando ho cominciato a pensare a cosa fare dopo le superiori”. Nonostante tutto, “nel complesso gli anni delle superiori me li sono vissuti abbastanza bene”.
Maupas, attraverso i suoi ruoli, cerca di offrire modelli diversi dal “maschio alfa”: “Ci sono tanti giovani che considerano emozioni come la paura e la tristezza una roba da sfigati, e confondono la violenza con la forza. Col mio lavoro cerco di portare sullo schermo modelli un po’ diversi”. Sui social media e le app di incontri ha le idee chiare: “Gli schermi eliminano molti filtri e non fanno percepire la distanza. Stando chiusi in una stanza a scrivere messaggi è più facile sentirsi sicuri, ma la vita reale è più complicata”. E sulle app: “Mai [usate], nemmeno prima di diventare un volto conosciuto. Non credo che sarei in grado di crearmi un alter ego digitale: mi sembrerebbe di inserire un terzo incomodo fra me e l’altra persona”. La sua vita sentimentale attuale? Massimo riserbo: “Di queste cose non parlo mai, perché significherebbe decidere anche per qualcun altro. Sui social non metto nemmeno le foto degli amici […]. Tenere private le mie relazioni è il modo che ho trovato per godermele”.
Riguardo all’equilibrio tra stabilità e indipendenza in una coppia, si colloca “In mezzo, come sempre”, sorride. “Sono convinto che ci si possa vivere alla grande i vent’anni con una persona accanto, e se mi guardo indietro non ho mai avuto lunghi periodi da single. D’altra parte non mi va di fare progetti, preferisco prendere le cose come arrivano”. A 26 anni, si sente ancora un “ragazzo”: “Uomo è una parola grossa… Devo ancora crescere e mettere tanti mattoni sotto i piedi”. Una consapevolezza che traspare anche nel lavoro, come sul set de “Il conte di Montecristo“: “Mi sono sentito come un bambino che entra per la prima volta al circo”.
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