Dazi Usa, ecco azioni e reazioni (della Cina)

Trump ha annunciato l’entrata in vigore di dazi del 25% sulle esportazioni da Canada e Messico, mentre su quelle cinesi ci sarà un aumento del 10%. Ecco le risposte di Ottawa e Pechino.

Mar 4, 2025 - 11:31
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Dazi Usa, ecco azioni e reazioni (della Cina)

Trump ha annunciato l’entrata in vigore di dazi del 25% sulle esportazioni da Canada e Messico, mentre su quelle cinesi ci sarà un aumento del 10%. Ecco le risposte di Ottawa e Pechino

E così è iniziata. La guerra commerciale tanto promessa da Donald Trump in campagna elettorale è di fatto scoppiata. Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato l’entrata in vigore di dazi del 25% sulle esportazioni da Canada e Messico, mentre su quelle cinesi ci sarà un aumento del 10%, raddoppiando i dazi del 10% già adottati il mese scorso. L’avvertimento anche per gli altri partner commerciali, Europa in primis, è chiaro. Ma intanto sale il rischio di un generale aumento dei prezzi per i consumatori americani, specie per la classe operaia, e di un rallentamento della crescita economica.

I DAZI AMERICANI SU CANADA E MESSICO

Non è bastato l’accordo con le autorità canadesi e messicane di circa un mese fa, quando era stata sospesa per 30 giorni l’entrata in vigore dei dazi. L’amministrazione Usa aveva dichiarato di voler un impegno maggiore dai suoi due vicini per fermare l’immigrazione e il traffico di fentanyl. Tuttavia, i negoziati non sono andati avanti, il tempo concesso dalla Casa Bianca è finito e quindi Washington ha scelto la mano dura.

Dopo l’annuncio di Trump, i mercati finanziari sono crollati per il timore di un’ampia guerra commerciale. Come riporta Axios, l’impatto principale dei dazi si potrebbe osservare nel settore automobilistico, energetico, elettronico e sugli alimentari. Canada e Messico, infatti, hanno un ruolo importante nell’assemblaggio dei veicoli Usa. Ed esportano negli Stati Uniti energia (soprattutto petrolio e gas) e prodotti alimentari.

LA RISPOSTA DEL CANADA

Se il Messico non ha ancora comunicato una risposta ufficiale, che arriverà nelle prossime ore, il Canada ha subito preparato contromosse. Il premier Justin Trudeau ha infatti annunciato dei dazi del 25% sulle importazioni statunitensi pari a 30 miliardi di dollari canadesi (20,7 miliardi di dollari Usa). “Nulla giustifica queste misure”, ha tuonato Trudeau riferendosi alle nuove tariffe americane.

In più, se dovessero rimanere in vigore per tre settimane i dazi americani, Ottawa è pronta a imporre altre ritorsioni per un valore di altri 125 milioni di dollari canadesi, in particolare su bourbon, vino, birra, elettrodomestici e succo d’arancia.

DAZI SULLA CINA E CONTROMOSSE DI PECHINO

Il motivo apparente dei dazi alla Cina è sempre l’afflusso di fentanyl negli Stati Uniti, droga responsabile di una vera e propria crisi sanitaria nel paese. Per Washington, infatti, Pechino non sta facendo abbastanza per interrompere i flussi degli oppioidi e anzi, fornisce anche sostanze chimiche utilizzate per produrre il fentanyl. Un’accusa che dalla Cina è sempre stata rigettata. Ma tant’è.

Le autorità cinesi, però, hanno reagito subito. Il ministero del Commercio di Pechino ha infatti annunciato che dal 10 marzo saranno aumentati del 15% i dazi sulle importazioni di pollo, grano, mais e cotone dagli Usa. E in aggiunta, ci sarà un incremento del 10% su quelle di soia, sorgo, carne di maiale, manzo, frutta e verdura e altri beni alimentari. Pechino punta quindi sul cibo e sui prodotti agricoli. Il motivo è semplice: l’anno scorso – nonostante un calo del 14% rispetto al 2023 – la Cina è stato il mercato principale delle esportazioni per gli agricoltori americani.

E gli Stati Uniti, come spiega ancora Axios, sono il principale mercato per le esportazioni cinesi, con il 15% circa del valore dell’export totale di Pechino. Specie per i prodotti elettronici, computer e smartphone in particolare, ma anche per i più semplici articoli per la casa, come giocattoli e mobili, e per l’abbigliamento.

L’INDIA CORRE AI RIPARI

Non c’è solo l’Europa a guardare con attenzione le mosse degli Usa. Anche l’India, infatti, è preoccupata da possibili futuri dazi nei suoi confronti. Trump ha infatti incluso anche New Delhi tra i partner a cui imporre dazi reciproci a partire da aprile. Per questo, ieri, lunedì 3 marzo, il ministro del commercio indiano Piyush Goyal è partito in fretta e in furia alla volta di Washington. Una visita improvvisa, racconta Reuters, tanto che il ministro ha annullato vari incontri già programmati fino all’8 marzo. L’obiettivo è continuare a negoziare accordi commerciali e trovare soluzioni alternative. Nel dubbio, però, l’India ha già ridotto alcune tariffe su vari articoli, come le motociclette e il whisky bourboun. Piccoli, grandi segnali con cui New Delhi vorrebbe addolcire Trump.