Da Prevost a Leone XIV: il significato del nome del nuovo Papa
Un Papa per il mondo: come Leone XIV vuole unire la Chiesa

Il Conclave del 2025, tenutosi nella Cappella Sistina dopo la morte di Papa Francesco, ha eletto il cardinale statunitense Robert Francis Prevost come nuovo Pontefice, segnando una svolta storica: è il primo Papa americano nella storia della Chiesa cattolica. La sua scelta del nome pontificale, Leone XIV, ha immediatamente catturato l’attenzione del mondo, suscitando curiosità e speculazioni. Perché un cardinale di Chicago, con una lunga esperienza missionaria in America Latina e un profilo che unisce rigore dottrinale e sensibilità pastorale, ha optato per questo nome, evocativo di forza, tradizione e difesa della fede?
Robert Prevost: un cardinale tra due mondi
Per comprendere la scelta del nome Leone XIV, è essenziale partire dalla figura di Robert Prevost, un monaco agostiniano di 69 anni, nato a Chicago in una famiglia cattolica di origini europee. La sua carriera ecclesiastica è stata segnata da una straordinaria capacità di collegare mondi diversi: l’America del Nord, con la sua potenza economica e culturale, e il “Sud globale”, in particolare il Perù, dove ha trascorso decenni come missionario e vescovo di Chiclayo.
Nominato cardinale da Papa Francesco nel 2023 e prefetto del Dicastero per i Vescovi, Prevost si è distinto per il suo approccio moderato, che bilancia il rigore dottrinale con aperture su questioni sociali, come l’attenzione ai poveri e ai migranti, in linea con l’eredità di Francesco.
Il suo profilo internazionale, rafforzato dalla doppia cittadinanza statunitense e peruviana, lo ha reso un candidato di compromesso nel Conclave 2025, capace di unire le sensibilità del Nord e del Sud del mondo. Il suo carisma, la sua esperienza missionaria e il sostegno di figure chiave come il cardinale honduregno Oscar Maradiaga lo hanno portato al soglio pontificio.
Il nome Leone: un richiamo alla storia e al simbolismo
La scelta del nome pontificale è uno degli atti più significativi di un nuovo Papa, un gesto che riflette la sua spiritualità, la sua visione della Chiesa e il suo programma per il futuro. Dal X secolo, i Pontefici cambiano nome al momento dell’elezione per segnare una nuova identità spirituale, spesso in omaggio a un santo, a un predecessore o per rispondere a opportunità storiche. Nel caso di Prevost, il nome Leone XIV si inserisce in una tradizione che evoca forza, autorità e difesa della fede, richiamando una serie di Papi che hanno lasciato un segno profondo nella storia della Chiesa.
Il nome Leone deriva dal latino leo, che significa “leone”, un simbolo universale di coraggio, regalità e protezione. Nella tradizione cristiana, il leone è associato a Cristo, spesso chiamato “Leone di Giuda” nell’Apocalisse (5:5), e a figure come San Marco, il cui simbolo evangelico è proprio un leone alato. Scegliendo Leone XIV, Prevost sembra voler proiettare un’immagine di leadership forte e missionaria, capace di affrontare le sfide della modernità, come il secolarismo, le divisioni interne alla Chiesa e le tensioni geopolitiche.
I precedenti: i Papi Leone e la loro eredità
Per comprendere la scelta di Prevost, è utile guardare ai tredici Papi che hanno portato il nome Leone, ognuno dei quali ha contribuito a definire il significato di questo nome pontificale. Tra i più rilevanti:
- Leone I (440-461), detto “il Grande”: primo Papa a essere chiamato “Pontifex Maximus”, è celebre per aver incontrato Attila, dissuadendo l’invasione di Roma, e per aver consolidato l’autorità del papato. La sua figura rappresenta la difesa della fede e l’unità della Chiesa in tempi di crisi.
- Leone IV (847-855), santo: conosciuto per aver fortificato Roma contro gli attacchi saraceni, costruendo le mura leonine attorno al Vaticano, è un simbolo di protezione fisica e spirituale della Chiesa.
- Leone X (1513-1521): Papa del Rinascimento, della famiglia Medici, promosse la cultura e le arti, ma il suo pontificato fu segnato dalla Riforma protestante. Il suo nome è associato a una visione di grandezza e restaurazione della Chiesa come centro culturale.
- Leone XIII (1878-1903): considerato il “Papa sociale”, scrisse l’enciclica Rerum Novarum (1891), che affrontava la questione operaia e segnò l’ingresso della Chiesa nel dibattito sociopolitico moderno. La sua scelta del nome Leone, in omaggio a Leone XII, rifletteva un desiderio di rinnovamento moderato e di apertura al mondo.
Leone XIII, in particolare, sembra essere un punto di riferimento per Prevost. Come lui, Prevost ha un background internazionale e una sensibilità per le questioni sociali, come dimostrato dal suo impegno per i poveri in Perù e dal sostegno alle posizioni di Papa Francesco su ambiente e migranti. Inoltre, Leone XIII fu eletto in un momento di transizione, dopo la perdita del potere temporale della Chiesa, e seppe riposizionare il papato come guida morale globale. Prevost, primo Papa americano, potrebbe vedere in Leone XIII un modello per affrontare un mondo multipolare, in cui la Chiesa deve dialogare con culture e poteri diversi.
Le motivazioni di Prevost: un messaggio al mondo
La scelta di Leone XIV da parte di Prevost può essere letta attraverso diverse lenti, ciascuna delle quali illumina un aspetto del suo futuro pontificato:
- Forza e Difesa della Fede: in un’epoca di crescenti sfide per la Chiesa – dal secolarismo in Occidente alle persecuzioni in alcune regioni del mondo – il nome Leone suggerisce un Papa che intende essere un “protettore del gregge”. Prevost, con la sua esperienza missionaria, potrebbe voler rafforzare l’identità cattolica contro le “invasioni ideologiche” della modernità, come suggerito da alcuni commentatori su X, che vedono in Leone XIV un nome che evoca una “militante difesa della fede”.
- Collegamento con il Sud globale: la lunga permanenza di Prevost in Perù e la sua cittadinanza peruviana lo rendono una figura vicina al “Sud globale”, un’area cruciale per il futuro della Chiesa. Il nome Leone, con il suo richiamo universale, potrebbe essere un modo per unire le Chiese del Nord e del Sud, proprio come Leone XIII seppe parlare a un mondo in trasformazione. La sua esperienza in una diocesi povera e problematica in Perù lo ha formato come pastore attento alle periferie, un tema caro a Papa Francesco.
- Moderazione e compromesso: Prevost è descritto come un centrista, con aperture progressiste su alcune questioni sociali, ma radicato nella tradizione cattolica. Il nome Leone XIV potrebbe riflettere un desiderio di equilibrio, evocando un pontificato che non si schiera nettamente con le fazioni progressiste o conservatrici della Chiesa, ma cerca di mediare, come fece Leone XIII con la sua visione moderata.
- Omaggio alla Tradizione: scegliendo un nome usato da tredici predecessori, Prevost sottolinea la continuità con la storia della Chiesa, un segnale importante in un momento in cui la sua nazionalità americana potrebbe sollevare timori di “americanizzazione” del papato. Il nome Leone, radicato in una tradizione millenaria, rassicura i fedeli sulla fedeltà del nuovo Papa al patrimonio cattolico.
- Influenza personale e spirituale: non si può escludere un motivo personale. Prevost, come monaco agostiniano, potrebbe essere stato ispirato dalla spiritualità di Sant’Agostino, che enfatizzava la grazia divina e la lotta contro il peccato. Il leone, simbolo di forza spirituale, potrebbe riflettere questa tensione interiore. Inoltre, la sua ammirazione per Papa Francesco, che scelse un nome inedito come Francesco, potrebbe averlo spinto a optare per un nome tradizionale ma carico di significato, come Leone.
Un’elezione di rottura
La scelta del nome Leone XIV va inserita nel contesto del Conclave 2025, segnato da un clima di incertezza e frammentazione. Dopo il pontificato di Papa Francesco, caratterizzato da riforme audaci e polarizzazioni, i cardinali hanno cercato un candidato capace di unire le diverse anime della Chiesa. Prevost, con il suo profilo internazionale e la sua vicinanza alla linea riformatrice di Francesco, è emerso come un outsider in grado di raccogliere consensi trasversali, superando candidati più noti come Pietro Parolin o Luis Antonio Tagle.
La sua nazionalità americana, inizialmente vista come un ostacolo, è stata mitigata dalla sua esperienza in America Latina e dalla sua capacità di parlare sei lingue, incluso il latino. In questo senso, il nome Leone XIV potrebbe essere un modo per “universalizzare” la sua figura, distanziandola da un’identità troppo legata agli Stati Uniti e proiettandola come guida globale.
Il Futuro di Leone XIV: una Chiesa missionaria e inclusiva?
La scelta di Leone XIV suggerisce un pontificato che cercherà di combinare forza e dialogo, tradizione e apertura. Prevost, con la sua esperienza missionaria e il suo ruolo nel Dicastero per i Vescovi, è ben posizionato per nominare pastori che riflettano la sua visione: una Chiesa missionaria, vicina ai poveri e capace di affrontare le sfide globali, come il cambiamento climatico e le migrazioni. Il suo passato da “tennista dilettante” e il suo carattere descritto come “cordiale ma deciso” potrebbero tradursi in un approccio pastorale accessibile, ma fermo nei principi.
Il nome Leone XIV, con il suo richiamo a Papi che hanno affrontato crisi epocali, indica che Prevost è consapevole delle difficoltà che lo attendono: un mondo sempre più secolarizzato, una Chiesa divisa e un’America Latina che guarda al papato con aspettative altissime. La sua prima benedizione Urbi et Orbi, pronunciata con un accento che mescola l’inglese di Chicago e lo spagnolo del Perù, ha già conquistato molti fedeli, ma il vero banco di prova sarà la capacità di tradurre il simbolismo del leone in un’azione concreta.
Un nome, un destino
La scelta di Leone XIV da parte di Robert Prevost non è solo un omaggio alla tradizione o un gesto simbolico: è una dichiarazione d’intenti. Evocando la forza del leone, la regalità di Cristo e l’eredità di Papi come Leone XIII, Prevost segnala al mondo che il suo pontificato sarà un tempo di coraggio, unità e missione. In un’epoca di transizione per la Chiesa cattolica, il primo Papa americano ha scelto un nome che parla di radici profonde e di orizzonti nuovi, un nome che, come dicevano i latini, è un nomen omen: un presagio di un destino che il mondo sta già iniziando a scoprire.