Delitto di Pozzo. L’omicida chiede scusa con una lettera ai familiari. Lo sciopero stoppa l’udienza
Alla sbarra c’è Irfan Mohammed Rana accusato di omicidio volontario. Il processo riprenderà il 27 maggio: stop per l’astensione di un avvocato. In aula la ragazza non ha voluto rilasciare dichiarazioni sulla vicenda. .

Falsa partenza per il femminicidio di Pozzo. Lo sciopero degli avvocati fa saltare tutto. Alla sbarra c’è Irfan Mohammed Rana su cui pesa l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi: secondo l’accusa avrebbe ammazzato a colpi di vanga l’ex suocera, Letizia Girolami, nel suo casolare a Foiano, l’ottobre scorso.
Ipotesi di reato per la quale confessò durante l’interrogatorio di garanzia ma va da sé che tutto dovrà essere dimostrato in aula. E per certi aspetti anche spiegato: ancora non sono state comprese le ragioni del gesto del pakistano di 37 anni, ex fidanzato della figlia della vittima, che nonostante la rottura con lei, continuava a vivere nella villa in campagna.
I motivi economici sembra che non c’entrino e anche la lite sui pulcini di pavone non convince nessuno in aula. Gli animali che vivevano nel giardino in campagna sarebbero scappati a seguito del maltempo di quei giorni: da lì sarebbe scaturita la lite culminata nel sangue della psicoterapeuta di origini romane.
Ma i nodi da sciogliere sono tanti ancora. Va detto però che i punti di partenza mettono la strada in salita all’imputato al quale sono contestati, come aggravanti, sia i futili motivi sia la crudeltà. Due extra che gli hanno impedito di ricorrere al rito alternativo dell’abbreviato che avrebbe portato lo sconto di pena di un terzo in caso di condanno.
E invece ora il rischio è ben più alto e si chiama ergastolo. L’imputato - finito in manette meno di 24 ore dopo - è detenuto da ottobre al carcere di Perugia. Dalla cella ha scritto una lettera ai familiari per chiedere scusa. All’udienza il compagno della donna non era presente, lo era invece la figlia di Girolami che ha preferito non rilasciare dichiarazioni. Lo ha fatto invece l’avvocato Stefano Del Corto, che insieme a Tommaso Ceccarini, difende la famiglia della vittima: "La famiglia si è costituita parte civila per rendere onore alla memoria della loro congiunta - spiega Del Corto - è un modo per ricordare la madre e la compagna".
Entrambi saranno sentiti in aula durante il procedimento visto che rientrano tra i 50 testi chiesti dall’avvocata Maria Fiorella Bennati che difende l’imputato. Venti invece quelli che dovrà interrogare la pubblico ministero. Angela Masiello.
"Il processo dovrà verificare alcuni aspetti della vicenda che non sono totalmente chiari", ha detto l’avvocata Bennati, "il procedimento servirà anche per far luce sul movente, ci sono elementi che non rendono tutto chiaro quello che accadde".
L’inizio del processo è quindi fissato il prossimo 27 maggio: al centro del dibattimento ci sarà sopratutto la discussione sugli aggravanti anche se non sono esclude sorprese sulla dinamica dei fatti.