Le banche e la febbre del risiko: tra opa, ops e opas sul piatto quasi 40 miliardi di euro di offerte

Da Mediobanca-Banca Generali a Unicredit-Banco Bpm, alla fine di questa incandescente stagione di offerte, il panorama finanziario italiano rischia di non essere più lo stesso. Sul tavolo cifre da capogiro L'articolo Le banche e la febbre del risiko: tra opa, ops e opas sul piatto quasi 40 miliardi di euro di offerte proviene da FIRSTonline.

Mag 1, 2025 - 06:23
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Le banche e la febbre del risiko: tra opa, ops e opas sul piatto quasi 40 miliardi di euro di offerte
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Tra la definizione “risiko” e gli acronimi opa, ops e opas, ai meno esperti potrebbe sembrare di trovarsi davanti al celeberrimo gioco da tavolo, con tanto carri armati colorati, territori da difendere e obiettivi da conquistare. E se alla mappa dei sette continenti si sostituisce quella del Centro-Nord italia che va da Milano a Trieste, da Siena a Modena, ecco qua che il divertimento è servito. Peccato che la sfida non riguardi fantomatici obiettivi segreti pescati a caso da giocatori amatoriali, ma l’intero assetto finanziario italiano, attraversato da un fermento che non si vedeva dai ruggenti anni ‘90. E forse nemmeno allora. 

Dopo anni di immobilismo e languore, infatti, la finanza italiana si trova ad affrontare un brusco risveglio, fatto di offerte e controfferte in cui spesso prede e predatori si sovrappongono fino a confondersi completamente e in cui la parola “ostile” ricorre sempre più di frequente. Senza dimenticare l’onnipresenza di Francesco Gaetano Caltagirone e la holding Delfin della famiglia Del Vecchio in tutte (o quasi) le offerte sul tavolo.

C’è Unicredit che tenta la scalata su Commerzbank e lancia un’offerta su Banco Bpm. Che a sua volta lancia un’Opa su Anima insieme alla quale compra quote di Mps. Che a sua volta lancia un’offerta su Mediobanca. Che a sua volta è primo socio di Generali e lancia un’ops su Banca Generali. Che a sua volta è controllata da Generali il cui futuro sarà determinato dall’esito delle due offerte precedenti. E via dicendo tra intrecci e accavallamenti che potrebbero ispirare al genio Branduardi una nuova versione in chiave finanziaria de “Alla Fiera dell’Est”. Solo che sul tavolo non ci sono i “due soldi” citati nel brano, ma quasi 40 miliardi di euro di offerte. 

Risiko bancario: offerte per oltre 37 miliardi

L’ultima – clamorosa – novità in ordine di tempo è arrivata lunedì mattina, quando Mediobanca ha annunciato il lancio di un’ops da 6,3 miliardi su Banca Generali, ponendo come contropartita la propria quota del 13,1% in Generali. Una mossa che mira a creare un campione nazionale del risparmio gestito e del wealth management, ma anche a resistere all’assalto del Monte dei Paschi, che a gennaio aveva lanciato un’offerta da 13,3 miliardi su Piazzetta Cuccia, riuscendo ad accaparrarsi, tra l’altro, il pieno appoggio del Governo Meloni. L’offerta dovrebbe scattare da fine giugno. 

Chi invece il supporto governativo proprio non ce l’ha è Unicredit, fortemente criticata dalla politica tedesca per la scalata di Commerzbank e che, nell’ambito dell’ops su Banco Bpm (10,1 miliardi più 500 milioni di buyback), il cui periodo d’adesione terminerà il 23 giugno, si è trovata davanti il muro di gomma del Governo che ha imposto, servendosi del golden power duri, paletti all’operazione che secondo la banca limitano concretamente “la sua libertà” operativa e ostacolano la possibilità di prendere decisioni nel rispetto dei principi di “sana e prudente gestione”. 

Senza dimenticare poi l’offerta da 4,3 miliardi di euro che dovrebbe partire quest’estate di Bper sulla Popolare di Sondrio, con Unipol a fare da arbitro, e quella di Banco Bpm su Anima (1,5 miliardi per il 66,9% della sgr a cui si aggiunge il 21,973% già detenuto da Piazza Meda). 

Ci sono infine le partite più piccole: l’opas di Banca Ifis su Illimity (298,5 milioni), l’offerta Banca Generali su Intermonte (già conclusa, valore 98 milioni), Banca del Fucino su Cassa di Orvieto (conclusa, 90,4 milioni). 

Ebbene, volendo fare una somma di tutte le offerte promosse dalle banche italiane negli ultimi mesi si arriva a un numero da capogiro: oltre 37 miliardi di euro. “Una cifra – sottolinea il Corriere – che potremmo paragonare al piano per il riarmo dell’Ucraina ideato dall’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas”. E non è detto che il conto sia definitivo.

Alla finestra, nel frattempo, resta Intesa Sanpaolo, il cui amministratore delegato, Carlo Messina, fresco di conferma da parte dell’assemblea dei soci, ha più volte ribadito di non avere “alcuna intenzione di partecipare a operazioni di fusioni e acquisizioni in Italia”.

Ovviamente, la partita è ancora tutta da giocare: alcune offerte potrebbero andare a buon fine, altre no. Ciò che è certo è che, comunque vada, al fischio finale la finanza italiana non sarà più la stessa, con un cambio di scenario che rischia di essere talmente profondo da poter arrivare a parlare di “secondo capitalismo”.