Edoardo Bove dopo il malore in campo: “So chi sono con il calcio, ma senza?”
Edoardo Bove non sa ancora se potrà mai tornare a giocare a calcio in Serie A dopo il malore che lo ha colpito lo scorso 1° dicembre in Fiorentina-Inter. Al 17° minuto del primo tempo, il giovane calciatore si è accasciato improvvisamente a terra, perdendo conoscenza. Per lunghi minuti si è temuto il peggio dato che...

Edoardo Bove non sa ancora se potrà mai tornare a giocare a calcio in Serie A dopo il malore che lo ha colpito lo scorso 1° dicembre in Fiorentina-Inter. Al 17° minuto del primo tempo, il giovane calciatore si è accasciato improvvisamente a terra, perdendo conoscenza. Per lunghi minuti si è temuto il peggio dato che è rimasto immobile al suolo, ma il pronto intervento dei soccorsi e il successivo trasporto all’ospedale di Careggi a Firenze sono riusciti a salvarlo.
Dopo un periodo di degenza in terapia intensiva, gli è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo, un dispositivo che gli consente di condurre una vita normale ma, appunto, non di scendere di nuovo in campo nel nostro campionato date le stringenti regole in materia in Italia. A spiegare la situazione è stato lui stesso durante il podcast Passa dal Bsmt condotto da Gianluca Gazzoli:
La legge italiana non permette di giocare a calcio con il defibrillatore ma non è una questione medica; per questo motivo all’estero certi Stati consentono la pratica agonistica. Nel futuro dovrò fare delle visite importanti che mi diranno se posso toglierlo e, in caso, cosa dovrò fare.
Una scelta che però comporta anche dei rischi:
Se io non mi sentissi sicuro senza allora cambierebbe tutto. Non c’è ancora nulla di definito quindi e questo mi fa ben sperare nel futuro. All’estero ci andrei perché lo devo a me e a tutti i sacrifici che ho fatto. Non mi sentirei di mollare, sono ancora giovane.
Anche perché senza calcio lui proprio non riesce a stare. Non si sente lo stesso Edoardo di prima:
L’idea di smettere di giocare a calcio è una cosa per me non concepibile, è sempre girato tutto intorno a quello. Adesso sto vivendo come un ragazzo di 23 anni che magari non ha ancora trovato la sua strada, la sua passione… Questa cosa un po’ mi spaventa, perché non so se potrò tornare a giocare a calcio. Adesso sto iniziando a vivere in qualche modo, è completamente differente: ho più libertà, posso fare più cose, però al tempo stesso sento di non essere l’Edoardo di prima. È una ricerca di me stesso. Io so chi è Edoardo con il calcio, ma senza? Non ho paura di scoprirlo, ma temo che non piaccia a me, alla mia fidanzata e alla mia famiglia.
Che cosa ricorda del malore
Di quella partita Bove ricorda solo il primo quarto d’ora e nulla o quasi del malore se non gli attimi precedenti in cui aveva capito che qualcosa non andava. Mai però avrebbe pensato ad un problema del genere.
Già quando c’è stato il gol annullato di Lautaro sentivo girarmi un po’ la testa, anche se il cuore lo sentivo battere normalmente. A quel punto mi sono abbassato e quando mi sono rialzato sono andato giù. Non ho mai sentito nulla al petto. Mi sono svegliato all’ospedale senza ricordarmi nulla.
Bove ha anche raccontato cosa è successo sull’ambulanza verso l’ospedale:
Mi hanno detto che in ambulanza ho fatto un bel casino, dopo che mi hanno rianimato cercavo di mordere, ero abbastanza indemoniato, ma non ricordo niente. È incredibile come il nostro cervello scelga cosa ricordarsi o meno.
I ricordi sono confusi anche nei giorni successivi perché molto probabilmente è stato amnesia selettiva, il processo per cui si dimenticano alcuni degli eventi traumatici o post traumatici.
Le prime persone che ho visto mi hanno raccontato che sono stati i miei familiari e la mia fidanzata. Però io non mi ricordo di averli visti. Loro sono venuti la mattina e sono stati i primi ad avermi visto cosciente. Poi le prime persone che mi ricordo fisicamente erano il mister, il direttore sportivo, il direttore generale della Fiorentina. E la cosa incredibile, sulla quale poi mi soffermo, è come il nostro cervello poi tenda a fare un processo isolato da solo, senza che tu glielo chieda, facendoti dimenticare… perché io ero cosciente.
Inevitabile, infine, porsi una domanda. Ma Bove è andato già oltre, grazie a lungo percorso interiore.
Talvolta mi chiedo perché è successo proprio a me perché gli altri possono giocare e io no. Però ho capito poi che sono stato molto fortunato, per questo quasi mi sento in colpa quando mi pongo certe domande.
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