“Facciamo da noi”, a Pisa il primo festival sull’aborto di “Obiezione respinta”: “Costruiamo reti internazionali”
I giorni del 9, 10 e 11 maggio a Pisa, negli spazi di Exploit e della Casa della donna, si terrà “Facciamo da noi – un festival sull’aborto”. Si tratta del primo festival organizzato da Obiezione Respinta (OBRES), gruppo nato nel 2016 a Pisa partendo dalle esigenze concrete delle attiviste che avevano riscontrato difficoltà nel […] L'articolo “Facciamo da noi”, a Pisa il primo festival sull’aborto di “Obiezione respinta”: “Costruiamo reti internazionali” proviene da Il Fatto Quotidiano.

I giorni del 9, 10 e 11 maggio a Pisa, negli spazi di Exploit e della Casa della donna, si terrà “Facciamo da noi – un festival sull’aborto”. Si tratta del primo festival organizzato da Obiezione Respinta (OBRES), gruppo nato nel 2016 a Pisa partendo dalle esigenze concrete delle attiviste che avevano riscontrato difficoltà nel reperire la pillola del giorno dopo e accedere all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). OBRES si è inizialmente concentrata sulla creazione di una piattaforma nazionale che fornisce una mappatura di ospedali, consultori e farmacie a partire dalle testimonianze delle e degli utenti. Una iniziativa precedente a quella del ministero (che ha appena pubblicato la mappa con tutte le strutture dove è possibile accedere all’interruzione volontaria di gravidanza) e che, a differenza di quella istituzionale, segnala le strutture dove si riscontrano maggiori difficoltà o dove è più elevato il numero di obiettori.
L’idea di organizzare questo festival, come spiega Eleonora Mizzoni, attivista di OBRES e organizzatrice del Festival, deriva da lontano: da anni OBRES si impegna per entrare in rete con gli altri collettivi e associazioni che ogni giorno lottano per migliorare l’accesso all’aborto in Italia. Come sottolinea l’attivista riuscire a incontrarsi per più giorni può offrire una possibilità per “consolidare i rapporti grazie alla condivisione di esperienze e con l’obiettivo di convergere e costruire una progettualità comune”. D’altronde questa necessità di rafforzare e ampliare la rete appare oggi ancora più urgente “soprattutto in un momento politico ostile come questo. Il diritto all’aborto, che se ne dica, è a rischio”. Secondo Mizzoni si tratta di un problema che spesso non è immediatamente visibile, a partire dalla questione dell’obiezione di struttura e dalle criticità interne alla legge 194 che, non a caso, non è sotto attacco governativo. Come tiene a sottolineare Mizzoni “noi di OBRES non solo lottiamo contro questo, ma vogliamo molto di più e crediamo sia possibile costruirlo insieme”.
Nel corso degli anni l’esperienza di OBRES è cresciuta e si è articolata in varie direzioni, concentrandosi sia sulla costruzione di un discorso pubblico differente sull’aborto; sia sulla pratica di accompagnamento all’IVG. In particolare, un tema rilevante è quello dell’autogestione dell’aborto, come emerge dal titolo stesso del Festival “Facciamo da noi”. In questo senso Mizzoni evidenzia che OBRES si interroga da molto su ciò e sull’importanza di risignificare in senso positivo l’aborto a casa poiché “i tempi sono cambiati, e oggi, rispetto agli anni Settanta, abbiamo delle tecnologie mediche come la RU486 che ci permettono di gestire le nostre interruzioni volontarie di gravidanza senza rischi e senza dover passare per gli ospedali”.
Tutti questi aspetti saranno al cuore delle iniziative previste per il festival. Durante questi tre giorni molte saranno le discussioni, iniziative, assemblee, laboratori, autoformazioni che coinvolgeranno diversi gruppi di attiviste che lavorano quotidianamente per la costruzione di nuove narrative e pratiche per un aborto libero, sicuro, gratuito, autogestito. Molte saranno le organizzazioni che si occupano di aborto sul territorio nazionale e che parteciperanno attivamente agli eventi che compongono il Festival. Altrettante saranno le realtà internazionali al centro di alcune iniziative, tra cui: Palestinian Feminist Collective (Nord America), Shout Your Abortion (USA), Socorristas en Red (Argentina), Planning Familial (Francia) e Adiyah Collective (Regno Unito). “L’unico modo per trasformare il presente”, chiude Mizzoni, “è farlo collettivamente e per questo crediamo sia fondamentale fare rete anche a livello internazionale”. Inoltre, è particolarmente importante la presenza di gruppi che operano fuori dall’Italia poiché “molte esperienze lontane e poco conosciute in Italia ci raccontano come la politica transfemminista abbia contribuito a cambiare leggi nazionali anche nei contesti più ostili”.
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