Dj Awards 2025: La Grand Jury che parla la lingua dei club

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Mag 8, 2025 - 18:21
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Dj Awards 2025: La Grand Jury che parla la lingua dei club

Dal voto popolare all’intelligenza collettiva della scena: così il premio simbolo di Ibiza evolve il suo modello di selezione. Nati nel 1998 per valorizzare i talenti delle notti ibizenche, i DJ Awards si sono affermati negli anni come uno dei riconoscimenti simbolici più longevi e riconosciuti del panorama elettronico internazionale.

A distinguere i Dj Awards, sin dall’inizio, la volontà di restituire centralità alla cultura del clubbing, non tanto in chiave competitiva, quanto come celebrazione del talento e dell’energia condivisa che prende forma sotto cassa — dove il suono non è solo musica, ma esperienza collettiva. Quest’anno, la manifestazione evolve ulteriormente con l’introduzione della Grand Jury: un organo curatoriale che affianca al voto del pubblico la prospettiva di player chiave dell’ecosistema elettronico globale.

Il risultato è un sistema ibrido, in cui la fanbase digitale dialoga con etichette, agenzie, festival, club, promoter e media partner, in un intreccio di visioni capace di leggere sia il peso culturale di un artista che la sua risonanza nei circuiti internazionali.

Dietro le candidature e i premi si muove una rete articolata di realtà: da Armada Music a Defected, da CAA a Wasserman, fino alle direzioni artistiche di templi come Hï Ibiza, Amnesia,Pacha e il nuovissimo [UNVRS]. Tutti accomunati dalla volontà di contribuire a un racconto corale, che tenga conto dell’impatto artistico, della coerenza stilistica e della capacità di generare community.

A supporto, strumenti di trend analysis, dati di ascolto, metriche di engagement, touring data e reportistica festivaliera permettono di tracciare una mappa aggiornata — seppur imperfetta —del clubbing contemporaneo. Un tentativo di dare forma e struttura a una materia viva, che cambia pelle ogni stagione.

Ma non è solo una questione di numeri. È il tentativo di leggere l’invisibile: di intuire dove si muove l’onda prima che diventi tsunami. È qui che la Grand Jury prende senso — nel desiderio di unire l’intuizione di chi vive il dancefloor alla competenza di chi ne osserva i movimenti da dentro. Perché, alla fine, questa scena ha ancora bisogno di chi la racconti con cura. E soprattutto, dichi la ascolti davvero.

Benedetta Annecchini

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