“Cresciuto a lume di candela, non so più che faccia abbia mio padre”: le confessioni di Ermal Meta
Un passato segnato dalla “disordinata” caduta di un regime feroce, da serate illuminate solo dalla fiamma tremula delle candele e dall’ombra di una figura paterna così distante da sbiadire persino nel ricordo del volto. Ermal Meta, artista sensibile e complesso, affida al Corriere della Sera un racconto intimo e a tratti doloroso della sua infanzia […] L'articolo “Cresciuto a lume di candela, non so più che faccia abbia mio padre”: le confessioni di Ermal Meta proviene da Il Fatto Quotidiano.

Un passato segnato dalla “disordinata” caduta di un regime feroce, da serate illuminate solo dalla fiamma tremula delle candele e dall’ombra di una figura paterna così distante da sbiadire persino nel ricordo del volto. Ermal Meta, artista sensibile e complesso, affida al Corriere della Sera un racconto intimo e a tratti doloroso della sua infanzia in Albania e del rapporto, o meglio del non-rapporto, con suo padre. “Che infanzia è stata la mia? Disordinata“, ammette Meta. “Un po’ per questioni familiari e un po’ perché nel momento in cui è caduto il regime è successo di tutto. Dopo 45 anni di dittatura – la più feroce d’Europa – ogni minima regola è saltata: vigeva la legge del più forte”. Aveva solo 9-10 anni, un’età in cui la percezione della dittatura è sfumata, ma le sue conseguenze concrete erano tangibili: “Avvertivo le cose che non potevi fare facilmente. Andavamo a fare la spesa con la tessera annonaria, non potevamo ascoltare la musica straniera…”.
Uno dei ricordi più incisivi di quel periodo è legato proprio alla precarietà quotidiana: “Uno dei ricordi più vivi che mi porto dentro è legato proprio alle serate a lume di candela passate a casa mia perché la corrente andava via sempre”. Un’immagine potente che contrasta con la sua prima impressione dell’Italia, raggiunta a 13 anni: “Troppe luci accese di notte. Era tutto troppo illuminato. Troppi lampioni”. Questa esperienza di un mondo “ristretto”, con un “orizzonte piccolo”, dove “l’oscurità prospera” se non si accende una luce, sembra quasi riflettersi nelle atmosfere del suo nuovo romanzo, “Le camelie invernali” (La nave di Teseo, in uscita il 13 maggio). Una “storia scura, dai toni molto cupi”, ambientata in una terra dominata dall’antica legge del Kanun, dove i personaggi “non conoscono altro che il retaggio nel quale sono cresciuti”.
E quando l’intervistatore gli chiede se questo mondo patriarcale e violento descritto nel libro sia un modo per esorcizzare la figura paterna, la risposta di Meta è lapidaria e rivelatrice di una ferita profonda: “Non lo so. Io non so manco più che faccia abbia [mio padre], quindi non saprei proprio… Non me lo ricordo neanche più a dire la verità”.
Eppure, da questo passato complesso, emerge un presente di grande umanità e impegno. Forse proprio per colmare un vuoto, o per offrire quella luce che a volte è mancata, Ermal Meta e la sua compagna Chiara hanno deciso di aprire il loro cuore e la loro casa a due ragazze albanesi di 17 e 18 anni, che stanno per adottare. Le hanno conosciute anni fa, durante una raccolta fondi per una casa famiglia. Lo ha colpito il fatto che le coppie guardassero solo i più piccoli: “Le ragazze più grandi non le guardava mai nessuno“. Fino a quando le due giovani gli dissero parole che gli “spaccarono il cuore”: “A noi non ci vuole nessuno“. Dopo una vacanza di due mesi insieme, la separazione è stata un “treno” che li ha investiti. “Non potevamo far finta di non averle mai conosciute”, spiega Meta. E così, a giugno le ragazze, ormai maggiorenni, arriveranno da loro.
Non manca una riflessione sulla sua carriera (“Tutto il 2017 è stato un anno pazzesco”), sulla sfida di restare al vertice (“Quando sei in cima alla montagna ti gira la testa”) e sul suo sentirsi “sospeso fra le radici e le foglie”, un po’ meno italiano in Italia, un po’ meno albanese in Albania. Un artista che, dalle ombre di un’infanzia difficile e dalla figura paterna svanita, ha saputo trarre la forza per illuminare il suo percorso e, ora, quello di due giovani vite.
L'articolo “Cresciuto a lume di candela, non so più che faccia abbia mio padre”: le confessioni di Ermal Meta proviene da Il Fatto Quotidiano.