Debito globale record: e ora i conti pubblici Usa fanno davvero paura

Global Debt Monitor di Iif. Il passivo di governi, banche, imprese e famiglie ha ormai raggiunto i 324 trilioni a livello mondiale. Attenzione puntata sul bilancio americano, che rischia di finire fuori controllo con le politiche di Trump Torna a crescere il debito che attanaglia l’intero globo terrestre, dopo l’illusoria contrazione con la quale si […] L'articolo Debito globale record: e ora i conti pubblici Usa fanno davvero paura proviene da Iusletter.

Mag 7, 2025 - 19:05
 0
Debito globale record: e ora i conti pubblici Usa fanno davvero paura

Global Debt Monitor di Iif. Il passivo di governi, banche, imprese e famiglie ha ormai raggiunto i 324 trilioni a livello mondiale. Attenzione puntata sul bilancio americano, che rischia di finire fuori controllo con le politiche di Trump

Torna a crescere il debito che attanaglia l’intero globo terrestre, dopo l’illusoria contrazione con la quale si era chiuso lo scorso anno. Alla fine del mese di marzo del 2025 le lancette puntano infatti verso un nuovo livello record, pari a 324mila miliardi di dollari per governi, famiglie, imprese e banche. Un risultato in larga parte dovuto al contemporaneo deprezzamento del dollaro, che contribuisce a rendere automaticamente più elevati i valori registrati al di fuori degli Stati Uniti, ma che per questo motivo non appare certo meno preoccupante.

L’avanzata su scala globale

L’impennata di 7.500 miliardi registrata in soli tre mesi secondo i dati raccolti dall’Institute of International Finance (Iif) attraverso il Global Debt Monitor risulta dopotutto quattro volte superiore alla media trimestrale osservata da fine 2022. A poco vale inoltre constatare come in rapporto al Pil mondiale l’indebitamento sia addirittura leggermente sceso al 325%, con un peggioramento delle dinamiche limitato soprattutto alle aree emergenti.

E se Cina, Francia e Germania sono le principali artefici della crescita, l’attenzione in chiave futura è invece stavolta puntata tutta sugli Stati Uniti, i cui conti pubblici sembrano assumere le sembianze di una vera e propria mina vagante per gli anni a venire. A maggior ragione quando si considerano le politiche che la nuova amministrazione guidata da Donald Trump è intenzionata a portare avanti, passate al setaccio in modo davvero circostanziato e a tratti anche impietoso all’interno del report.

Stati Uniti, la mina vagante

Gli analisti di Iif parlano senza mezze misure di «traiettoria allarmante» quando si riferiscono al debito governativo made in Usa e invitano ad «allacciare le cinture» in previsione di una volatilità che rischia di investire i Treasury e non soltanto. Con l’intenzione manifestata dalla Casa Bianca di estendere i tagli fiscali del 2017 e di aggiungere ulteriori agevolazioni, si fa notare nel Global Debt Monitor, diviene altamente probabile che «l’impennata prevista delle emissioni di titoli del Tesoro Usa abbia un effetto di vasta portata sui mercati globali del debito e del credito, dato lo status di valuta di riserva del dollaro».

Questo perché se le quelle disposizioni di bilancio estremamente espansive dovessero essere prorogate a tempo indeterminato, senza al tempo stesso che siano adottate misure compensative in entrata, il debito pubblico degli Stati Uniti potrebbe secondo le proiezioni dell’ufficio di bilancio del Congresso (Cbo) salire dall’attuale livello attorno al 100% del Pil a quasi il 130% entro il 2034 e balzare addirittura oltre il 180% nel 2044. E con cifre simili, stima Iif, il governo avrebbe bisogno di prendere a prestito altri 7.200 miliardi in 10 anni: un aumento brusco dell’offerta di titoli del Tesoro che eserciterebbe una pressione al rialzo sui rendimenti e inciderebbe così in modo significativo sulla quella spesa per interessi che già si attesta già al 3,1% del Pil.

I dubbi sulle misure di Trump

È proprio a questo punto che lo studio passa in rassegna le possibili contromosse al momento prospettate dall’amministrazione Trump per rimpinguare le casse dello Stato, a partire dalla stessa controversa introduzione di dazi all’import e dai tagli alle spese della pubblica amministrazione, senza tuttavia farsi grandi illusioni. «Queste misure hanno finora sollevato più interrogativi che fiducia riguardo alla loro efficacia come strumenti credibili di stabilizzazione del debito» ammettono gli esperti, facendo anzitutto notare che «una tariffa applicata su base universale del 10% potrebbe raccogliere circa 1.700 miliardi entro il 2034 e coprire quindi appena il 20% circa dell’aumento previsto del fabbisogno di finanziamento del governo derivante dall’estensione permanente dei tagli e dalle nuove esenzioni fiscali».

Resta poi il legittimo dubbio che l’imposizione dei dazi possa addirittura rischiare in ultima analisi di ridurre le entrate del governo, qualora dovesse innescare ritorsioni da parte degli altri Paesi e altrettante sono le perplessità sui risultati del Doge, il dipartimento di efficienza governativa (Doge). La struttura guidata da Elon Musk potrebbe ottenere risparmi annui di circa 160 miliardi di dollari, ben al di sotto dell’obiettivo originale di 2mila miliardi. Seguendo quindi questo ritmo porterebbe alla causa un taglio delle spese di ulteriori 1.600 miliardi entro il 2034, pari anche in questo caso al 20% dell’incremento appena citato del fabbisogno.

A chiudere il cerchio sono le considerazioni sul programma «Gold Card» attraverso il quale si offrirebbe la residenza permanente legale negli Stati Uniti agli immigrati in cambio di un pagamento di 5 milioni di dollari. Iif nota che il piano è ancora in fase di sviluppo, che persistono molti interrogativi sulla sua attuazione e anche sulla reale possibilità di generare entrate governative significative, come del resto confermano altre precedenti iniziative simili.

Il possibile impatto sui mercati

Non stupisce quindi come in un contesto difficile, caratterizzato da una pressione persistente sui bilanci dei governi, si sia materializzato un «aumento del premio a termine dei Treasury». Nè a parere del Global Debt Monitor si può escludere «ulteriore volatilità, in particolare alla luce delle ampie posizioni speculative “corte nette” nei titoli di Stato Usa detenuti da investitori con leva finanziaria». Instabilità perdurante, e in grado purtroppo di condizionare a caduta anche il resto dei mercati globali.

L'articolo Debito globale record: e ora i conti pubblici Usa fanno davvero paura proviene da Iusletter.