Dazi, Ryanair dura: «No ai Boeing se troppo costosi»
Dazio ricco mi ci ficco. Michael O’Leary, strano a dirsi, irrompe nella bagarre Trump-Cina-Boeing e spedisce un chiaro avviso ai naviganti: «Non accetteremo le consegne di nuovi Boeing se dovessero diventare troppo costosi, potremmo posticiparle», ha spiegato in un’intervista al Financial Times il boss di Ryanair, che ha una flotta di oltre 600 Boeing. In sostanza, O’Leary apre un altro fronte, su chi cioè debba pagare per i dazi imposti dal presidente Usa, se le compagnie aeree o i produttori. Continue reading Dazi, Ryanair dura: «No ai Boeing se troppo costosi» at L'Agenzia di Viaggi Magazine.


Dazio ricco mi ci ficco. Michael O’Leary, strano a dirsi, irrompe nella bagarre Trump-Cina-Boeing e spedisce un chiaro avviso ai naviganti: «Non accetteremo le consegne di nuovi Boeing se dovessero diventare troppo costosi, potremmo posticiparle», ha spiegato in un’intervista al Financial Times il boss di Ryanair, che ha una flotta di oltre 600 Boeing.
In sostanza, O’Leary apre un altro fronte, su chi cioè debba pagare per i dazi imposti dal presidente Usa, se le compagnie aeree o i produttori. Produttori che, in qualche modo, dovranno pur compensare l’aumento dei costi delle materie come alluminio e acciaio, su cui si è abbattuta la scure dei dazi, fissati al 25% e che al momento non sono sospesi. Trump, infatti, ha annunciato una tregua provvisoria di 90 giorni per alcuni dazi, ma non per tutti. In particolare non per la Cina e, appunto, non per quelli su acciaio e alluminio, che restano in vigore per gli altri Paesi, tra cui quelli dell’Ue.
Ma vediamo le conseguenze dei dazi sul trasporto aereo: in base alle stime, il prezzo di un Boeing potrebbe avere un sovrapprezzo di 40 milioni di dollari, cifra esorbitante, considerando che di listino un 737 Max costa circa 100 milioni di euro. E il discorso riguarda anche i rivali dell’azienda americana, visto che aumenti simili potrebbero verificarsi anche per gli Airbus.
Torniamo al caso di Ryanair: la low cost irlandese deve ricevere ad agosto 25 Boeing 737 Max, «ma la compagnia non ne avrà bisogno fino a marzo, aprile 2026», puntualizza O’Leary. Consegne che hanno già subito un ritardo per i problemi del blocco della produzione subito dal colosso Usa dopo l’incidente dell’Alaska Airlines del gennaio 2024, che ha scatenato una tremenda reazione a catena e dato vita a un annus horribilis. Anche se a inizio 2025 Boeing ha rialzato la testa.
Se Ryanair minaccia Boeing. l’americana Delta Air Lines invia un ultimatum ad Airbus dello stesso tenore: “Non ritireremo i nuovi aerei se saranno assoggettati ai dazi”. Delta – che sta soffrendo proprio per questo motivo – è uno dei maggiori clienti di Airbus negli Stati Uniti, con decine di aerei in consegna nel 2025, tra cui A220, A330-900neo e A350-1000.
Nel complesso, la compagnia statunitense ha in calendario la consegna di ben 285 aeromobili, la maggior parte Airbus, ma anche Boeing. Le nuove regole commerciali volute da Trump potrebbero rendere questi aerei più costosi, uno scenario che il vettore non accetta, perché avrebbe un impatto diretto sulla sua crescita annuale, le cui previsioni sono state cancellate a causa dell’incertezza dei mercati.
E i produttori? Per ora tutto tace. L’ultimo ad essersi espresso sui dazi è stato lo scorso marzo il ceo di Airbus, Guillaume Faury: «Il settore deve aspettare e vedere quale sarà l’andamento dei dazi, una volta stabilizzati», ha osservato Faury, avvertendo però che se Airbus dovesse incontrare difficoltà nel consegnare gli aerei in America, allora potrebbe dare priorità ai clienti non statunitensi «che sono molto ansiosi di ricevere gli aerei».