Dal talco cancerogeno al caso Tylenol, ecco come Johnson & Johnson è sopravvissuta a decenni di scandali

Johnson & Johnson è una delle multinazionali più potenti e conosciute al mondo. Eppure, nel corso degli anni, è stata travolta da una serie impressionante di scandali, molti dei quali gravissimi. Ma, nonostante le accuse, richiami di prodotti e miliardi di dollari spesi in risarcimenti, l’azienda americana è riuscita a mantenere una reputazione positiva agli...

Apr 18, 2025 - 12:20
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Dal talco cancerogeno al caso Tylenol, ecco come Johnson & Johnson è sopravvissuta a decenni di scandali

Johnson & Johnson è una delle multinazionali più potenti e conosciute al mondo. Eppure, nel corso degli anni, è stata travolta da una serie impressionante di scandali, molti dei quali gravissimi. Ma, nonostante le accuse, richiami di prodotti e miliardi di dollari spesi in risarcimenti, l’azienda americana è riuscita a mantenere una reputazione positiva agli occhi di gran parte dell’opinione pubblica, tanto che nel 2025 è stata nuovamente inserita da Fortune tra le “aziende più ammirate al mondo”, per il 23° anno consecutivo.

Come ha fatto? La risposta non sta solo in una buona comunicazione. Johnson & Johnson ha saputo mettere in campo una strategia complessa, efficace e, per certi aspetti, spietata.

Ma partiamo dall’inizio, ricapitolando i principali scandali che l’hanno vista protagonista.

Il caso Tylenol

Nel 1982, sette persone morirono a Chicago dopo aver assunto capsule di Tylenol Extra-Strength contaminate con cianuro. La notizia fece il giro del mondo e sembrava destinata a mettere in ginocchio Johnson & Johnson, che produceva il farmaco.

L’azienda reagì con una decisione drastica: ritirò dal mercato 31 milioni di confezioni di Tylenol, per un costo di circa 100 milioni di dollari. Collaborò con le autorità sanitarie, mantenne un atteggiamento trasparente e lanciò nuovi imballaggi “a prova di manomissione”, diventati poi lo standard nel settore.

Il caso, nonostante la sua gravità, fu trasformato in un esempio di buona gestione della crisi e Johnson & Johnson finì addirittura per rafforzare la sua immagine pubblica. Un dettaglio spesso citato: il capo della FDA che minimizzò le responsabilità dell’azienda andò poi a lavorare per una delle sue agenzie di comunicazione.

Il talco all’amianto

Questo è senza dubbio il caso più eclatante, di cui abbiamo trattato ampiamente anche in precedenti articoli su GreenMe. Per decenni, il talco Johnson’s Baby Powder è stato un simbolo della cura di neonati e bambini, in realtà utilizzato moltissimo anche dagli adulti. A partire dagli anni 2000, però, diverse cause legali hanno accusato l’azienda di aver venduto per anni talco contaminato da amianto, sostanza altamente cancerogena.

Diverse donne affette da mesotelioma o tumori ovarici hanno denunciato l’azienda, sostenendo di non essere mai state avvertite dei rischi. Nel 2018, una corte del Missouri ha condannato Johnson & Johnson a pagare 4,7 miliardi di dollari a 22 donne. L’azienda ha sempre negato che il suo talco fosse pericoloso, ma nel 2023 ha deciso di ritirare il prodotto a livello globale.

Per evitare il pagamento di migliaia di risarcimenti, Johnson & Johnson ha anche tentato una mossa legale controversa: ha creato una società ad hoc per assorbire tutte le cause e poi l’ha fatta dichiarare fallita, una strategia nota come “Texas Two-Step”. La manovra ha rallentato i processi ma ha anche attirato forti critiche.

Leggi anche: Talco, Johnson & Johnson dovrà pagare maxi risarcimento alle donne colpite da tumore

Risperdal

C’è stato poi il caso del Risperdal, un farmaco antipsicotico utilizzato per trattare disturbi come la schizofrenia. A partire dagli anni 2010, però, Johnson & Johnson è stata accusata di non aver avvertito adeguatamente i pazienti dei possibili effetti collaterali, tra cui la ginecomastia (sviluppo del seno negli uomini).

Molti pazienti, tra cui adolescenti e adulti, hanno fatto causa all’azienda sostenendo di aver subito danni fisici e psicologici permanenti. In Pennsylvania, un tribunale ha condannato Johnson & Johnson a risarcire un paziente con 8 miliardi di dollari, poi ridotti in appello. Le cause legali collegate al Risperdal sono costate oltre 2 miliardi di dollari.

L’azienda ha continuato a vendere il farmaco e, pur avendo pagato multe e risarcimenti, non ha mai ammesso responsabilità significative.

Dipendenza da oppioidi

Un altro capitolo nero nella storia della multinazionale è il processo per la dipendenza da oppioidi negli Stati Uniti. Johnson & Johnson è stata accusata di aver promosso in modo ingannevole farmaci antidolorifici altamente assuefacenti, contribuendo alla crisi sanitaria che ha causato oltre 500.000 morti per overdose. Nel 2019 è iniziato un processo storico nello stato dell’Oklahoma, il primo di oltre 2.000 cause legali intentate da autorità locali e federali.

Secondo l’accusa, l’azienda avrebbe condotto una “cinica campagna di lavaggio del cervello” per incrementare le vendite, minimizzando i rischi di dipendenza. Johnson & Johnson ha respinto le accuse, affermando di aver sempre rispettato la legge. Tuttavia, nel 2021 è stata condannata a pagare un risarcimento e a cessare la produzione e distribuzione degli oppioidi coinvolti nella vicenda.

Il vaccino anti-Covid

Durante la pandemia di Covid-19, Johnson & Johnson ha sviluppato un vaccino monodose basato su vettore virale. Dopo i primi entusiasmi, sono emersi rari casi di trombosi in alcune donne giovani che avevano ricevuto il vaccino, portando le autorità sanitarie di diversi paesi a sospenderne temporaneamente l’uso.

Negli Stati Uniti, la FDA ha aggiunto un avvertimento sulla possibile insorgenza di trombosi con trombocitopenia (TTS). L’Unione Europea ha preferito puntare su Pfizer e Moderna. Alla fine, Johnson & Johnson ha interrotto volontariamente la distribuzione del vaccino, concentrandosi su altri settori.

Leggi anche: Vaccini Covid: dalla sindrome perdita capillare di Moderna alla vasculite di J&J, aggiornata la lista degli effetti collaterali

Anche in questo caso, l’azienda ha evitato una vera e propria crisi reputazionale, forse anche grazie alla percezione generale che la situazione fosse sotto controllo e che si trattasse di eventi rari e statisticamente accettabili.

Ma ora cerchiamo di rispondere alla domanda iniziale: come ha fatto Johnson & Johnson a salvarsi da tutti questi gravi scandali?

Come Johnson & Johnson è sopravvissuta agli scandali

Di fronte a scandali che avrebbero affondato molte aziende, Johnson & Johnson è riuscita a preservare la propria reputazione grazie a una combinazione di strategie ben calibrate:

  • Comunicazione rapida e trasparente: nel caso Tylenol, l’azienda ha agito subito e in modo drastico, costruendo fiducia
  • Posizionamento rassicurante: il brand ha sempre puntato su immagini familiari e prodotti “innocui”, come shampoo per neonati e cerotti per bambini. Questo ha reso difficile al pubblico associare l’azienda a comportamenti spregiudicati
  • Potere legale e lobbying: Johnson & Johnson ha messo in campo un esercito di avvocati, ha sfruttato tutte le scappatoie legali possibili e ha mantenuto solidi legami con le istituzioni. Le sue relazioni con enti regolatori, università e media le hanno permesso di gestire la narrativa a suo favore
  • Controllo dei tempi: spesso l’azienda ha allungato i tempi processuali, diluito gli effetti delle cause legali e negoziato risarcimenti miliardari senza mai davvero mettere in discussione la propria credibilità globale
  • Resilienza finanziaria: con un fatturato di oltre 90 miliardi di dollari l’anno, J&J ha potuto assorbire multe e risarcimenti senza compromettere la sua stabilità

In sintesi, Johnson & Johnson ha dimostrato che, con le giuste risorse e una strategia ben oliata, è possibile sopravvivere – e perfino prosperare – anche in mezzo ad una vera e propria tempesta di scandali.

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